Vi è mai capitato di dover creare un dungeon prima di esplorarlo in cerca di gloria e avventura? Into the Restless Ruins vi chiederà di farlo usando un mazzo di carte, un buon senso dell’orientamento e spirito d’avventura… immersi nel folclore scozzese.
Sviluppatore / Publisher: Ant Workshop Ltd / Wales Interactive Prezzo: 14,99 Euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile Su: PC (Steam), Xbox Series X/S, PS5, Nintendo Switch Data di Uscita: 15 Maggio 2025
“Si narra che coloro i cui desideri del cuore non possono essere soddisfatti con mezzi terreni dovrebbero cercare la Fanciulla del Raccolto. In cambio della loro fatica, lei soddisferà il loro desiderio”. Con questa criptiche parole ispirate ad un’antica leggenda scozzese inizia Into the Restless Ruins.
Ci troviamo di fronte ad un dungeon crawler del tutto particolare, ibridato con alcuni degli elementi più gettonati dai game designer degli ultimi anni: deck-building, roguelike e scontri alla Vampire Survivors. Come spesso accade per titoli così “piccoli” che non usufruiscono di campagne pubblicitarie faraoniche, non lo abbiamo visto arrivare, ci siamo avvicinati a lui con circospezione e ne siamo rimasti rapiti. Vi spieghiamo perché.
COSTRUISCI, PROVA, APPROFONDISCI
Di dungeon crawler ne abbiamo visti passare a milioni ma solo una piccola percentuale di questi è degna di essere ricordata. Proprio come per i Metroidvania, gli sviluppatori intenzionati a realizzare un nuovo titolo appartenente a questo genere deve necessariamente proporre qualcosa di nuovo o comunque attraente, storto, bislacco e possibilmente funzionante. Ant Workshop ha avuto un’idea tanto semplice quanto interessante: perché non rendere il giocatore partecipe del processo di creazione dei livelli in cui poi dovrà avventurarsi?

Di tanto in tanto il flusso normale di nemici avrà un’impennata e dovrete vedervela con orde di mostri e mostriciattoli piuttosto aggressivi.
L’idea in realtà non è propriamente originale, roba simile l’abbiamo già vista ma Into the Restless Ruins la declina in modo semplice, immediato e soprattutto efficace, ibridando il tutto con la meccanica da gioco di carte che tanto di moda è andata negli ultimi anni. Il gioco funziona così: vi trovate immersi nelle rovine di Eorisdale, i cui territori sono avvolti da una fitta nebbia; la meta è visibile ma non raggiungibile camminando, correndo e combattendo. Per arrivarci dovrete creare il vostro dungeon incastrando “pezzi” dalle forme più disparate, legati a delle carte, in modo da sbloccare le zone inizialmente inaccessibili e arrivare alla fine. La vostra creazione sarà poi liberamente esplorabile ma per farlo non avrete a disposizione tutto il tempo del mondo, il tempo scorrerà veloce e quando la vostra torcia inizierà a perdere la sua battaglia contro l’oscurità dovrete fare ritorno alla base, sbloccando l’uscita a suon di uccisioni.
Se apprezzate i giochi deck-building e amate gli elementi roguelike, questo gioco potrebbe diventare una delle vostre sorprese dell’anno
Il bottino che vi porterete dietro sarà composto da pecunia in-game e soprattutto nuove carte, più o meno rare, che verranno “smazzate” all’inizio dei turni successivi e potranno essere collocate spendendo i punti a disposizione. Una volta esauriti questi potrete rientrare nel dungeon con l’obiettivo di andare sempre più in profondità. Molti dei pezzi che avrete posizionato saranno semplici corridoi o stanze vuote, alcuni porteranno a vicoli ciechi ma altri sbloccheranno falò, biblioteche e armerie dove aumentare la durata della torcia, apprendere abilità temporanee e potenziare l’arma in vostro possesso per tutta la durata del turno. Posizionare la stanza giusta nel posto giusto può fare la differenza visto che quasi tutti i bonus sono temporanei e possono durare da pochi secondi ad un intero turno. Non vi consigliamo quindi di affrettare troppo le cose rischiando di trovarvi poi svantaggiati in presenza di un boss.
DARKNESS RISING
Quando avrete sbloccato la via verso l’ultimo livello del dungeon arriverà il momento di vedervela con uno dei boss del gioco, tutti ispirati al folclore scozzese e discretamente originali. Ma i combattimenti come si svolgono? Niente tempo reale e neanche turni, tutto avviene tramite auto-battle. Più o meno come accade in Vampire Survivor, quando un nemico sarà nelle vostre vicinanze verrà colpito automaticamente, potenza, frequenza e portata dei colpi dipenderà dall’arma e incantesimo equipaggiati, così come dai buff e maledizioni sbloccate nelle stanze speciali o da alcuni dei misteriosi personaggi che incontrerete sul vostro cammino.

Non potendo allargare l’inquadratura o usare una mappa durante l’esplorazione, è essenziale avere un buon senso dell’orientamento per ritrovare l’uscita.
E se per caso doveste perire nel tentativo? Rimanere nei dungeon oltre il dovuto non fa scattare il Game Over istantaneo ma inizierà a riempire una barra “di corruzione” che vi farà guadagnare carte maledette che infliggeranno status negativi. La morte vera e propria arriverà solo se la barra dovesse riempirsi totalmente e a quel punto sarete costretti ad intraprendere una nuova run ricostruendo il labirinto, cosa che potrebbe richiedere più o meno tempo rispetto al tentativo precedente perché la varietà delle carte cambierà e anche la fortuna giocherà un piccolo ruolo. La longevità base di Into the Restless Ruins non è altissima.
Ant Workshop ha avuto un’idea tanto semplice quanto interessante: perché non rendere il giocatore partecipe del processo di creazione dei livelli in cui poi dovrà avventurarsi?
In Breve: Into The Restless Ruins ha un gameplay peculiare, che abbina elementi di gioco già noti ma solo apparentemente incompatibili. Dungeon crawling, deck-building e roguelike si fondono alla perfezione nel titolo di Ant Workshop, che premia tanto l’abilità quando l’audacia e la curiosità. La longevità non è il suo forte ma l’esperienza merita senza ombra di dubbio.
Piattaforma Di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: Una pixel art discretamente essenziale quella proposta da Into the Restless Ruins, che tuttavia risulta piacevole e consona al suo gameplay. Tecnicamente il gioco Ant Workshop non è un prodigio ma fa il suo dovere e non presenta criticità in termini di gameplay, servirebbe piuttosto una piccola aggiustata alla UI che in alcuni casi sovrappone eccessivamente alcuni elementi ad altri, rendendo la leggibilità un po’ difficoltosa.