QUELLA DEL LABORATORIO DI VIDEOGIOCHI NON È UN’IDEA MAI VISTA PRIMA, MA È ESEGUITA MAGISTRALMENTE, CON UN TUTORIAL CHE TI FA VENIR VOGLIA DI IMPARARE

Programmare il sistema di controllo tramite sensore di movimento, inventarsi dei teletrasporti, impostare la visuale dall’alto e dare al pavimento quel non-so-che di erboso. Gran bella lezione!
Le fondamenta ben ancorate al superbo editor di Super Mario Maker, reiterandone quella chiarezza sinonimo di successo, l’immediatezza nel passare dal gioco alla programmazione, dando poi allo sfondo quel tocco di giallo “vacanza” che è proprio una bellezza.
LA GESTIONE DEGLI ELEMENTI SI SVOLGE ATTRAVERSO IL TOUCHSCREEN, PRECISO E IMPECCABILE

Tra le righe Laboratorio di videogiochi dispensa anche perle di game design illuminanti, come il senso di disporre i nemici in un certo ordine.
Ed è stupendo come dopo qualche ora diventi quasi un gioco di affinità tra Nodon, un dating sim informatico dove si tiene contro del loro carattere oltre che del mestiere in cui sono più ferrati, capendo chi va d’accordo e chi no, oppure provando ad organizzare appuntamenti al buio per risolvere un bug o creare qualcosa di completamente nuovo, collegandoli fisicamente tra loro. Lo “Stranamore” degli editor videoludici. E a proposito di bug, pasticciando nel Laboratorio si capisce abbastanza chiaramente perché ogni tanto si incappa in questi errori di programmazione, cominciando a vederli sotto una luce tutta nuova. Super-interessante.
PIÙ GIOCO CHE MOTORE GRAFICO
E il garage di Nintendo è pieno di materiali con cui sperimentare concetti di gameplay, sistemi di controllo (sfruttando tutti quelli che la versatile Switch mette a disposizione), prospettive, due e tre dimensioni, pendendo sempre dalla parte della didattica e del “gioco” più che dello sviluppo “professionale”; un’aula hi-tech perfetta per divulgare e raccontare il metabolismo del videogioco, entrarci dentro.
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