Karma: The Dark World racconta l’ennesimo futuro distopico in cui gli esseri umani vengono usati come macchine da lavoro senza diritti, senza spazio personale e senza gioie. Ma il vero orrore si nasconde nelle profondità più buie delle loro menti, che celano il passato e mascherano il presente per dare rifugio a mostri.
Sviluppatore / Publisher: Pollard Studios / Wired Productions Prezzo: 24,99 Euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam, GOG, Epic), PS5 Data di Lancio: 27 Marzo 2025
Siamo in Germania Est, verso la metà degli anni ’80 ma nella realtà che stiamo per raccontarvi non si parla del crollo del muro di Berlino, non si ascolta Rock Me Amadeus di Falco e non si mangiano le patatine fritte di McDonalds appena importate dagli States.
Nel futuro/passato di Karma: The Dark World gli uomini sono trattati come macchine, lavorano 24 ore su 24, non hanno diritti, non hanno spazio personale, non gli sono concessi piaceri e i bisogni (spesso obbligatori) sono gestiti dalla Leviathan Corporation. I loro peccati non originali sono gestiti da un’entità nota come La Madre, che avvalendosi di investigatori dotati di straordinari poteri è in grado di penetrare in profondità nelle loro menti per fare praticamente ciò che gli pare… se state pensando ad una revisione di 1984 di Orwell non siete molto distanti dalla verità. Purtroppo in luoghi così oscuri spesso si annidano pericoli inimmaginabili, mostri dalle sembianze umane ed emozioni umane dai contorni mostruosi. Nei panni di uno di questi detective dell’occulto (dove l’abbiamo già sentita questa?) dovrete addentrarvi in queste profondità e nel frattempo scoprire il segreto che si cela nel vostro passato.
L’ESTETICA PRIMA DI TUTTO
Gli sviluppatori di Karma: The Dark World non tradiscono la loro passione per il cinema di genere e fin dai primi istanti farciscono la loro creatura con continui rimandi ai migliori esponenti dello stesso. La memoria di celluloide di David Lynch è sicuramente una delle fonti di ispirazione più forti del gioco, soprattutto nell’estetica che mixa sentori retrò a visionarietà futuristica e tinte horror con un impatto grafico piuttosto notevole per un prodotto così “piccolo”.
La produzione di Lynch è una delle fonti di ispirazione più forti del gioco

L’estetica del gioco è spesso in contrapposizione con la sua trama oscura e deprimente, che sembra uscita dagli incubi di Lynch e Cronenberg… con un pizzico di Carpenter.
In questo caso specifico l’indiziato è un uomo accusato di aver sottratto materiale importante, ma andando avanti scopriremo che le cose (ovviamente) non sono esattamente come sembrano. Dietro ad una storia sì distopica ma tutto sommato un po’ banalotta si cela la tragedia di una società soggiogata, di uomini trattati come polli da batteria e di un misterioso essere che si nasconde chissà dove nelle profondità delle loro menti. Lo stesso Daniel è una vittima del sistema ma i suoi segreti si sveleranno solo verso la fine del gioco, quando scoprirete la vera natura della Leviathan. Essendo il fulcro centrale della storia di Karma è giusto che li scopriate da soli e che ne assaporiate fino in fondo le sfumature “fantastiche” ma capaci di colpire duro come un pugno allo stomaco.
SAM, IS THAT YOU?
All’inizio di questa recensione abbiamo accennato ad alcuni dei richiami cinematografici di cui è farcito Karma: The Dark World… ma del gameplay ne vogliamo parlare? Più che davanti ad un gioco horror ci troviamo di fronte ad un’avventura investigativa a tinte rosso sangue, che non disdegna sporadici jump-scare ma che punta soprattutto sull’atmosfera. In questo senso Karma deve qualche credito ai lavori più o meno recenti di Remedy Entertainment, lo stile di Sam Lake e soci si respira per gran parte del gioco (il Leviathan Thought Bureau sembra una succursale del Federal Bureau of Control) e si riflette in soluzioni visive non originalissime ma usate con efficacia per fottervi occhi e mente: stanze in loop con piccoli dettagli che cambiano ogni volta, manichini che si muovono quando non li guardate, porte che si aprono per poi sparire, etc, etc.

Nonostante le meccaniche di gameplay siano ridotte ai minimi termini, il gioco propone alcuni enigmi piuttosto ben congegnati.
Purtroppo non fanno parte della messa in scena alcuni bug e glitch in cui ci siamo imbattuti: lingua dei sottotitoli che ogni tanto si resetta da sola, interazioni che non funzionano e sovrimpressioni troppo chiare che di tanto in tanto si perdono sullo sfondo. Gli sviluppatori hanno già promesso che molti di questi verranno corretti con una patch post-lancio. L’interazione con l’ambiente è ridotta all’osso e si limita all’utilizzo di oggetti e dispositivi dal forte sapore “Bioshockiano”, necessari per ottenere indizi e informazioni. Anche le conversazioni e più in generale i dialoghi sono al minimo sindacale e più in generale l’intera fruibilità ludica si rifà più ad un titolo VR che ad un gioco “standard”.
un peccato l’assenza del supporto alla realtà virtuale
In Breve: Un’avventura horror dal forte sapore cinematografico, con estetica e tematiche che richiamano alla mente le opere di Lynch, Cronenberg e Nolan. Il gameplay è ridotto ai minimi termini e si segnala qualche bug di troppo, che tuttavia non compromette la fruizione di un’esperienza estremamente “atmosferica” e dai contenuti adulti.
Piattaforma Di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Su PlayStation 5 standard si segnalano svariati piccoli bug (sottotitoli che cambiano lingua all’improvviso, interazioni fallaci, sottotitoli o interazioni “invisibili”) ma fortunatamente nessuno di questi compromette l’esperienza di gioco che garantisce un’atmosfera distopica/horror forse non originalissima ma assai immersiva ed efficace.