L'Inferno di Diablo – Speciale

Quos vult Iupiter perdere, dementat prius.

Coloro che Giove intende rovinare, prima li rende pazzi. Cosa c’entra con l’Inferno di Diablo? È una frase latina utilizzata in più di un’occasione nella storia da personaggi come Lev Telstoj in Guerra e Pace per descrivere la desolante avanzata di Napoleone Bonaparte all’interno del territorio russo nel 1812. Sono parole precise e cariche di significato perché, oltre a spiegare la rovina dell’uomo, esse raccontano la volontà crudele delle divinità più potenti della mitologia romana e greca. Costoro non si accontentavano di vedere l’uomo perdere, arrancare nell’oscurità e con il cuore sanguinante. L’obiettivo era ancora più perfido: doveva perdere la ragione per compiere gesti irrimediabili e che nessuno gli avrebbe mai perdonato. Se con Kratos ho pensato di aver visto di tutto, se pensavo che la sua esistenza fosse ormai ridotta a un colabrodo e sapevo non sarebbe mai tornato un uomo reale, non immaginavo avrei trovato in tanti videogiochi qualcosa del genere.

LA STORIA DEL FANTASMA DI SPARTA NON LASCIA SPAZIO A ULTERIORI INTERPRETAZIONI

Kratos è stato portato a uccidere sua moglie e la figlia, ingannato da Ares che voleva un uomo privo di rimorso al suo fianco che commettesse misfatti orrendi. Cercava un individuo che non temesse di macchiarsi le mani del sangue degli innocenti, come neanche delle persone più vicine a lui, divenendo la perfetta macchina della morte di un dio. Niente amore e niente compassione: reso folle perché Ares avesse ciò che vuole, Kratos ha massacrato e si è sporcato le mani a tal punto da avere sulla pelle la cenere della moglie e della figlia, che le Lame del Caos avevano bruciato. Questa è la follia che Kratos ha compiuto, ingannato e tradito dalla divinità cui aveva chiesto aiuto in battaglia per eliminare i suoi nemici. La letteratura, sin da Robin Hood di Alexandre Dumas e con Il Gobbo di Notre-Dame di Victor Hugo, ne ha raccontato le tremende sfumature. Frollo, vedendo Esmeralda, se ne infatua ma, al contempo, la odia perché n’è attratto. Non può comunque farsi guidare dai sentimenti, poiché significa tradire Dio e la sua moralità.

È talmente legato alle sue considerazioni che non può tollerare gli zingari, neppure colei per cui prova una bestiale ossessione. La sua condanna, a suo parere, è essere soggiogato dalla gitana: la considera una strega da bruciare sul rogo, condannandola così all’Inferno. Le parole di Victor Hugo, però, parlano di un uomo sconfortato, privato della reale essenza della vita, impaurito da quest’ultima e dalle varie sfumature che la compongono, incapace di riconoscere la bellezza. Frollo soffre, ma lo nasconde. Frollo sanguina, eppure mente a sé stesso. È la dimostrazione dell’uomo solo, lo stesso descritto da Luigi Pirandello ne “Il Corriere della Sera” del 1911, un testo che parla di vite unite ma non così legate come qualcuno penserebbe.

LA LETTERATURA ITALIANA SA SEMPRE COME STUPIRE E COINVOLGERE

Gira e rigira, si torna sempre al principio: lo stilnovista Dante Alighieri descriveva ne Il Purgatorio cosa significasse la solitudine in un limbo in cui non si brucia per i peccati commessi ma si è sospesi in due mondi tra la libertà e la luce del Paradiso, e le orribili piaghe e fiamme dell’Inferno. Diablo n’è l’esempio perfetto, e lo è da anni: l’uomo si è liberato del suo corpo, ha usato poteri arcani per risvegliare delle forze sovrumane e dato il via alla follia. Intanto che la lotta tra Demoni e Angeli veniva combattuta, anche se non in modo totale tra le due fazioni, in Sanctuarium e negli angoli più remoti di questa terra dark fantasy gli uomini si uccidevano a vicenda. E se non lo avessero fatto fra loro, ci avrebbero pensato le bestialità fuoriuscite dagli Inferi a fare il resto, pronte a seminare il panico necessario per corrompere il mondo, prosciugandolo della sua reale essenza. Esiste ancora la bellezza in una terra devastata, prosciugata e ridotta alla fame? Quanto ho visto in Diablo, specie nel quarto capitolo della serie, è quanto di più vicino alla definizione di follia coniato da Vaas, che non era un filosofo, un filologo e neppure un letterato, bensì la conseguenza della pazzia di un mondo malato. Altro che popoli, condivisione e virtualità: qui non nascono fiori neppure dal letame. Si contano solo i diamanti, che non sono infiniti, considerati più di valevole importanza dagli uomini abietti, alcuni di essi all’interno della stessa Activision-Blizzard.

LASCIATE OGNI SPERANZA, O VOI CHE ENTRATE

Se con il Proemio si viene introdotti al viaggio di Dante, all’incontro con le fiere, all’attraversamento dell’Acheronte e all’arrivo all’interno dell’Inferno, quando si è dentro sentirsi spaesati, spaventati e increduli, è purtroppo inevitabile e brutale a tal punto da essere insopportabile. È lo stesso effetto che Diablo IV provoca al giocatore sin da subito, a partire dalla sua introduzione. A partire da un monaco che abbassa il capo, rinunciando alla luce per l’oscurità, risvegliando Lilith, la Figlia dell’Odio. Non è Minosse, che separava i peccatori attraverso la legge del contrappasso. Qui l’esaltazione è ancora più tenebrosa e brutale, con l’oscurità che si estende e avvolge senza alcuna pietà. I peccatori, in tal senso, ricoprono un ruolo marginale ma sono allo stesso modo importanti. In Sanctuarium, infatti, la legge è piegarsi al volere della Figlia dell’Odio e al suo potere malsano, capace di inghiottire chiunque negli abissi degli Inferi.

Fate bene a pensare che l’Inferno di Dante e quello di Diablo siano nettamente diversi, eppure sono legati da un filo conduttore che riguarda in maniera totale la completa presenza dei peccatori. In tal senso, un popolo è tale solo se è unito da una lingua e una cultura, e ciò che lo definisce è la sua volontà, nonché ciò che crede e pensa, ma la corruzione è in ogni angolo e si annida anche senza la presenza di una divinità oscura come Lililth, la rappresentazione del male in ogni sua sfumatura. Cosa accade, però, quando un potere prende il sopravvento e fa piombare una terra contesa e brutalizzata nel caos e nella privazione in una situazione ancora più disastrosa?

COSA POTREBBE MAI ACCADERE DI ORRIBILE IN UN MONDO IN PERENNE CONFLITTO?

e con l’Inferno di Dante si è entrati in contatto con qualcosa di straordinario, scoprendo dettagli e segreti in maniera approfondita della sua interpretazione dei miti e delle leggende, la nuova iterazione di Activision-Blizzard coinvolge dei discorsi maggiormente profondi e specifici riguardo al mondo e alle sue sfaccettature. Sanctuarium è in preda alla disgregazione e alla perdizione tanto da essere totalmente immersa in una condizione al limite, sospesa fra il potere del male e del bene.

PER ME SI VA NELL’ETERNO DOLORE

Gli Angeli, troppo impegnati a contendersi un regno dei cieli disunito, non riescono a curare gli uomini e le loro necessità: sono smarriti e senza alcuna guida, attirati dalla cupidigia e dal desiderio. Lilith si ritrova nel posto giusto, al momento giusto: con l’aiuto dei suoi adepti, sostenuta da un’orda di demoni che minacciano il mondo, il suo potere può estendersi a tal punto da divenire incontrollabile – sempre finché non compara l’eroe della porta accanto armato fino ai denti, come il mio personaggio qui presente, chiamato Baldur per far capire che solo due pugnali ben conficcati nel costato possono risolvere il problema del surriscaldamento globale a Sanctuarium e nell’universo di Diablo.

MAI STRINGERE PATTI CON I POTERI OSCURI A MENO CHE NON CI SIA UNA LAUTA RICOMPENSA

Al netto di queste battute per nulla divertenti, gli Angeli sono esattamente come descritti da Dante: belli, irraggiungibili e per questo inutili. Sono esseri potenti che esercitano il loro potere per raggiungere i loro obiettivi. Non agiscono senza motivazione, non si comportano in modo serafico e benevolo se non possono ricavare da una qualsivoglia situazione più di quanto dovrebbero. Sono rappresentati come sono stati immaginati nell’Antico e nel Nuovo Testamento: esseri così simili dagli esseri umani da esserne quasi totalmente distanti. Mentre l’oscurità avanza, si rafforza e diventa più potente che mai, quel Paradiso tanto osannato si smarrisce per sempre, come ha fatto Cecco Angiolieri quando rinnegava suo padre, sua madre e diceva di essere fuoco, acqua e vento.

NESSUNA ALBA MOSTRA IL FUTURO PER I CONDANNATI A MORTE

Nel ventunesimo Canto dell’Inferno, infatti, la sua comparsa è legata in maniera indissolubile a Dante, affascinato da quel controverso poeta di Siena che tanto ha fatto impazzire. Lo descrive come un uomo buono che non ha mai rinnegato alcun suo peccato, tanto da vantarsene e alimentarlo. A differenza dei tanti peccatori che però non si pentono, da essi ha imparato a diventare migliore: il suo posto nell’Inferno, tanto assurdo quanto comunque inevitabile per chi ha vissuto senza una guida, è per alcuni di troppo. Non esiste una figura come Cecco all’interno di Diablo IV e, purtroppo, non tutti i comprimari dell’opera sono disposti a piegarsi all’ammissione delle proprie colpe, continuando a vantarsene. L’uomo che era fuoco, acqua e vento, insomma, era unico nel suo genere e per questo impossibile da emulare.

L’Inferno di Diablo, tanto spaventoso quanto affascinante, assume un significato del tutto nuovo quando si parla dei pochi avamposti rimasti ancora intatti per la mappa di gioco, emblemi della fine di tutto e del preludio alla rovina, già giunta a bordo di ali di fuoco. Le carcasse in decomposizione adagiate sulle rive di un fiume, in cui si trovano creature diaboliche di ogni sorta, rappresentano il male e la brutalità di un mondo che non si accontenta solamente di essere oscuro, ma che esterna la propria lussuria attraverso metodi brutali. La stessa Lilith, infatti, è la rappresentazione della corruzione e del male: tanto affascinante quanto letale, agisce mostrando la sua forza e il suo potere, piegando intere città al suo volere. Nell’introduzione dell’opera si presenta attraverso dei petali di rose. La rosa, come fiore, simboleggia l’amore e la sua massima estensione: è il dono certamente più bello e caldo che qualcuno possa fare e viene utilizzato in maniera subdola da Lilith, così subdola da divenire un’arma capace di inghiottire i dubbiosi e gli impauriti, coloro che necessitano a ogni costo di una guida per sentirsi al sicuro.

MEGLIO NON AVERE A CHE FARE CON LE OSCURE TRAME DI LILITH SE NON SI VUOLE MORIRE LENTAMENTE TRA ATROCI SOFFERENZE

Ispira amore, ma è la malvagità che Sanctuarium necessita: è la dea prediletta per espiare il mondo dal bene, la salvatrice pronta a inghiottire il mondo nell’Inferno che ha in mente, la signora pronta a sostituire Sauron come cattiva che più cattiva non si può. E senza Anelli del Potere che possano legare le anime dei più fragili, ma solo il suo potere pronto a sgominare la volontà dei suoi sottoposti. Il nome scelto da Blizzard per l’antagonista principale di Diablo IV è, per l’appunto, alquanto eloquente ed è spesso usato in molti testi letterari: si tratta di “Spirito della Notte”, dall’ebraico Layl, rappresentata come la prima donna creata da Dio.

Da Lil, inoltre, c’è una derivazione dall’assiro-babilonese, e nella religione accadica il nome è considerato negativamente. C’è anche un testo, ritrovato da Robert Graves, che parla di una tavoletta sumera con su scritto Ur, collegata a Lilith perché descrive una creatura caduta dal cielo fra le fiamme, incendiando gli alberi della Mesopotamia e condannando il mondo intero a un lento supplizio. La scelta per il nome, oltre a essere caratterizzata e particolareggiata, descrive dunque quanto Blizzard abbia cercato d’inserire nella sua opera contaminazioni inaspettate che si rifanno alle religioni non solo cristiane o legate ai romani o ai greci, bensì a quelle delle prime civiltà. La cattiva di Diablo IV è descritta come la perfidia che si inoltra all’interno dei legami umani, riuscendo a distanziarli e a distruggerli, a rompere la catena dei legami e far fuoriuscire il peccato annidato nell’essere umano. Cos’è, però, il peccato e perché Blizzard lo tratta con così tanta profondità? Cosa significa legare la propria anima a qualcuno che non ha pietà?

IL MONDO DI DIABLO NON PERDONA

Se c’è qualcosa che ho scoperto di Sanctuarium, andando ben oltre i discorsi di natura narrativa e ludica, è il mondo costruito attorno a questo Inferno che diventa man mano sempre più esagerato. Qualcuno pensa sia un luogo caldo e dominato dalle fiamme: in realtà è freddo, silenzioso e soggiogato dal panico e dal timore che i peccatori si portano appresso da quando sono scesi dalla barcaccia del Traghettatore di Anime e hanno superato le sue porte, entrando in contatto con le realtà più subdole in assoluto. A romperlo sono i condannati, che si lamentano a causa dei supplizi perpetrati ai loro danni, costretti a soffrire per il presunto male manifestato in vita.

OGNI RACCONTO PARLA DI COLORO CHE NON SI SONO ARRESI E DI CHI LO HA FATTO: CON DIABLO IV IL TEMPO PER COMPRENDERLO NON BASTA

La letteratura, così come i videogiochi, racconta contesti inediti. Il coinvolgimento è spesso alla base della meraviglia che si manifesta alle varie interpretazioni potenzialmente connesse, in modo unico, a un discorso totale su entrambe le espressioni artistiche. La Commedia – con l’aggettivo “Divina” aggiunto da Boccaccio – è un’opera che estende il discorso e crea un profondo legame fra i media. C’è lo studio dei testi, che è affascinante. C’è la pace, che va esplorata e conosciuta, condivisa con chi è disposto ad accettarla e a farla propria. E c’è pure l’Inferno, inevitabile per chi vive a contatto con la realtà della vita e non può fare a meno di ritrovarsi perduto, proprio magari in quella selva da cui deve uscire per ritrovarsi a Sanctuarium. Succede a tutti, d’altronde, di essere smarriti.

“Ben poco ama colui che può scrivere, a parole, quanto ami.” – Dante Alighieri.

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