Dread Templar – Recensione

PC

Boomer shooter, gameplay fast-paced e soundtrack metal, non serve altro per descrivere in poche parole estere Dread Templar, un retro shooter in cui caratteristiche old school e moderne pogano come se non ci fosse un domani.

Sviluppatore / Publisher: T19 Games / Fulqrum Publishing Prezzo: 19.99 € Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam, GOG, Epic Games Store) Data di Lancio: 26 gennaio

Nel nostro idioma invece lo definirei un tributo agli indimenticabili FPS degli anni ’90, un sentito omaggio ai pilastri di un genere intero e uno shooter in cui, noncuranti delle differenza d’età, tratti vecchi e attuali amoreggiano fino a generare un mix intrigante.




Sviluppato da T19 Games, edito da Fulqrum Publishing e uscito dall’Accesso Anticipato il 26 gennaio, Dread Templar va brutalmente dritto al punto proprio com’è lecito aspettarsi da un templare in cerca di vendetta nei regni infernali. Chi ha dimestichezza con gli FPS di incipit simili ne avrà vissuti a bizzeffe, ma diciamoci la verità: una scusa vale l’altra quando c’è da polverizzare legioni di esseri demoniaci, no?

UN VERO TEMPLARE NON CERCA SCUSE

Dread Templar è consapevole che non gli servono chissà quali fronzoli narrativi per svolgere il suo dovere e sa anche che, nelle viscere dell’oscurità, il fine glorifica i mezzi: il cipiglio infatti è quello dell’FPS indipendente duro e puro, chi si fa scrupoli è carne da macello perché l’azione è una scatenata danza della morte scandita dalle galvanizzanti note di un’ipnotica colonna sonora metal.

Dread Templar va brutalmente dritto al punto proprio com’è lecito aspettarsi da un templare in cerca di vendetta nei regni infernali

Girovagando per venticinque livelli ora più ora meno ispirati nel level design – la discrepanza si nota confrontando i primi e gli ultimi – ma sempre stimolanti da esplorare in virtù delle numerose stanze segrete, dei puzzle e dei passaggi da sbloccare grazie alle classiche chiavi di colori diversi, tra un’area infestata dai mostri e l’altra può capitare di rallentare i battiti cardiaci in cerca della retta via o di una sezione platform da superare magari per raggiungere delle fondamentali risorse.

Sezioni platform, non vi temo. O forse dovrei?

Questi momenti di “quiete tra una tempesta e la successiva” tuttavia non devono ingannare: dall’inizio alla fine – e non solo per la rapidità con cui si muove il protagonista – Dread Templar è furioso gameplay e orde di demoni che ti travolgono a velocità indiavolata. Il rovescio della medaglia è che può risultare complicato affezionarsi al templare e ai suoi ritmi se non si è disposti a impegnarsi per mantenere il passo: chi mal sopporta la frenesia finanche visiva, gli zampilli di sangue copiosi e i trionfi di budella in pixel art è bene faccia le sue considerazioni. Chi invece già si frega le mani al pensiero di affrontare torme di orrori si prepari a godersi un divertente viaggio in bullet hell class lungo venticinque tappe equamente suddivise in cinque episodi.

LE VIRTU’ DI DREAD TEMPLAR

Sebbene l’esperienza si fermi qualche passo indietro rispetto a quella garantita da Prodeus, giusto per citare uno dei migliori boomer shooter che mi viene in mente, Dread Templar riesce a farsi apprezzare grazie al peculiare connubio fra antico e contemporaneo. Il gameplay arrembante mescola un’anima old school, una pixel art retro e un gunplay nella norma – qualche hit box e il feedback dei colpi si possono perfezionare – a delle feature attuali come lo sprint e il bullet time, entrambe limitate rispettivamente da un cooldown e da una barra che si ricarica a suon di uccisioni.

La schermata dei potenziamenti.

A impreziosire l’opera di T19 Games ci pensa la possibilità di personalizzare il proprio templare attraverso un sistema di skill e potenziamenti basilare ma funzionale, il quale permette, presso degli appositi Altari, di sfruttare delle Gemme del Sangue per sbloccare gli slot (tre per ogni categoria) e delle Rune d’argento/d’oro per modificare il comportamento delle varie armi (doppia katana, arco, fucile a pompa, doppia pistola, ma ci sono anche un lancia-trappole e delle armi infernali) o del personaggio stesso (ad esempio aumentando la durata dello slow motion time).

È interessante notare che col tasto destro del mouse si accede a una modalità di fuoco secondaria per ogni arma, come le due katane che si uniscono a mo’ di lancia da scagliare oppure il fucile a pompa che diventa una potente doppietta, aumentando i danni ma divorando più munizioni.

L’INFERNO NON È PERFETTO

Gli amanti dei retro FPS tireranno fuori una decina di ore di furioso divertimento da Dread Templar fra Campagna e Guardian mode, una gara di resistenza contro ondate di demoni, tuttavia l’impressione è che per potersi sedere accanto ai grandi boomer shooter ci voglia qualcosina in più.

Nonostante i pregi, l’esperienza si ferma qualche passo indietro rispetto a quella garantita da Prodeus o dai migliori retro FPS

Ciò non significa che Dread Templar non meriti denari, tempo e imprecazioni, le boss fight di sicuro impatto ripagano di ogni sforzo ad esempio, ma nel conto va messa qualche imprecisione come delle fasi platform meno ispirate o il posizionamento di una manciata di checkpoint su cui probabilmente si può lavorare (il save system non è libero ma è legato a punti specifici, è bene evidenziarlo).

I boss possono dare del filo da torcere se vengono presi sottogamba.

Nonostante la personalizzazione, il gameplay più profondo di quanto si possa sospettare e tattico al punto giusto in virtù della gestione delle risorse e delle minacce per priorità, alla lunga può palesarsi un po’ di monotonia specie se non si è irriducibili sostenitori del genere. Come altri boomer shooter prima di lui, infatti, Dread Templar va approcciato con la consapevolezza che sostanzialmente si deve sparare senza rimpianti, correre sempre, schivare una moltitudine di colpi e, fra una sezione platform e un puzzle, esplorare ogni mappa per potenziarsi mentre si pregusta già il prossimo massacro. E la prossima tornata di contenuti, tra l’altro: la roadmap per il 2023 fa ben sperare circa il futuro del templare metallaro.

In breve: Chi ama i boomer shooter sarà felice del miscuglio di caratteristiche old school e moderne di Dread Templar, dei suoi scontri frenetici ma anche tattici, della personalizzazione e del gameplay loop in cui è facile rimanere invischiati soprattutto se i ricordi degli anni ’90 sono ancora vivi. Al di là di un’esperienza complessiva meno convincente di quella offerta da altri suoi eccellenti simili, qua e là s’intravedono dei difetti di varia natura che possono raffreddare l’entusiasmo in chi non è particolarmente allettato dalla prospettiva di mettere a ferro e fuoco un inferno arredato in stile vintage.

Piattaforma di Prova: i7 [email protected], Nvidia 3070 Laptop 8 GB, 16 GB di RAM e SSD.
Com’è, Come gira: Con la configurazione di prova il gioco vola a 160 fps in 4K, ma non è una sorpresa: tecnicamente Dread Templar non è pesante. La pixel art è fortemente retro ma valida, i cinque filtri grafici con cui cambiare l’estetica del gioco sono simpatici, la colonna sonora metal che istiga costantemente a scatenare la furia del templare invece è manna dal cielo.

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Pro

  • Bel mix di gameplay old school e moderno / La personalizzazione è basic ma funziona / Un riuscito omaggio agli FPS degli anni ‘90

Contro

  • Si notano discrepanze nel level design / Per l’olimpo dei retro FPS manca qualcosa / Diverse imperfezioni da limare
7.8

Buono

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