Five Nights at Freddy's VR: Help Wanted - Recensione

PC PS4

Come funziona un jumpscare? Su quali meccanismi del nostro cervello si insinua per far scattare tutti i nostri nervi all’unisono? Si tratta di un classico trucco del genere horror che ormai possiamo analizzare e decostruire fino ad ogni sua più minuta componente: mettete insieme un’ambientazione paurosa, un protagonista sostanzialmente inerme, molto buio ed entità paranormali cui piace saltare fuori dal nulla all’improvviso, e la ricetta è pronta. Benissimo, quindi sapendo tutto questo possiamo defibrillare il potere del jumpscare, giusto? Magari per qualcuno funzionerà, ma allora proprio a quelli io vorrei chiedere perché mentre gioco a Five Nights at Freddy’s VR: Help Wanted mi capita di strillare come una ragazzina ogni due per tre!

THE BEAUTIFUL PEOPLE

Il titolo in questione è una conversione antologica riadattata in realtà virtuale della serie ideata e prodotta da Scott Cawthon, il cui primo capitolo esce nell’agosto 2014 e si guadagna subito un seguito di appassionati anche grazie a youtuber che ci giocano riprendendo le proprie reazioni – a volte un filo esagerate – durante le partite, tutte basate appunto su jumpscare. In Five Nights at Freddy’s, infatti, vestiamo i panni di una guardia notturna in una pizzeria dove l’attrazione principale è costituita da animatronics, pupazzi robotici a forma di animale di dimensioni umana che di giorno cantano per i clienti, ma per qualche strano malfunzionamento di notte attaccano qualsiasi umano che gli capiti a tiro. Noi siamo quindi chiusi in uno sgabuzzino senza possibilità di muoverci, mentre possiamo chiudere le porte a destra e sinistra per un tempo limitato prima che la batteria si scarichi (non chiedetemi perché le porte si debbano aprire quando finiscono le pile…) e ci lasci alla mercé dei robot. Dobbiamo quindi controllare i loro movimenti tramite le telecamere di sicurezza e bloccare loro l’accesso al nostro minuscolo ufficio solo nei momenti in cui serve davvero, in modo da arrivare incolumi alla fine del turno di lavoro.
Five Nights at Freddy's VR Help Wanted Recensione

FNAF VR riesce costantemente, in tutte le sue iterazioni, ad utilizzare strumenti classici dell’horror per incutere uno stato di ansia e tensione perenne

Il successo per Scott è tale che nel giro di un anno rilascia poi altri tre capitoli dalle meccaniche via via più complesse ma dal principio invariato; ritocca alcuni elementi in risposta alle richieste della community e sperimenta in qualche caso con diversi tipi di animatronic, pur senza spostare il fulcro del gameplay dai jumpscare. Volendo però andare a fondo, però, Five Nights at Freddy’s utilizza questo meccanismo in maniera meno banale di quanto siamo soliti vedere al cinema: lì, per natura stessa del medium, lo viviamo in maniera del tutto passiva, e spesso si tratta di momenti piuttosto citofonati dove però gli effetti audiovisivi hanno la meglio sul nostro raziocinio. La declinazione nel mondo videoludico, invece, ci vede come al solito intraprendere un ruolo più attivo, e infatti tutte le nostre azioni sono mirate a evitare il game over. Five Nights at Freddy’s riesce costantemente, in tutte le sue iterazioni, ad utilizzare strumenti classici dell’horror per incutere uno stato di ansia e tensione perenne, accompagnato però dall’incessante e frenetica necessità di mantenere il cervello vigile per azionare quei pochi strumenti che abbiamo a nostra difesa nel giro di pochi secondi; ecco allora che quando arriva, il jumpscare ci coglie davvero di sorpresa, o, ancora peggio, è preceduto da brevi istanti in cui capiamo cosa sta succedendo ma viene meno la freddezza di agire in tempo. Ed è terrore puro.

THIRD DAY OF A FIVE DAY BINGE

Le caratteristiche di Five Nights at Freddy’s lo rendono naturalmente predisposto alla trasposizione in VR, sia per la natura horror del gioco, che fa sempre un salto in avanti grazie all’immersività della realtà virtuale, sia per la sua impostazione ludica. In primo luogo la visuale è fissa e non sono previsti spostamenti, dopodichè le azioni che compiamo sono tutte operazioni da svolgere con le mani, quindi i Move (abbiamo effettuato questa prova su PSVR connessa a una PS4 Pro) si prestano benissimo come metodo di controllo ideale e aiutano a calarsi ancora di più nell’ambientazione, aumentando anche l’effetto di tensione che diventa man mano panico quando dobbiamo agire in fretta e furia sui vari pannelli disposti davanti a noi per evitare l’attacco degli animatronic, sempre più aggressivi con il passare dei livelli.

Le caratteristiche di FNAF lo rendono naturalmente predisposto alla trasposizione in VR, eseguita con precisione e intelligenza

In quanto trasposizione antologica, Five Nights at Freddy’s VR: Help Wanted si porta dietro i difetti della serie originale, come l’effettiva scarsa utilità di guardare le telecamere nel primo capitolo, o la mancanza di personalità della maggior parte degli animatronic del terzo titolo. Tali mancanze pesano comunque di meno nel complesso dell’esperienza proprio perché l’offerta di contenuti spazia attraverso i vari giochi della serie principale e quindi siamo nelle condizioni di scegliere ogni volta la variazione sul tema che preferiamo. Anche la mancanza di istruzioni su come gestire certi animatronic che richiedono tattiche ben specifiche, che secondo me rimane un difetto di scarsa trasparenza, è attenuata dall’ormai ampia disponibilità su web e in particolare youtube di spiegazioni che ci danno tutti gli strumenti per affrontare Five Nights at Freddy’s VR: Help Wanted e le sue lunghe notti, che già di per sé offrono un livello di difficoltà non di poco conto quando si supera la seconda notte di ciascun capitolo. Oltre ad avere a disposizione la maggior parte dei contenuti della saga, gli sviluppatori hanno introdotto alcuni mini-giochi specifici per questa versione in VR, con risultati altalenanti: in uno di loro dobbiamo riparare gli animatronic seguendo con precisione la corretta sequenza di istruzioni in una sorta di declinazione horror dell’Allegro Chirurgo (Clém clém!) senza grande mordente, mentre nell’altro ci ritroviamo a risolvere diversi puzzle ambientali con il costante pericolo di attacchi mentre ci ritroviamo in cunicoli di ventilazione claustofobici; quest’ultima opzione è decisamente più in linea con lo spirito originale e ogni tanto vi potrebbe scappare un bel “Vengono fuori dalle fot***e” pareti di “cameroniana” memoria.

Five Nights at Freddy’s VR: Help Wanted confeziona deliziosi confetti horror capaci di attirare anche chi non è un fan di Saw, Resident Evil e soci, grazie alla brevità di ciascun livello, che non supera i dieci minuti, e a meccaniche semplici da imparare calate in un’ambientazione che sfrutta con efficacia i tropos piú classici del genere. La varietà dell’offerta smorza le debolezze dei singoli capitoli, mentre la conversione in realtà virtuale amplifica i punti di forza della serie ideata da Scott Cawthon, rendendo questo prodotto il punto di ingresso ideale per i neofiti e un must assoluto per gli appassionati di lungo corso.

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Pro

  • Tensione a mille.
  • C’è il meglio della serie e qualche valida aggiunta.
  • Gameplay ideale per la realtà virtuale.

Contro

  • Alcune meccaniche poco sfruttate.
  • Non offre spunti su come affrontare certi animatronic.
8.6

Più che buono

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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