Ho trascorso l’ultima settimana decifrando messaggi in codice, appendendo indizi su una lavagna e collegandoli tra loro con lo spago alla ricerca di labili connessioni, stampando banconote false per finanziare illecitamente l’attività di spionaggio della mia agenzia indipendente, e facendo irruzione nelle basi nemiche per contrastare un gruppo di cospiratori intenzionati a gettare il pianeta nel caos per vederlo bruciare tra le fiamme atomiche.
Ora prendete il passaporto falso e la mazzetta di denaro dal plico sulla scrivania, indossate il vostro travestimento migliore, e seguitemi nelle torbide acque di Phantom Doctrine, in un mondo dove i doppiogiochisti saranno solamente l’ultimo dei vostri problemi.
RAPPORTO DEL 14-08-2018
La prima decisione che i ragazzi di CreativeForge Games pongono al giocatore è una delle più difficili di questo tattico a turni, che pesca a piene mani dai capisaldi del genere, a partire dai grandi classici firmati da Julian Gollop, fino ai più moderni XCOM sfornati da Firaxis.
Phantom Doctrine pesca a piene mani dai capisaldi del genere, a partire dai classici di Julian Gollop
Va detto che sin dall’inizio gli sviluppatori polacchi provano ad alzare l’asticella offrendo un ventaglio di opportunità tattiche estremamente ampio. Le basi del gioco sono quelle che da anni caratterizzano questa tipologia di prodotti: durante le missioni ci troviamo al comando di un manipolo di agenti da spostare su una mappa più o meno ampia al fine di portare a termine gli obiettivi più disparati, che sia l’eliminazione di un bersaglio nemico, il sabotaggio di sottomarini, o il recupero di dossier top secret; tuttavia, trattandosi di un videogioco che pesca a piene mani da decenni di opere a tema spionistico, l’opzione di lanciarsi ad armi spianate nell’azione è solamente una delle tante possibilità proposte. Molto spesso risulta molto più comodo tentare di portare a termine una missione facendo leva sulla furtività, tanto che è possibile completare un’operazione (o addirittura l’intero gioco) senza aver mai esploso un colpo.
OPERAZIONE “AD ADORARE” – AGENTE [OMISSIS]
Dare il via a un’operazione senza un’adeguata preparazione, però, rischia di compromettere l’intera agenzia. È per questo motivo che nel titolo di CreativeForge abbiamo la possibilità di effettuare una breve ricognizione di ogni luogo prima dare il via all’azione vera e propria: mandando un paio di agenti in avanscoperta si ottengono informazioni essenziali per la buona riuscita dell’operazione, come la posizione delle telecamere o di altri oggetti sensibili, o addirittura la conformazione dell’intera mappa per poter pianificare al meglio i movimenti delle spie.
Ci troviamo in un’agenzia di intelligence nel pieno della Guerra Fredda, al principio degli anni Ottanta
INFILTRAZIONE NELLA CELLULA [OMISSIS]
Tuttavia, le azioni sul campo rappresentano solo una parte dell’esperienza offerta da CreativeForge. Tra una missione e l’altra abbiamo anche una base da gestire in ogni suo aspetto: a partire dalla ricerca di potenziali spie da aggiungere alla squadra, fino alla decodifica dei documenti raccolti nelle installazioni nemiche, passando ovviamente per l’interrogazione e l’eventuale conversione o eliminazione degli emissari cospirazionisti catturati, senza dimenticare di potenziare i nostri sottoposti insegnandogli nuove abilità o dandogli una spintarella con sostanze chimiche dopanti. Se però buona parte di questi incarichi possono essere automatizzati assegnando agenti al lavoro di ufficio, è bene cercare di trovare del tempo per decifrare i dossier formati dagli indizi raccolti dalle nostre spie, le quali potrebbero impiegare troppo tempo nel caso in cui vengano lasciate a ricercare in automatico le piste da seguire.
Tra una missione e l’altra abbiamo anche una base da gestire in ogni suo aspetto
DANNI COLLATERALI INEVITABILI
Tale meccanica mostra il fianco alla prima critica che mi sento di muovere nei confronti di Phantom Doctrine: sebbene il tentativo di azzerare i momenti morti sia tutto sommato encomiabile, dover inviare i propri agenti nei quattro angoli del mondo alla ricerca di operazioni secondarie fa sì che il tasso di ripetitività salga alle stelle. Ciò è dovuto principalmente al riciclo di mappe di queste missioni, le quali – tra l’altro – richiedono quasi sempre il raggiungimento dei medesimi obiettivi. Nelle fasi avanzate della partita, a causa della dinamica relativa all’indicatore di pericolo, diventa quasi impossibile concentrarsi solo sulle missioni principali in quanto ci viene richiesto di estinguere gli incendi man mano che si sviluppano, pena la perdita di ingenti risorse (sia monetarie che umane).
Non mancano sbavature nella localizzazione o nella ripetitività delle missioni secondarie, ma in un quadro di sostanziale magnificenza
Senza utilizzare mezzi termini, Phantom Doctrine è un videogioco eccezionale. L’ultima fatica di CreativeForge Games pesca a piene mani dall’immaginario collettivo che ha dato vita alle migliori opere spionistiche dedicate al periodo della Guerra Fredda, condendo il tutto con il fascino di quelle cospirazioni internazionali le cui ragnatele si dipanano in ogni angolo del mondo. Alla lunga soffre di un pizzico di ripetitività, ma ciò non toglie che Phantom Doctrine abbia tutte le carte in regola per diventare uno dei punti di riferimento i videogiochi che ne vorranno seguire le orme. Questo team polacco aveva già dimostrato di saperci fare quando qualche anno fa diede i natali all’intrigante Hard West, ma grazie a Phantom Doctrine mi sento di affermare senza alcun timore che i talenti di CreativeForge Games sono entrati a far parte a pieno titolo del gotha degli sviluppatori di tattici a turni.