Dopo l’Atari VCS 2600 e la più sfortunata 5200, Atari cercò di riconquistare il terreno perduto con la 7800, una console decisamente più potente. Rieccola in versione “moderna”.
All’inizio degli anni Ottanta, Atari dominava quasi incontrastata il mercato dei videogiochi domestici grazie alla sua console VCS, rinominata più tardi Atari 2600. Ma in seguito all’avanzata di concorrenti come IntelliVision e Colecovision, e all’accoglienza piuttosto freddina ricevuta dal successivo modello 5200, l’azienda americana – proprietà di Warner Communications – decise di puntare su un nuovo modello dotato di più memoria, di una CPU 6502 più veloce e soprattutto di un chip grafico realizzato da GCC, General Computer Corporation, capace di arrivare a una risoluzione massima di 320×288 pixel nella sua versione PAL, e di visualizzare la bellezza di 100 sprite sullo schermo; un’esagerazione rispetto a quanto potevano fare la maggior parte dei computer dell’epoca (il glorioso Commodore 64, per intenderci, ne visualizzava soltanto 8 senza ricorrere a speciali routine di multiplexing).
LA TRAVAGLIATA STORIA DELL’ATARI 7800 LA VIDE ARRIVARE SU UN MERCATO IN CUI ORMAI IL NES LA FACEVA DA PADRONE
ECCO L’ATARI 7800+!
Premiamo il tasto Fast Forward fino al 2024 e arriviamo a oggi, giorno in cui anche la meno conosciuta Atari 7800 torna sul mercato nella sua nuova edizione “Plus”, curata da Atari Inc e Plaion come la precedente 2600+ di un anno fa. Il nuovo prodotto non si discosta dalla filosofia del precedente: invece di essere una mini-console con una sua dotazione di giochi e periferiche di controllo USB, l’Atari 7800+ cerca di replicare in tutto e per tutto il look’n’feel dell’originale, mantenendo la compatibilità con i titoli e i controller del passato. Dobbiamo così inserire – una sola alla volta – la cartuccia di ogni gioco (per Atari 7800 o 2600) per affrontarlo, usando o i joypad originali degli anni Ottanta, o il nuovo CX-78+ senza fili, di cui troviamo un esemplare in dotazione nella scatola. L’unità centrale è di fatto una replica in scala ridotta dell’Atari 7800, misura 23x17x7 cm e pesa soltanto mezzo chilo, può essere alimentata da qualsiasi adattatore USB per telefoni cellulari capace di erogare almeno 1A, e va collegata a un pannello di nuova generazione per mezzo di una porta HDMI.
Sul lato frontale, invece, troviamo due porte a nove contatti e due selettori della difficoltà che, spesso e volentieri, venivano usati dai giochi per altro genere di impostazioni: per esempio, nel gioco Bentley Bear’s Crystal Quest, fornito in dotazione, servono a scegliere come impostare i comandi sulla base del controller collegato. Accanto alla porta HDMI troviamo anche un terzo selettore a levetta con cui è possibile impostare le proporzioni dello schermo a 16:9 o a 4:3, ottenendo nel secondo caso una maggiore fedeltà all’aspetto originale, a discapito delle dimensioni dell’immagine sullo schermo, accompagnata necessariamente da due bande laterali.
LA COMPATIBILITÀ CON I GIOCHI ATARI 2600 è OTTIMA MA NON TOTALE
BENTLEY BEAR’S CRYSTAL QUEST VS CX-78+
Nessun produttore venderebbe mai una console senza almeno un gioco in omaggio, e la scelta di Atari è ricaduta su un simpatico platform game di Robert De Crescenzo del 2014 che, in qualche modo, ricorda il primo Wonder Boy. L’orso Bentley può avanzare (ma non tornare indietro sui suoi passi) da sinistra verso destra, saltare gli ostacoli o sulle piattaforme e, una volta raccolte apposite pietre, scagliarle contro i nemici che incontra. Tenendo premuto il tasto fuoco, l’orso può correre e saltare più in alto e più in lungo. Come nei grandi classici del genere, il percorso è suddiviso in aree e livelli, e non mancano bonus e aree segrete che permettono di skippare interi stage. Il contatto con qualsiasi nemico è letale ma, fortunatamente, al termine delle vite è sempre possibile ricominciare dall’ultimo livello raggiunto. Almeno fino a che non si spegne la console (il che apre una questione che andremo a sviluppare più avanti).
Il gioco è molto bello, almeno per gli standard del 1986, ma mette in evidenza l’inadeguatezza e la mancata ergonomia del controller CX-78+, squadrato e scomodo proprio come i suoi antenati: premere entrambi i tasti tenendolo in mano è praticamente impossibile, bisogna appoggiarlo su un piano e impugnarlo come se fosse il joystick di un cabinato arcade, ma bastano pochi minuti di questa stressante attività per stancarsi e cercare, piuttosto, qualche alternativa (i classici joystick del C64 dovrebbero andare bene, basta cambiare la posizione del selettore della difficoltà per impostare i controlli a un solo pulsante). Ha di buono che porta in dote anche un ricevitore USB con cui possiamo collegarlo a un PC e usarlo con qualche emulatore per affrontare i giochi del C64, dello Spectrum o di altri sistemi dell’epoca, dove solitamente si usava un tasto solo e, quando erano due, raramente andavano premuti insieme.
QUALCHE CONSIDERAZIONE FINALE…
A questo punto, mi tocca fare una personalissima divagazione: fatico un po’ a capirli, ma ho una grandissima ammirazione per i fan delle vecchie console di Atari. Comprano giochi nuovi a prezzi che su altre piattaforme verrebbero considerati assurdi. Venerano antiquati controller dalla forma per nulla ergonomica, scomodissimi da impugnare, in alcuni casi rigorosamente vietati ai mancini, quando tutto il resto del videoludo si è evoluto verso forme sinuose, arrotondate, comodissime da impugnare e buone per tutti. La stessa Atari non solo non pone rimedio a evidenti difetti di progettazione dovuti all’acerbità dei tempi in cui certi prodotti vennero concepiti, ma insiste pure a riproporli esattamente com’erano, cercando piuttosto di ampliarne l’uso accompagnandoli da adattatori USB, come se un male comune fosse davvero un mezzo gaudio. Mi fa molto piacere che l’azienda punti a creare nuovi prodotti che possano essere usati anche dai loro vecchi clienti, trovo fantastico che il CX-78+ wireless possa funzionare anche sull’Atari 2600+ e sulle console degli anni ‘80, mentre trovo decisamente meno allegro il fatto che il nuovo controller sia altrettanto scomodo.
CAPISCO IL VALORE MEMORIALISTICO, MA QUALCHE CONCESSIONE ALLA MODERNITÀ SI POTEVA ANCHE FARE
…E UN GIUDIZIO SOSPESO
Questa recensione termina necessariamente senza un voto, perché non saprei davvero che giudizio esprimere su un prodotto di questo tipo. A prescindere dal fatto che pure l’Atari 2600+ eseguiva i giochi per la 7800 (pur con qualche limitazione), sembra proprio che Atari e Plaion abbiano volutamente ignorato tutte le voci critiche che il loro prodotto precedente aveva sollevato, preferendo seguire una filosofia a uso e consumo degli appassionati più anziani, quei puristi che paradossalmente sono capaci di bocciare il prodotto solo perché all’interno non ci sono più un 6502 e un chip Maria, ma il tutto è basato su un SOC Rockchip 3128 accompagnato dagli opportuni circuiti di interfacciamento con joypad e porta delle cartucce.
di fatto, è come riproporre a quarant’anni di distanza lo stesso identico prodotto