RTX 3060 TI Recensione

NVIDIA

Gigabyte RTX 3060 Ti Gaming OC Pro 8G

Non si ha solo la percezione, ma la certezza di trovarsi al cospetto di un prodotto Premium, capace di stupire per le sue prestazioni ma anche di concedersi qualche vezzo

Inoltre, le RTX 3060 Ti hanno 80 ROP e 156 TMU, 152 tensor core di terza generazione e 38 RT core. In pratica, costituiscono una versione ridotta delle RTX 3070, capaci di porsi allo stesso livello di una RTX 2080 Super nel rendering tradizionale e di superarla quando si attivano gli effetti in ray tracing. Economicamente, però, vanno a inserirsi nella stessa fascia di mercato che fu quello delle RTX 2060, offrendo prestazioni molto più elevate. La RTX 3060 Ti Gaming OC di Gigabyte fa un ulteriore passo in più, portando la frequenza di lavoro da 1.665 a 1.770 Mhz, e lasciando all’utente altri 200 Mhz di margine per l’overclock, arrivando in quest’ultimo caso a prestazioni molto, molto vicine a quelle della sorella maggiore. Va tuttavia rammentato che l’overclock resta pur sempre una variabile non “assicurata” e a totale discrezione – e responsabilità – dell’utente, per cui nei nostri test non ne terremo conto. Le prestazioni ottenute alla frequenza di default di 1.770 Mhz, tuttavia, sono già notevoli.

PERFETTA PER I 2K

Abbiamo montato la RTX 3060 Ti di Gigabyte sul nostro testbed, composto da una scheda madre Gigabyte Aorus X570 e da un processore Ryzen 5 5600x, con sistema operativo Windows 10 installato su drive SSD Sabrent NVMe e RAM Crucial Ballistix 4400 Mhz. Abbiamo testato la scheda con diversi giochi alle risoluzioni di riferimento Full HD (1920×1080), 2K (o QHD, 2560×1440) e 4K (3840×2160). Inoltre, visto che avevamo ancora a disposizione uno Xiaomi Mi Curved Gaming Monitor da 34”, abbiamo aggiunto anche i test alla risoluzione 21:9 UWQHD, 3440×1440 pixel, circa il 30% più larga della 2K. I risultati con alcuni di essi sono stati i seguenti:

RTX 3060 Ti recensione

Come si può dedurre dalla tabella qui sopra, la maggior parte dei videogiochi attuali gira ad almeno 60 frame per secondo fino alla risoluzione 2K, compresa la sua estensione ultra-wide. Sono, però, valori ottenuti chiedendo il massimo a ciascun gioco, impostando cioè le opzioni avanzate in modo che il dettaglio grafico fosse il più elevato possibile. Se osserviamo la riga relativa al framerate a 4K, notiamo che il valore più basso è 45, ottenuto con Red Dead Redemption 2. Il titolo di Rockstar ha un motore grafico estremamente scalabile e bastano pochissime rinunce, per altro difficilmente percettibili, per raggiungere l’agognata soglia dei 60. In altre parole: a 4K, con questa scheda video, ci si gioca eccome. Semplicemente, non sarà possibile farlo al massimo del dettaglio e col ray tracing attivato.

IL CASO DI LARA CROFT

Shadow of the Tomb Raider è un buon titolo con cui è possibile vedere come cambiano le prestazioni delle GPU, quando si attivano gli effetti di ray tracing. Non solo: supporta sia Fidelity FX, sia DLSS, due tecnologie che i produttori di GPU spingono come fiori all’occhiello. Fidelity FX, tuttavia, è open source e supportato anche dalle schede Nvidia. Per questo, preferiamo tenerlo attivato ovunque sia possibile: con Tomb Raider, così come con gli altri giochi della nostra suite (composta, lo ricordiamo, da Serious Sam 4, GRID 2019, Red Dead Redempion 2, Dirt 5, Shadow of the Tomb Raider, Horizon Zero Dawn e Borderlands 3).

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