Oggi si parla di Men of War 2, che però non è il secondo capitolo di questa serie di RTS ma, uhm… il settimo? Dipende anche da come li contate, in realtà.
Sviluppatore / Publisher: Best Way / Fulqrum Publishing Prezzo: 44,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Online Cooperativo e Competitivo PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store) Data di Lancio: Già disponibile
Io vi devo dire la verità: questo ultimo mese, diciamo dalla metà di aprile in poi, è stato un inferno. Non per questioni personali (che, comunque, sono sempre lì a rosicchiare il tempo), ma perché è uscita tipo a mitragliatrice una quantità di roba dietro l’altra che ti fa venire voglia di giocarla. V Rising, Hades 2, Homeworld 3, non ci si sta dietro.
E un titolo come Men of War 2, RTS ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, finisce per passare in secondo piano. Un peccato? Eh, parliamone…
MEN OF WAR 2 MA IL 2 È UN SETTE, O FORSE UN NOVE
Quella di Men of War è una serie di RTS forse non famosissima, ma che ha una tradizione ventennale alle sue spalle: il primo capitolo, intitolato Soldiers: Heroes of World War II, risale infatti al 2004. Negli anni seguenti, gli studi Best Way e Digitalmindsoft si sono alternati al timone, ed è proprio da questi ultimi che è stato sviluppato il penultimo capitolo, quel Men of War: Assault Squad 2 uscito nel 2014.
MEN OF WAR 2 FA DEL REALISMO UNA SUA CARATTERISTICA DISTINTIVA
Ora, se avete giocato e apprezzato i vecchi capitoli, avete già presente questi elementi base e sapete già cosa significano nel concreto, ma visto che non è impossibile che questa recensione venga letta anche da chi non ha familiarità con Men of War, è il caso di spiegarglielo. La conseguenza delle meccaniche di cui ho parlato sopra è che eliminare unità (che sono limitate in ogni scenario, campagne comprese) è molto facile; questo, naturalmente, non vale solo per voi ma anche per il vostro avversario: quindi a quel bel carrarmatino che avete deciso di tirare fuori farete meglio a starci molto attenti, perché basta davvero poco per vederlo passare dal dominatore del campo di battaglia a una triste palla di fuoco. E succederà, e anche spesso, perché è umanamente impossibile tenere d’occhio ogni cosa. Avete fatto pace con questo concetto? Ottimo, allora andiamo avanti.
MECCANICHE DI GUERRA
Men of War 2 appartiene, come altri prima di lui, alla categoria degli RTS “moderni”; cioè, strategici che non basano la produzione di unità sulla raccolta di risorse e sullo sviluppo di alberi delle tecnologie, ma su sistemi alternativi. In questo caso specifico, è abbastanza evidente come Best Way abbia voluto trarre ispirazione da quanto fatto qualche anno fa da Steel Division, in due modi: il primo, è che le modalità di gioco principali, sia in singolo che in multiplayer, si basano sui “battaglioni”, cioè distaccamenti di unità specializzati; quindi, ci sono reggimenti di fanteria, di artiglieria, meccanizzati, corazzati, eccetera. Questi sono predeterminati con la possibilità di modifica, limitata a ciò che ha senso sia presente nel battaglione in questione; quindi non potrete modificare un battaglione di fanteria in modo che al suo interno ci siano solo carri armati.
STUPISCE LA MANCANZA DI COMMONWEALTH, CINA E GIAPPONE, PRESENTI NEL PREDECESSORE
Un ultimo aspetto delle meccaniche di cui voglio parlare riguarda il Direct Control, e cioè la possibilità di controllare direttamente le unità: premendo E, potremo muoverle con WASD e mirare con il mouse, una meccanica che credo ben pochi RTS adoperino al di fuori di Men of War e che trovo sia una delle peculiarità più interessanti di questa serie, oltre ad essere non dico indispensabile ma di sicuro un grande amplificatore di potenza specie per quanto riguarda i carri armati.
WUNDERWAFFEN?
Se le meccaniche di Men of War 2 sono ben rodate – come detto sopra, sono più o meno sempre le stesse da vent’anni a questa parte – ci sono altre cose che convincono meno. Il contenuto singleplayer, per esempio, è abbondante in quantità ma non in qualità. Si divide in quattro categorie: campagne vere e proprie (tre in totale), operazioni storiche (tre), conquista (quattro, una per fronte) e raid (quattro).
LE CAMPAGNE ALTERNANO ALTI E BASSI, CON UN ACCENTO SULLA QUANTITÀ
In Breve: La formula alla base di Men of War è la stessa da oltre un decennio, e qui si ripropone in maniera molto simile. Chi la ama continuerà ad amarla, anche se qualche cambiamento e l’assenza di tre fazioni potrebbero deluderli. Chi non conosce la formula farebbe meglio ad approcciarsi con cautela.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: RTX 3060, Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Verrebbe da dire che il gioco è quello da vent’anni e la grafica pure, ma qualche miglioramento nel tempo è di sicuro stato fatto. Non aspettatevi animazioni spaccamascella né tantomeno ottimizzazione senza inciampi, però.