DELUDENTI I BOSS, CHE SPESSO VANNO A SPEZZARE IL DELICATO MA EFFICACE EQUILIBRIO DEL GAMEPLAY DI OUTRIDERS
QUESTIONE DI CARATTERE
Anche a livello di caratterizzazione non ci siamo proprio. Se Borderlands ha dimostrato più volte che anche nemici che uccideremo a centinaia possono essere ricchi di personalità, Outriders non ha decisamente imparato la lezione: tutti i vari nemici sono sostanzialmente muti ammassi di carne che si gettano di fronte alle nostre armi senza un briciolo di caratterizzazione. Un peccato, visto l’impegno che è stato invece profuso nel loro design, che mostra ampie differenze fra le varie fazioni (che, però, come già detto non si traducono in differenze di gameplay).
- Ce la mettiamo una photo mode come si deve, People Can Fly?
IL GIOCO COOPERATIVO NELLA CAMPAGNA POTEVA DECISAMENTE ESSERE STRUTTURATO MEGLIO
LA FINE DEI GIOCHI
Una rapida considerazione, infine, sull’endgame. Una volta finita la campagna si apriranno a noi 14 nuove missioni, le cosiddette Spedizioni. Alle prime dieci potremo accedere fin da subito, anche se ogni volta ce ne verrà offerta una selezione ristretta, mentre le ultime quattro richiedono di aver raggiunto un certo grado sfida e la spesa di una specifica risorsa che otterremo completando le Spedizioni. Ciascuna di queste ha una durata variabile, comunque relativamente contenuta dato che siamo incentivati a finirle nel più breve tempo possibile. In soldoni, questo si traduce in una decina di minuti di puro massacro senza freni. Impressione assolutamente positiva per ora, anche se devo ancora arrivare al contenuto più avanzato (e ci vuole il suo tempo). L’endgame, diciamolo pure, è la parte più soddisfacente di Outriders, quella dove si è lasciato alle spalle gran parte dei suoi difetti e ha finalmente l’occasione di brillare in quello che riesce a fare meglio: la varietà di build offerta dal sistema di mod, la ricerca della combinazione perfetta che ci permetta di farci strada a gran carriera fra le orde nemiche, il gameplay frenetico ed esaltante.
In Breve: Outriders è una bestia strana. Ho praticamente finito di scrivere la recensione, e ancora non so che voto dargli: perché è un gioco che quando funziona, funziona dannatamente bene e ti fa passare qualche minuto in trance da battaglia, mentre salti da un nemico all’altro con la furia di mille tempeste dell’Anomalia. A fianco di tutto questo però ci sono una serie di difetti, asperità, perplessità e considerazioni di portata variabile, comunque sempre presenti. Ma il valore sotto c’è, il nucleo di gioco è solido, ben riuscito e divertente, accidenti se è divertente. Serve però un attimino di pazienza per arrivarci, sperando che col tempo People Can Fly riesca a limare le ruvidità – magari giusto in tempo per una tornata di saldi. E allora siamo generosi, via.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 3600, GTX 1070, 16 GB RAM, SSD
Com’è, Come Gira: Bello da vedere, ma la qualità delle animazioni è altalenante: alcune sono ottime, altre sembrano troppo rapide o incomplete, e lo stesso vale per gli effetti audio. Ogni tanto l’Unreal Engine decide di crashare, principalmente nell’endgame. Con il preset Alto, la configurazione di prova ha mantenuto i 60 frame al secondo anche nelle situazioni più concitate. Personalmente ho scelto di non aver nemmeno il pensiero della fluidità, vista la prestazione, ma è chiaro che col PC in firma avrei potuto spingere ancora di più.