L’atteso nuovo passo della console ibrida (fissa e portatile) per eccellenza è arrivato. Vediamo tutti i dettagli della nuova Switch 2 di Nintendo.
Sette anni, nell’ambiente informatico, non sono considerati soltanto un lungo lasso di tempo, ma addirittura un’era geologica. Un periodo in cui si susseguono cinque o sei generazioni di processori e almeno tre o quattro di GPU, e in cui i produttori di hardware sono costretti a comprimere il ciclo vitale di una quantità impressionante di prodotti, con un incessante adeguamento delle loro linee produttive.
DA DOVE VENIAMO…
Fa un po’ specie, quindi, pensare che la prima Switch di Nintendo sia comparsa sugli scaffali poco più di sette anni fa: la casa giapponese usciva dall’esperienza, non proprio positiva, della sua Wii-U, console caratterizzata dalla doppia presenza di una unità centrale e di un controller separato, dotato di un generoso schermo centrale. E ha scommesso sulla naturale evoluzione di quel sistema, portando l’unità centrale direttamente nel controller. Non solo: la miniaturizzazione dei componenti le aveva permesso anche di ‘staccare’ fisicamente le estremità dalla Switch, trasformandole in un comodo joypad a sé stante, o addirittura in una coppia di pad più piccoli che due giocatori potevano usare individualmente, sfidandosi – con qualche dolore alle dita – su una singola console.
La prima Switch fu una console rivoluzionaria ma, a pensarci bene, costituiva la naturale evoluzione della precedente Wii-U
Erano nati i joy-con e un nuovo modo di intendere le console. Poco importava se la nuova arrivata, quanto a specifiche hardware, fosse drammaticamente indietro rispetto alle contemporanee PlayStation 4 e Xbox One, Nintendo aveva puntato tutto sull’esperienza “fisica” del videogioco, quella che antepone il “come” giochi a “quello” che giochi, campo in cui è sempre stata leader assoluta e indiscussa, e ancora una volta aveva fatto centro, vendendone oltre 150 milioni di esemplari.
…E DOVE SIAMO ADESSO
Filosofia che vince non si cambia, verrebbe da dire. La nuova Switch 2, uscita in tutto il mondo lo scorso 5 giugno, segue le orme della precedente in tutto e per tutto: non stupisce tanto per l’innovazione tecnologica – anzi, diciamo pure che gli appassionati di hardware ne hanno accolto le specifiche con rinnovata freddezza – quanto per le mirabili attenzioni che la casa madre giapponese ha dedicato al prodotto, superando buona parte dei limiti e dei difetti della prima Switch.
Non ne ha aumentato in modo considerevole le dimensioni complessive, per cui la nuova arrivata resta ancora pratica e maneggevole, ma ha sfruttato benissimo quel poco spazio in più aumentando più che poteva la diagonale dello schermo, che adesso è molto più ampio, ha una lodevole risoluzione Full HD ed è dotato di HDR10 e refresh variabile (VRR), con una frequenza massima di 120 Hz. Anche i joy-con ne hanno guadagnato: sono più grandi, hanno i comandi disposti in modo altrettanto intelligente, presentano un nuovo pulsante C per attivare la chat ma, soprattutto, dispongono di un nuovo meccanismo di blocco/sblocco magnetico che neutralizza la possibilità di staccarli involontariamente dalla console.

Osservandoli dal lato con cui si attaccano all’unità centrale, i nuovi Joy-con 2 mostrano anche un sensore.
Si attaccano con facilità avvicinandoli al loro vano, ma per staccarli occorre premere a fondo un pulsante posizionato sul retro dell’apparato, quindi in una zona più difficile da raggiungere casualmente. E il meccanismo funziona: provando a reggere impropriamente la console per uno dei ‘manici’, la forza di gravità e il peso non sono stati sufficienti a staccare tutto, il che dovrebbe quindi limitare le possibilità di caduta e le rotture accidentali. Come se non bastasse, una volta staccati possono essere entrambi rivolti verso il basso e usati come se fossero dei mouse, visto che hanno un sensore ad hoc. Con un peso (testato) di 534 grammi e un’ampiezza massima di 27×11,5 cm, possiamo tranquillamente dire che la Switch 2 sia un hand held piuttosto comodo da portarsi in giro, anche se chiaramente i termini di paragone restano i costosi PC con un simile form factor.
ELETTRONICA SEMPRE “INDIETRO”?
Come premesso, la Switch 2 apparentemente non brilla per la sua potenza. Il processore centrale è un SoC Nvidia Tegra T239 a 64 bit, una versione ridotta e personalizzata per Nintendo del più potente T234, che Nvidia aveva realizzato per il settore dell’automotive. È dotato di 8 core ARM Cortex A78C e include nel die una GPU con 1536 CUDA core, basati sull’architettura Ampere, la stessa delle rinomate (ma pur sempre anzianotte) schede video GeForce RTX serie 3000.

Potremmo anche chiamarli… mouse-con? Forse no, ma i joy-con adesso si possono usare anche così coi giochi che lo richiedono.
1536 core sono meno della metà di quelli contenuti nelle soluzioni di fascia più economica della suddetta serie e, per “potenza di fuoco”, si possono paragonare alle GPU pensate per i PC portatili di cinque anni fa. Quindi, volendo fare un paragone scomodo con l’universo dei PC, staremmo parlando al massimo di una GeForce RTX 3050 Mobile, buona per andare in Full HD con la maggior parte dei giochi dell’epoca, ma senza troppi entusiasmi. Non ci dobbiamo dimenticare, però, le nobili origini del SoC T239. Il fratello ‘maggiore’, e per certi versi progenitore, T234 era pensato per processare enormi flussi di dati in arrivo da tutti i sensori montati sulle macchine a guida autonoma che, secondo Nvidia, avrebbero costituito la ‘next big thing’ nel mercato automobilistico, sfruttando, per altro, modelli di AI tramite i suoi tensor core. Poi diversi fattori, tra cui l’arrivo della pandemia di Covid-19 e una discreta acerbità dell’intero ecosistema a guida autonoma, hanno raffreddato un po’ gli entusiasmi e allungato i tempi di sviluppo.
Il SoC T239 è un derivato del più potente Tegra T234 di Nvidia, pensato per i compiti computazionali molto intensi dell’automotive
T239 eredita gran parte di questa tecnologia (il 75% di core GPU e CPU), compreso il bus per la memoria a 128 bit, che si era rivelato determinante a separare nettamente le prestazioni della GPU GeForce RTX 3050 Mobile da quelle della 2050, anch’essa basata su Ampere ma dotata di bus a 64 bit. Parliamo insomma di una soluzione tecnologica che è in grado di misurarsi con l’IA, che può accelerare effetti grafici in ray-tracing e, soprattutto, è pienamente compatibile con il DLSS, che gioca un ruolo chiave nelle prestazioni sia quando la console è chiamata a visualizzare immagini a 120 Hz sullo schermo da 7,9” incluso, sia, soprattutto, quando deve farlo in modalità ‘docked’ su un monitor esterno, dato che l’uscita HDMI supporta pienamente la risoluzione 4K a 60 Hz (purché si usi il cavo hi-speed fornito in dotazione o uno analogo).
A livello di feature, la distanza tecnologica tra Ampere e RDNA2 (PS5, Xbox Series), non è poi molta, mentre i CPU-core ARM sono notoriamente efficienti. Le frequenze di lavoro ridotte a 1 GHz contribuiscono a mantenere fresca la console durante l’uso e ragionevolmente lunga l’autonomia dalla rete elettrica, due fattori indubbiamente più importanti degli FPS “nudi e crudi” quando si gioca con qualcosa che si tiene in mano. Fare confronti solo su quest’ultimo parametro con le altre console – e coi PC – sul mercato, in poche parole, sarebbe fuorviante. Quello che conta è che la Switch 2 sia in grado di offrire potenza sufficiente a soddisfare la sua futura line up di giochi, e siamo certi che ci riuscirà.
NON È UNA “VERSIONE PRO”
Il salto tecnologico dal Tegra X1 montato sulla prima Switch – usato anche per alcuni tablet e per uno sfortunato set-top-box della stessa Nvidia: ricordate lo Shield TV? – è abissale. Ci troviamo al cospetto di una console decisamente più capace, più potente, più ricca e migliore sotto tutti i punti di vista, da cui però ci si aspetta una fortissima retro compatibilità, non solo per i contenuti digitali, ma anche per le card fisiche ancora supportate: nell’angolo in alto a destra del blocco principale, infatti, c’è uno sportello a scomparsa destinato ad accogliere proprio queste ultime.
Inutile aggiungere, però, che il formato principe per la distribuzione dei giochi per la nuova piattaforma sarà prevalentemente digitale, con buona pace dei collezionisti. Importare il proprio account Nintendo o crearne uno ex-novo è facile e richiede pochissimi passaggi, anche se è prevista un’autenticazione a due fattori che implica l’uso di un cellulare per inquadrare i necessari QR code. La Switch 2 aumenta il fattore sicurezza permettendoci di impostare un pin da inserire ogni volta che esce dalla modalità riposo: probabilmente non ne scoraggerà il furto, ma sicuramente l’uso non autorizzato da parte di amici e parenti. Non ci viene chiesto esplicitamente di farlo, ma possiamo aggiungere questo pin per mezzo delle impostazioni di sistema.
C’è anche un’opzione per salvaguardare la vita delle batterie, ma stranamente Nintendo non l’ha attivata di default
Altra precauzione del tutto opzionale è quella che impone alla ricarica della batteria di fermarsi una volta raggiunto il 90%: una tecnica già in uso su computer portatili e altri device per prolungare la vita delle celle a ioni di litio, a discapito di qualche minuto in più di autonomia tra una ricarica e l’altra. Vorrei tanto parlarvi di autonomia, tempi di ricarica, ecc, ma come voi ho la console soltanto da un giorno, per cui tocca accontentarsi dei dati ufficiali (6h30’ di autonomia, a fronte di una ricarica di circa 3h). Come mai Nintendo mantenga quest’opzione disattivata di default è un mistero, ma l’importante è sapere che si può attivare e che vale la pena farlo.
IMPRESSIONI D’USO
È presto per dare un giudizio obiettivo sulla praticità del sistema. Console portatili come la Switch – e a maggior ragione la sua derivata – pongono precise precauzioni durante l’uso e il trasporto, ma di sicuro la Switch 2 ha ereditato la miglior implementazione ‘ibrida’, tra fisso e portatile, che il mondo dei videogiochi abbia mai conosciuto. Una volta staccati i joy-con dai lati, lo schermo può essere appoggiato sul tavolo con libera inclinazione tra i 25 e i 75 gradi, grazie al pratico piedistallo posteriore. Quest’ultimo è di dimensioni ridotte rispetto all’incarnazione precedente, quasi una sottile cornice: una scelta effettuata per lasciare più spazio all’elettronica e alle batterie, ma che non ce la sentiamo di lodare fino in fondo perché, durante il movimento, il “robusto stand” in alluminio 7025 (come viene definito sul sito ufficiale) dà l’impressione di essere piuttosto fragile.
La luminosità dello schermo è ottimale al chiuso e il sistema di variazione automatica funziona molto bene negli ambienti bui ma, anche alzandola al massimo dal menu di sistema, non è sufficiente per giocare all’aperto, soprattutto nelle chiarissime giornate di sole, quando le immagini risultano a mala pena percettibili. Verrebbe giustamente da chiedersi perché mai dovremmo giocare con la Switch 2 sotto il solleone, ma anche alla spiaggia capita di annoiarsi. Nella scatola troviamo tutto il necessario per un impiego ottimale dell’hardware, dalla docking station (che una Nintendo più “aggressiva” avrebbe potuto benissimo vendere separatamente) all’alimentatore (un altro elemento sempre più raro nelle confezioni dei device elettronici), passando per il necessario cavo video HDMI ad alta velocità.
Il collegamento alla TV è uno degli aspetti che maggiormente dimostrano la flessibilità del sistema: il passaggio è quasi istantaneo
Proprio il collegamento alla TV è uno degli aspetti che maggiormente dimostrano la flessibilità del sistema: il passaggio è quasi istantaneo, basta infilare la console nella ‘tasca’ apposita e il gioco è fatto. La docking station dispone anche di una porta ethernet RJ45, che può tornare utile se, per qualsiasi motivo, non disponessimo di una rete wi-fi ma soltanto di una cablata. Nella scatola troviamo anche un adattatore in plastica a cui collegare i due joy-con per ottenere un pad più tradizionale e gli essenziali laccetti con cui assicurare le due manopole al braccio, utili soprattutto quando tocca agitarli nell’aria ed evitare che ci sfuggano.

La docking station dispone di due porte USB su un lato, e di una porta RJ45 sull’altro, oltre all’USB-C per l’alimentazione e l’uscita video HDMI.
TANTISSIMO DA SCOPRIRE
Il modo migliore per apprezzare tutti i cambiamenti rispetto alla prima Switch e l’evoluzione tecnologica che ci ha portati qui (l’intero primo livello di Super Mario Bros per NES potrebbe essere visualizzato in una singola schermata a risoluzione 4K, lo sapevate? Beh, è una delle curiosità che si possono imparare) è investire altri 10 euro nell’acquisto di Nintendo Switch 2 Welcome Tour.
È un piccolo gioiello di edutainment che, a suon di schede illustrative, quiz e mini giochi che danno accesso ad argomenti sempre più approfonditi, permette di avere una panoramica completa su tutti gli aspetti della console, a partire dai pulsanti esterni fino a giungere ai meandri della scheda madre. In tutta onestà, la scelta di non includerlo gratuitamente di default in tutte le Switch 2 è quasi del tutto incomprensibile: avrebbe permesso a ogni neo-acquirente di scoprire e di apprezzare tutti gli aspetti della macchina, divertendosi, e con un grado di complessità che il manuale d’uso non può nemmeno lontanamente sfiorare. Così rischia di diventare uno di quei contenuti “ai bordi dell’e-store”, ingiustamente dimenticati, tralasciati dal pubblico che giustamente preferisce spendere i propri soldi per divertirsi, quando si tratta di videogiochi. Noi comunque vi consigliamo caldamente quest’ulteriore acquisto, soprattutto se siete degli inguaribili curiosi.
TIRANDO LE SOMME
Se, a sette anni dal debutto, la prima Switch costa ancora 300 euro nei negozi, un prezzo base di 469,99 euro (509,99 con Mario Kart World da scaricare tramite Internet) non appare neanche così sfrontato come potrebbe sembrare a prima vista, soprattutto se consideriamo che con la stessa cifra possiamo acquistare una PlayStation 5 Slim, tecnicamente più potente ma sul mercato già da diversi anni.
Con la Switch 2, però, abbiamo in più il fattore compattezza e trasporto, con l’impagabile vantaggio di poter giocare ovunque, e questo senza neanche citare questioni squisitamente “religiose” come l’unicità delle IP di Nintendo, giochi di Mario in primis. Delle due proposte disponibili, quella che ci appare più sensata è anche la più costosa: a meno che non odiate proprio il genere, il bundle con Mario Kart World permette di risparmiare 40 euro, anche se chiaramente non avrete la gioia di vedere la scatoletta con la cartuccia sullo scaffale della vostra giocoteca. Per tutto il resto ci sono i negozi, le future uscite, il parco giochi della prima Switch e pure l’abbonamento online, che a oggi è tra quelli più vantaggiosi sulla piazza.