Viscerafest – Recensione

PC

Tutti adoriamo i videogame con trama complessa e significati profondi. A volte, però, è necessario risvegliare l’atavico piacere di sparare prima, pensare mai. Esattamente come in Viscerafest.

Sviluppatore / Publisher: Acid Man Games, Fire Plant Games / Fulqrum Publishing Prezzo: 19,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: già disponibile

Rozza, psicopatica e sempre pronta a lasciarsi andare a una sana dose di ultra violenza gratuita. Caroline ha un sogno nel cuore e il vuoto siderale nel portafogli. Piangersi addosso non è il suo forte, così si arruola come cacciatrice di taglie intergalattica pronta a raccogliere teste di farabutti alieni da convertire in fruscianti bigliettoni. Non ha freni né filtri e nemmeno antialiasing, ma soprattutto non ha il minimo problema morale a trasformare intere razze ostili in poltiglia fluorescente, purché il tutto serva ad avvicinarsi al suo obiettivo: un anello di fidanzamento. È come una sorella gemella di Duke Nukem cresciuta anch’ella a ignoranza, sarcasmo e munizioni ad alto potenziale esplosivo.

Caroline però è ancora più sboccata, cinica e sopra le righe, senza mai scadere nella caricatura degli one man army del secolo scorso. Un personaggio davvero azzeccato, tranne che per un solo, imperdonabile, difetto: l’anello di fidanzamento non è per me. Potrei dichiararmi, certo, ma ho paura che defecherebbe sul mio ego rispondendomi come Garona: “ti spezzeresti”. Pazienza, mi godrò le sue gesta giocando a Viscerafest, boomer shooter firmato da Acid Man Games che promette difficoltà al limite del proibitivo, ventitré labirintici livelli e tonnellate di proiettili da vomitare allegramente addosso ai nemici. Dopo un lungo e promettente rodaggio in Early Access, è finalmente giunto alla release definitiva.

VISCERAFEST, ODE AL BOOMER SHOOTER

Viscerafest offre tutto quello che ci si aspetta da un boomer shooter: trama concepita tanto perché bisognava scrivere qualcosa che non fosse “spara e basta” sulla descrizione di Steam, protagonista con carisma da vendere e azione non stop scevra da scelte morali o plot twist. Avete raggiunto la fine del livello, anche con un solo hit point residuo e il caricatore vuoto?

Viscerafest

Si scrive “out of ammo”, si legge “siamo in mare di guai”.

Perfetto, ora potete scegliere se affrontare il successivo o rivisitare quello appena completato alla ricerca di tutte le aree segrete e dei collezionabili più improbabili. L’estetica, libera dall’obbligo di sbandierare ray tracing, filtro anisotropico e occlusione ambientale, è una deliziosa esplosione retrò; un rave di colori che richiama la palette neon anni ’80. Rosa fluo, verde acido, viola psichedelico: ogni livello è un delirio cromatico nel quale è impossibile annoiarsi ma è facilissimo morire male, accompagnati da una colonna sonora martellante che non concede tregua.

Caroline è la sorella senza freni di Duke Nukem: rozza, letale, pixellosa e pronta a spaccare tutto

Proprio come i nemici, presenti in generose quantità e tutti decisamente agguerriti. Fin dal primo livello troveremo energumeni dal pugno pesante, guardie aliene sempre pronte a ripararsi dietro uno scudo e cecchini dalla mira infallibile. Caratteristica di Viscerafest è la frequenza di fuoco degli alieni; quando iniziano a sparare, ci arriva addosso una pioggia laser: cinque, dieci, anche venti colpi alla volta a noi indirizzati con precisione chirurgica. Trovarsi sotto tiro in spazi aperti significa morte quasi istantanea o brutale ridimensionamento di punti vita e armatura, giusto in tempo per ricevere la raffica successiva. Fondamentale, quindi, imparare il pattern comportamentale di ogni mostro e organizzarsi di conseguenza: cercando riparo, rispondendo con una dell numerose armi, o ingaggiando in corpo a corpo con montanti devastanti.

ECCO COSA CI SIAMO DIMENTICATI! I CHECKPOINT!

Le mappe sono grandi e piene di aree segrete, ma abbastanza lineari e concepite con il vecchio sistema che obbliga ad aprire la porta gialla con la chiave gialla, che si trova dietro la porta verde chiusa con la chiave verde, situata chissà dove. Morire significa dover ricominciare dall’ultimo checkpoint, con il piccolo problema che in Viscerafest i checkpoint non esistono.

Sparare prima, pensare mai: Viscerafest riporta in auge l’ignoranza videoludica

Molto saltuariamente troveremo delle capsule da utilizzare come quick save con estrema oculatezza. Per ripristinare i punti vita, dobbiamo recuperare i cuori droppati dai nemici fraggati con maggior violenza, o infierire sui loro cadaveri fino a smembrarli completamente. La regola generale è: se ciò che rimane a terra non assomiglia al ragù della nonna, non siamo stati abbastanza convincenti. Il tutto mentre Caroline canta, urla e impreca, reinterpretando a modo suo My Way di Frank Sinatra o Boom, Boom, Boom, Boom!! dei Vengaboys. Quando non impegnati a sterminare tutto lo sterminabile, dovremo affrontare salti millimetrici per evitare di finire in pozze acide, fiumi di lava o altre trappole pensate per punire chi si distrae anche solo per mezzo secondo.

Viscerafest

Le sezioni platformer daranno filo da torcere.

Fondamentale il dash, che permette di coprire grandi distanze con una momentanea invulnerabilità: ci aiuterà ad attraversare piattaforme sospese, evitare piogge di proiettili o semplicemente scappare in modo elegante. C’è poi il leggendario bunny hop, attivabile saltando ripetutamente come coniglietti – da qui il nome – che con il giusto ritmo può far raggiungere a Caroline notevole velocità.

IL NEGOZIO DEI CHEAT

Dopo aver pianto, sudato e sofferto lungo ogni capitolo e aver mandato al creatore i boss, approderemo finalmente all’hub. Da qui potremo rigiocare le mappe già completate, accedere a un museo con il bestiario e soprattutto spendere le centinaia di teschi raccolti per acquistare cheat nello shop dedicato. Colpi potenziati, rifornimenti più abbondanti e pelle più spessa della corazza di un carro armato sono solo alcuni dei bonus attivabili per rendere il massacro un filo più abbordabile, almeno sulla carta. Va comunque segnalato che anche al livello di difficoltà proposto di default l’esperienza è molto impegnativa.

Viscerafest

I boss richiedono un impegno da Souls like.

In questo tripudio di boomerate ben eseguite, l’unico aspetto che non mi ha convinto appieno di Viscerafest è il modo in cui sono rappresentati i nemici: non modelli 3D, bensì semplici sprite sempre rivolti verso il giocatore. Una scelta che strizza l’occhio al passato, certo, ma che complica non poco la mira quando si spara dall’alto verso il basso: da quella prospettiva, la loro sagoma sottile come un foglio A4 tende a scomparire. Pazienza. Vorrà dire che li affronteremo tutti viso a viso, com’è giusto che sia in una storia d’amore, sangue e proiettili.

In Breve: Viscerafest è un frenetico boomer shooter ambientato in un universo sci-fi retrò dipinto con grossi pixel dalla palette neon che ricorda le brutali combinazioni cromatiche degli anni ‘80. La mercenaria protagonista è una lettera d’amore a Duke Nukem, impegnata in sparatorie ultra violente e salti impossibili lungo i labirintici livelli traboccanti di alieni e boss da crivellare di colpi fino a ridurli in poltiglia. La possibilità di raccogliere teschi da usare come valuta presso i negozi per comprare cheat invita a rigiocare le mappe già terminate alla ricerca di zone segrete o semplicemente di vendetta, una volta diventati più forti.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Da bravo boomer shooter, si accontenta di hardware modesto e gira alla perfezione. C’è un filtro antialiasing opzionale che invece di trasformare la grafica in una 3dfx Voodoo like, semplicemente sfuoca un po’ la scena. Peccato.

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Pro

  • Gameplay adrenalinico e brutale / Palette Hotline Miami like / Protagonista carismatica

Contro

  • Nemici poco visibili dall’alto
8.4

Più che buono

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