QUESTO SCHERMO ABBRACCIA IL CAMPO VISIVO, PERMETTENDOCI DI SCORGERE ANCHE I DETTAGLI AI LATI. UNA VERA RIVOLUZIONE DEL MODO DI INTENDERE I VIDEOGIOCHI
UN PREZZO SALATO
Tutto questo, però, ha un costo amaro. Non mi riferisco soltanto ai 1.500 euro necessari per portare a casa l’Odyssey G9, che sono comunque tanti, quanto al fatto che un rapporto di dimensioni così particolare, 32:9, richiede un notevole sforzo di adattamento. Per cominciare, non pensate di usarlo con una scheda video vecchia. La mia GeForce GTX 980 Ti è stata a mala pena capace di arrivare alla risoluzione nativa 2QHD a soli 60 Hz di refresh, mentre l’ancor più attempata Radeon R9 380 si è dovuta accontentare di 3840×1080, perché i suoi 4 giga di VRAM non erano sufficienti a salire di più. In compenso, consentiva di usare il FreeSync.
Ho dovuto recuperare una Radeon Vega 64 per salire a 5120×1440 a 120 Hz, ma è chiaramente con la GeForce RTX 3080, che ho avuto la fortuna di poter provare proprio durante la permanenza dell’Odyssey in laboratorio, che ho ottenuto i risultati migliori. La risoluzione 2QHD è rimasta a 120 Hz, ma tutto il resto poteva salire fino a 240 Hz, almeno in teoria. Purtroppo, non tutte le risoluzioni funzionavano a questa frequenza (con tanto di monitor che perdeva letteralmente il segnale) e ho dovuto accontentarmi di 120 Hz nella maggior parte dei casi. Non solo: ogni scheda e ogni risoluzione fanno storia a sé.
OVVIAMENTE, SERVE UNA SCHEDA NON INDIFFERENTE PER OTTENERE IL MEGLIO DA QUESTO SCHERMO, E OGNUNA FARà STORIA A Sé
MAL DI HDCP
Un altro aspetto piuttosto bizzarro di questo schermo è il fatto che l’HDCP – il meccanismo di protezione che permette di visualizzare correttamente alcuni contenuti multimediali solo se lettore e monitor dispongono di una chiave apposita – c’è e non c’è. Non va sulle DisplayPort, è disponibile sulla porta HDMI ma, anche in questo caso, con risultati variabili a seconda della risoluzione e della frequenza di aggiornamento. C’è da dire che l’Odyssey G9 non è precisamente ciò che si definirebbe un prodotto plug’n’play: molte delle sue feature (perfino l’illuminazione posteriore) vanno attivate per mezzo del menu OSD e, come per qualsiasi monitor moderno, molte di esse dipendono dal segnale in arrivo.
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