The Elder Scrolls V: Skyrim – Dieci anni e non sentirli

UNA DELLE COSE CHE PIÙ CONTRADDISTINGUONO SKYRIM È L’ESTREMA LIBERTÀ DI GIOCO CONCESSA: VOGLIAMO CAMBIARE STILE IN COMBATTIMENTO? BASTA INDOSSARE CIÒ CHE CI PIACE E INIZIARE A USARLO

Ovviamente una build verticale garantisce più vantaggi, in termini meramente tecnici vista la limitazione dei livelli, ma nelle varie run spese a interpretare diversi personaggi mi ha spesso sorpreso la capacità del gioco nel saper gestire ogni scelta fatta, considerata la moltitudine di attività che era possibile compiere a 360°. Lo stesso Elder Scrolls Online mantiene intatto questo sistema di gioco, facendo tesoro delle esperienze passate col fine di riproporre un’avventura in grado di invogliare il giocatore a cercare di esprimere al meglio il proprio stile di gioco. Esistono delle limitazioni, soprattutto nell’ottica multigiocatore dove i ruoli hanno la loro importanza in sede di dungeon, ma è pur vero che la libertà per definizione resta un cardine marchiato a fuoco nel background degli sviluppatori, un motto che ha accompagnato il franchise per tutta la sua storia videoludica da Morrowind sino a oggi.

A RICORDARE LE GESTA RESTANO I VIVI

Questa libertà la si intravedeva anche nel sistema di missioni, un sistema che run dopo run ci garantiva anche di ricrederci un po’ sul percorso affrontato, al punto di decidere almeno una volta di schierarci dalla parte dell’Impero piuttosto che seguire il clan dei Manto della Tempesta.

LA SCARSEZZA DI INFORMAZIONI DATE DAGLI NPC ERA UN INVITO ALLA SCOPERTA

Il canovaccio di missioni principali era poi magistralmente accompagnato da un substrato di missioni secondarie imponente, una roba che farebbe impazzire qualunque persona che, come me, tende a cercare di fare tutto – ma proprio tutto – quello che gli si para davanti al fine di farsi un’idea completa della lore costruita per il gioco. D’altronde è proprio dall’inizio del gioco che ci accorgiamo, brevemente, quanto la scarsezza di informazioni date dagli NPC sia proprio un invito alla scoperta, una scusa barbara quanto intelligente con cui il gioco ci invita a scegliere la strada della conoscenza, ad approfondire e a seguire la maggior parte dei dialoghi presenti, così da arrivare a una nostra conclusione di tutto l’universo che fa da sfondo a un gioco misterioso, ricco e longevo quanto quello di Elder Scrolls V: Skyrim.

skyrim speciale

Ogni città, ogni caverna, ogni base segreta dei banditi, persino le tre espansioni (Dawnguard, Hearthfire e Dragonborn) riuscivano a rendere ogni espediente interessante quanto epico, un elemento che nel corso degli anni ha garantito a Bethesda una vendita copiosa del gioco nelle sue versioni Legendary e Special, senza contare addirittura il passaggio su Switch e su VR. Al posto di essere trattati come contenuti aggiuntivi di secondo ordine, le espansioni miravano a implementare notevolmente storia e lore del gioco, regalando ai giocatori un ulteriore pretesto per ritornare nelle lande impervie di Skyrim. Dawnguard puntava sull’approfondire la storia dei vampiri, introducendo anche interessanti meccaniche di gioco in merito, poi viste recentemente con un rework dedicato in Elder Scrolls Online con Greymoor (il Cuore Oscuro di Skyrim, avete letto la nostra recensione?).

Continua nella prossima pagina…

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