Quos vult Iupiter perdere, dementat prius.
Coloro che Giove intende rovinare, prima li rende pazzi. Cosa c’entra con l’Inferno di Diablo? È una frase latina utilizzata in più di un’occasione nella storia da personaggi come Lev Telstoj in Guerra e Pace per descrivere la desolante avanzata di Napoleone Bonaparte all’interno del territorio russo nel 1812. Sono parole precise e cariche di significato perché, oltre a spiegare la rovina dell’uomo, esse raccontano la volontà crudele delle divinità più potenti della mitologia romana e greca. Costoro non si accontentavano di vedere l’uomo perdere, arrancare nell’oscurità e con il cuore sanguinante. L’obiettivo era ancora più perfido: doveva perdere la ragione per compiere gesti irrimediabili e che nessuno gli avrebbe mai perdonato. Se con Kratos ho pensato di aver visto di tutto, se pensavo che la sua esistenza fosse ormai ridotta a un colabrodo e sapevo non sarebbe mai tornato un uomo reale, non immaginavo avrei trovato in tanti videogiochi qualcosa del genere.
LA STORIA DEL FANTASMA DI SPARTA NON LASCIA SPAZIO A ULTERIORI INTERPRETAZIONI
È talmente legato alle sue considerazioni che non può tollerare gli zingari, neppure colei per cui prova una bestiale ossessione. La sua condanna, a suo parere, è essere soggiogato dalla gitana: la considera una strega da bruciare sul rogo, condannandola così all’Inferno. Le parole di Victor Hugo, però, parlano di un uomo sconfortato, privato della reale essenza della vita, impaurito da quest’ultima e dalle varie sfumature che la compongono, incapace di riconoscere la bellezza. Frollo soffre, ma lo nasconde. Frollo sanguina, eppure mente a sé stesso. È la dimostrazione dell’uomo solo, lo stesso descritto da Luigi Pirandello ne “Il Corriere della Sera” del 1911, un testo che parla di vite unite ma non così legate come qualcuno penserebbe.
LA LETTERATURA ITALIANA SA SEMPRE COME STUPIRE E COINVOLGERE
LASCIATE OGNI SPERANZA, O VOI CHE ENTRATE
Se con il Proemio si viene introdotti al viaggio di Dante, all’incontro con le fiere, all’attraversamento dell’Acheronte e all’arrivo all’interno dell’Inferno, quando si è dentro sentirsi spaesati, spaventati e increduli, è purtroppo inevitabile e brutale a tal punto da essere insopportabile. È lo stesso effetto che Diablo IV provoca al giocatore sin da subito, a partire dalla sua introduzione. A partire da un monaco che abbassa il capo, rinunciando alla luce per l’oscurità, risvegliando Lilith, la Figlia dell’Odio. Non è Minosse, che separava i peccatori attraverso la legge del contrappasso. Qui l’esaltazione è ancora più tenebrosa e brutale, con l’oscurità che si estende e avvolge senza alcuna pietà. I peccatori, in tal senso, ricoprono un ruolo marginale ma sono allo stesso modo importanti. In Sanctuarium, infatti, la legge è piegarsi al volere della Figlia dell’Odio e al suo potere malsano, capace di inghiottire chiunque negli abissi degli Inferi.
Fate bene a pensare che l’Inferno di Dante e quello di Diablo siano nettamente diversi, eppure sono legati da un filo conduttore che riguarda in maniera totale la completa presenza dei peccatori. In tal senso, un popolo è tale solo se è unito da una lingua e una cultura, e ciò che lo definisce è la sua volontà, nonché ciò che crede e pensa, ma la corruzione è in ogni angolo e si annida anche senza la presenza di una divinità oscura come Lililth, la rappresentazione del male in ogni sua sfumatura. Cosa accade, però, quando un potere prende il sopravvento e fa piombare una terra contesa e brutalizzata nel caos e nella privazione in una situazione ancora più disastrosa?
COSA POTREBBE MAI ACCADERE DI ORRIBILE IN UN MONDO IN PERENNE CONFLITTO?
PER ME SI VA NELL’ETERNO DOLORE
Gli Angeli, troppo impegnati a contendersi un regno dei cieli disunito, non riescono a curare gli uomini e le loro necessità: sono smarriti e senza alcuna guida, attirati dalla cupidigia e dal desiderio. Lilith si ritrova nel posto giusto, al momento giusto: con l’aiuto dei suoi adepti, sostenuta da un’orda di demoni che minacciano il mondo, il suo potere può estendersi a tal punto da divenire incontrollabile – sempre finché non compara l’eroe della porta accanto armato fino ai denti, come il mio personaggio qui presente, chiamato Baldur per far capire che solo due pugnali ben conficcati nel costato possono risolvere il problema del surriscaldamento globale a Sanctuarium e nell’universo di Diablo.
MAI STRINGERE PATTI CON I POTERI OSCURI A MENO CHE NON CI SIA UNA LAUTA RICOMPENSA
NESSUNA ALBA MOSTRA IL FUTURO PER I CONDANNATI A MORTE
L’Inferno di Diablo, tanto spaventoso quanto affascinante, assume un significato del tutto nuovo quando si parla dei pochi avamposti rimasti ancora intatti per la mappa di gioco, emblemi della fine di tutto e del preludio alla rovina, già giunta a bordo di ali di fuoco. Le carcasse in decomposizione adagiate sulle rive di un fiume, in cui si trovano creature diaboliche di ogni sorta, rappresentano il male e la brutalità di un mondo che non si accontenta solamente di essere oscuro, ma che esterna la propria lussuria attraverso metodi brutali. La stessa Lilith, infatti, è la rappresentazione della corruzione e del male: tanto affascinante quanto letale, agisce mostrando la sua forza e il suo potere, piegando intere città al suo volere. Nell’introduzione dell’opera si presenta attraverso dei petali di rose. La rosa, come fiore, simboleggia l’amore e la sua massima estensione: è il dono certamente più bello e caldo che qualcuno possa fare e viene utilizzato in maniera subdola da Lilith, così subdola da divenire un’arma capace di inghiottire i dubbiosi e gli impauriti, coloro che necessitano a ogni costo di una guida per sentirsi al sicuro.
MEGLIO NON AVERE A CHE FARE CON LE OSCURE TRAME DI LILITH SE NON SI VUOLE MORIRE LENTAMENTE TRA ATROCI SOFFERENZE
Da Lil, inoltre, c’è una derivazione dall’assiro-babilonese, e nella religione accadica il nome è considerato negativamente. C’è anche un testo, ritrovato da Robert Graves, che parla di una tavoletta sumera con su scritto Ur, collegata a Lilith perché descrive una creatura caduta dal cielo fra le fiamme, incendiando gli alberi della Mesopotamia e condannando il mondo intero a un lento supplizio. La scelta per il nome, oltre a essere caratterizzata e particolareggiata, descrive dunque quanto Blizzard abbia cercato d’inserire nella sua opera contaminazioni inaspettate che si rifanno alle religioni non solo cristiane o legate ai romani o ai greci, bensì a quelle delle prime civiltà. La cattiva di Diablo IV è descritta come la perfidia che si inoltra all’interno dei legami umani, riuscendo a distanziarli e a distruggerli, a rompere la catena dei legami e far fuoriuscire il peccato annidato nell’essere umano. Cos’è, però, il peccato e perché Blizzard lo tratta con così tanta profondità? Cosa significa legare la propria anima a qualcuno che non ha pietà?
IL MONDO DI DIABLO NON PERDONA
Se c’è qualcosa che ho scoperto di Sanctuarium, andando ben oltre i discorsi di natura narrativa e ludica, è il mondo costruito attorno a questo Inferno che diventa man mano sempre più esagerato. Qualcuno pensa sia un luogo caldo e dominato dalle fiamme: in realtà è freddo, silenzioso e soggiogato dal panico e dal timore che i peccatori si portano appresso da quando sono scesi dalla barcaccia del Traghettatore di Anime e hanno superato le sue porte, entrando in contatto con le realtà più subdole in assoluto. A romperlo sono i condannati, che si lamentano a causa dei supplizi perpetrati ai loro danni, costretti a soffrire per il presunto male manifestato in vita.
OGNI RACCONTO PARLA DI COLORO CHE NON SI SONO ARRESI E DI CHI LO HA FATTO: CON DIABLO IV IL TEMPO PER COMPRENDERLO NON BASTA
“Ben poco ama colui che può scrivere, a parole, quanto ami.” – Dante Alighieri.