La prima volta che sono entrato in Vault, ma in generale nell’universo di Fallout, avevo quindici anni. Lo avevo fatto con la ragazza che mi vedevo a quel tempo, a Saint-Christophe (un comune qui in Valle d’Aosta, se qualcuno non lo conosce), e fu semplicemente magico. Un padre rapito – no, non il mio – nonché un numero esagerato di situazioni che è meglio se non racconto, o finisce che il sangue si fa copioso e gli sbudellamenti raccontati nella serie televisiva di Amazon Prime Video sono nulla in confronto al dolore catartico che si prova in ogni circostanza.
A parte il romanticismo (che, attenzione, meglio ci sia in determinate situazioni), Fallout è esattamente quel tipo di videogioco che fa di tutto per sostenere che non c’è proprio tempo per pensare ai sentimenti. Certo, ammetto che quella ragazza mi è rimasta impressa per parecchio tempo e le voglio ancora oggi un mondo di bene, ma da quel momento è cambiato molto, e grazie a lei è pure mutato il mio rapporto con le creature di Bethesda Softworks.
Il mondo di Fallout è ancora oggi uno dei più affascinanti in assoluto
Quello era un mondo e un modo diverso di concepire l’universo di Fallout. Era un tempo diverso, c’era molto da scoprire e chiunque cercasse qualcosa da esso, si trovavo nella complessa situazione di dover capire al meglio cosa si trovasse davanti. Adesso le cose sono cambiate, però: è mutato il linguaggio videoludico e quel canto che ha reso celebre Fallout nel mondo dei videogiochi
.Dentro e fuori la Zona Contaminata
FALLOUT: DENTRO IL VAULT
Esattamente come viene narrato nel corso della serie televisiva, nel mondo videoludico di Fallout si entra in contatto con un universo brutale. Un mondo incontaminato, in cui ogni respiro è contato all’asintoto; c’è da fare molto, da pensare molto e sperare, in tal senso, a dover cercare di sopravvivere. Una nota, al riguardo: se in Fallout 3 e Fallout New Vegas pensavo che non sarebbe mai potuto accadere alcunché di brutto, è perché non mi ero reso conto che il Vault fosse ben più vuoto di quanto immaginassi. Ma quando il terrore entra all’interno di esso, ad esempio, quanto può mutare tutto quanto? Ben più di quanto qualcuno immaginerebbe, in realtà, specie se il massacro scoppia in modo inaspettato e tutto quanto va in malora.In Fallout 3 e in Fallout 4, lo ammetto, ho avuto costantemente la sensazione di essere letteralmente al centro di una ricerca che andasse ben oltre la sicurezza del Vault: c’era sempre una famiglia di mezzo. Da una parte un padre, dall’altra una moglie e un figlio (o un marito e un figlio, chissà), per poi partire all’avventura nella zona di Boston. È rilevante sottolineare, anche grazie agli sforzi di Bethesda, quanto Fallout 76 sia mutato nel corso del tempo e sia diventato un capitolo di tutto rispetto, nonostante il lancio tumultuoso e situazione complessa per lo studio di sviluppo con sede a Rockwille, una sontuosa cittadina del Maryland, costretto a dover sistemare una situazione complessa.
Al riguardo, quel concetto “Dentro al Vault” non è mai stato così interessante come allora: c’era esattamente tutto, dalla prima all’ultima parola, nonché l’intenzione di mostrare con efficacia un contesto inedito
La filosofia del Vault, in tal senso, è costituire una società sulle regole di quella precedente: correre verso il passato per sentirsi bene e poi, chissà, vedere se qualcun altro è disposto ad accettarle, quelle regole
ALMOST HEAVEN, WEST VIRGINIA…
“Country Roads, Take me Home” è una canzone di John Denver, che Bethesda ha voluto omaggiare in Fallout 76, soprattutto nel suo trailer dedicato. Se ci rifletto bene, la radio del Pip-Boy, da cui vengono trasmesse le canzoni, ha un ruolo fondamentale nel corso del viaggio all’interno del mondo funestato di Fallout. Oltre a raccontare attraverso la musica cosa accade, è pure una compagna di viaggio che, tra una sparatoria e l’altra, permette di riconnettersi con il mondo che prime delle bombe nucleari ha devastato il mondo intero.Ed è qui che amo soffermarmi, quando parlo di Fallout: sul senso di ogni canto e di ciascun momento che accompagna un viaggio, trasformandolo in qualcosa di speciale e inedito. In qualcosa che, in un modo o nell’altro, è nell’anima stessa di Bethesda, rimasta un pochino assente in Starfield, opera che, purtroppo, non raggiunge le cifre stilistiche di Fallout e, nel caso specifico, di ciascun The Elder Scrolls pubblicato negli ultimi trent’anni. Una volta fuori dal Vault, un qualunque alter ego creato dal giocatore si ritrova in quella situazione di smarrimento che la stessa Ella Purnell prova quando si accorge che il mondo è proprio andato in malora: dimenticate Philadelphia, New York, Boston e il Mojave, e abbracciate l’idea che c’è solo un’immensa linea di sabbia e radiazioni che risponde al nome di Zona Contaminata.
Tante zone, pensieri e persone: mica male, questa Zona Contaminata
SCEGLIERE CHI ESSERE
Nessuno è abituato a dover prendere una posizione. Spesso, in realtà, si è costretti a pensare rapidamente: cos’è meglio o peggio, nella perduta e sconfinata Zona Contaminata? Uccidere o essere ucciso? La mia preferita è preservare quel briciolo di umanità rimasto che, in un modo o nell’altro, cambia distintamente il proprio approccio al mondo di gioco. Si chiacchiera tanto, troppo, in Fallout: ma è meglio farlo invece che restare in silenzio, magari con la speranza che tutto quanto cambi improvvisamente anche se è impossibile.Ad ampliare e migliorare, senza cambiare alcunché, sono i modder di Fallout, specie nel quarto capitolo del franchise di Bethesda: il loro rapporto con la serie è inestimabile, reale e tangibile, nonché di assoluto valore da qualunque parte si decida di vederla. Le migliorie, soprattutto su PC, hanno reso le esperienze di Fallout degne di essere vissute ancora e ancora più volte, poiché esse si concentrano sul bello di un mondo che non ha alcuna intenzione di mostrare speranza e redenzione.
Vi siete mai sentiti Oppenheimer, per un momento?