Una nebbia fitta ricopre interamente l’isoletta nei pressi del Maine. Il nome del piccolo villaggio di pescatori si intravede appena sul cartellone scrostato, eroso dal sale marino e sciacquato via dalla pioggia: Far Harbor. La terza espansione di Fallout 4 è un insieme di promesse da mantenere: quelle narrative, che partono dall’ennesima investigazione firmata Nick Valentine e sembrano suggerire una storia adulta e squisitamente dickiana, e quelle legate alle possibilità del gameplay, passando per la generosa estensione dell’isola e le nuove aggiunte. Cercando di mettere una pezza a una certa ripetitività dell’immaginario urbano di Fallout, Far Harbor definisce una nuova area geografica, lontana dal Commonwealth, caratterizzandola con nuove fazioni, nuove personalità e un nemico (sovra) naturale spietato: la nebbia radioattiva.
UOMINI E MACCHINE
Ho apprezzato molto l’ultimo titolo di Bethesda, anche se le differenze con il terzo capitolo erano, a un primo sguardo, decisamente risicate. La sensazione arrivava non tanto dal gameplay, diretta evoluzione di un titolo ben rodato sotto quel punto di vista, quanto dall’ambientazione urbana che non si discostava troppo rispetto alla Washington D.C. devastata dell’avventura precedente. Per questo ho finito con l’apprezzare tantissimo Far Harbor, tanto l’espansione con tutti i suoi contenuti, quanto il posto che gli dà il nome: il piccolissimo villaggio di pescatori preso d’assedio da una nebbia spessa e velenosa, capace di nascondere orrori indicibili.
Far Harbor definisce una nuova area geografica, lontana dal Commonwealth
LA NEBBIA ASSASSINA
L’altra grande protagonista dell’add-on è la nebbia, in grado di cambiare un po’ tutti gli equilibri del gioco. Se in Fallout 4 era teoricamente possibile (e auspicabile) cercare di evitare l’avvelenamento radioattivo, saltando fuori da ogni situazione che facesse salire il contatore Geiger in dotazione al personaggio, questa volta mettere in conto una dose massiccia di contaminazione è praticamente d’obbligo. A meno di non aggirarsi per l’isola bardati dall’ingombrante armatura atomica, si deve venire a patti con la natura velenosa della nebbia, affrontandone le conseguenze: una massiccia dose di radiazioni da ingoiare e la capacità di nascondere tra le sue spire alcune delle creature più cattive e orribili del parco mostri di Fallout 4. Enormi rane mutate, lucertole antropomorfe e mantidi religiose alte due metri strisciano e riescono a mimetizzarsi con l’ambiente che caratterizza la zona, spezzando alla grande l’incantesimo monotono del Commonwealth con l’ambientazione palustre e inquietante di un horror d’autore.
Far Harbor è davvero in grado di mantenere le promesse. Con un’estensione notevole, una diversità marcata per quanto riguarda l’ambientazione e una lotta più che interessante tra le diverse fazioni, la terza espansione di Fallout 4 addiziona tante suggestioni lovecraftiane a una formula altrimenti stantia. Aggirarsi per i boschi, con la bruma che sale dal terreno e il sole che cerca di infilarsi tra i rami alti e spogli, riporta inevitabilmente alla mente S.T.A.L.K.E.R., ma anche i racconti del solitario di Providence. Interessanti inoltre le aggiunte all’armamentario a disposizione del personaggio, soprattutto per quanto riguarda la pistola spara arpioni, un’arma pesante in grado di “incollare” alle pareti gli avversari con impietosi spunzoni d’acciaio.
Far Harbor offre un’alternativa alle atmosfere soffocanti della città
Far Harbor è il miglior contenuto aggiuntivo disponibile per Fallout 4, capace di reinventarne l’immaginario mescolando la base sci-fi con contaminazioni horror. Il materiale aggiunto è tantissimo e la nuova area esplorabile è interessante e viva, grazie allo scontro tra le fazioni che si incontreranno durante le dodici ore necessarie a portare a compimento l’avventura.