Warhammer 40,000: Chaos Gate Daemonhunters – Recensione

PC

Un manipolo di Cavalieri Grigi contro innumerevoli demoni e seguaci del dio Nurgle: chi vincerà? L’Ordo Malleus non ha dubbi, ma per scoprirlo bisogna giocare a Chaos Gate Daemonhunters e invocare la protezione dell’Imperatore.

Sviluppatore / Publisher: Complex Games / Frontier Foundry Prezzo: € 44,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18+ Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store)

Avete recitato le litanie dell’odio? Benedetto i sigilli di purificazione? Indossato la splendente armatura d’argento del capitolo segreto di Space Marine? Allora siete pronti a varcare la soglia del warp e lanciarvi nell’eterna lotta tra l’umanità e le creature contorte dell’Immaterium. A bordo dell’Editto Funesto, uno dei vascelli del Capitolo di Titano, non vi resta che salpare per uno dei tanti settori spaziali che formano il vasto Imperium e andare a mazzuolare un bel po’ di demoni.

Le premesse narrative di Warhammer 40,000: Chaos Gate – Daemonhunters sono le più classiche. Un’inquisitrice dell’Ordo Malleus – il ramo preposto al contrasto dei demoni caotici – chiede l’aiuto dei Cavalieri Grigi per estirpare la contaminazione del dio della peste Nurgle che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il settore. Spetta quindi al giocatore, neo promosso al rango di comandante della Editto Funesto, schierare i suoi confratelli e porre fine a questa terribile minaccia.

CHAOS GATE DAEMONHUNTERS: UNA CARICATURA DI WARHAMMER 40K?

A dire il vero, pur essendo stato curato dall’autore dei romanzi ufficiali Aaron Dembski-Bowden, il comparto narrativo del tattico a turni targato Complex Games non brilla certo per originalità. Anzi, i dialoghi risultano spesso banali, mentre l’intreccio punta perlopiù ad alimentare il fan service buttando lì qualche riferimento a nomi e situazioni note agli appassionati di Warhammer 40,000.

Warhammer 40000 Chaos Gate Daemonhunters Recensione 04

L’inquisitrice Vakir sembra essere uscita direttamente da un anime giapponese, soprattutto per le sue movenze e le proporzioni anatomiche esagerate.

Uno dei problemi di questo emulo di XCOM, però, consiste nello stile artistico che gli sviluppatori hanno deciso di utilizzare in tutto il gioco: una foggia rassomigliante più a una caricatura creata da qualche amatore che a un prodotto ufficiale su licenza. Ciò stona abbastanza con la solennità dei Cavalieri Grigi, simile a un ordine di monaci guerrieri che prendono molto sul serio la loro vocazione.

Ore e ore passate ad abbattere cultisti, demoni e space marine traditori in una sequela di missioni tutte uguali

L’idea che mi sono fatto nelle circa trenta ore che ho trascorso in compagnia di Chaos Gate Daemonhunters è che gli sviluppatori non abbiano bene inteso cosa sia un Cavaliere Grigio. Un’impressione formatasi dopo ore e ore passate ad abbattere cultisti, demoni e space marine traditori in una sequela di missioni tutte uguali, scontrandomi molto spesso contro nemici spugna che richiedono fin troppi colpi di requiem o di falcione per essere mondati dalla corruzione. Immaginate un umano geneticamente modificato dotato di capacità psioniche eccezionali che scende in battaglia con armi grandi il doppio di una persona comune. Adesso immaginate di essere un banalissimo cultista che indossa vesti stracciate e un elmetto malconcio: in quanto tempo dovrebbe uccidervi il suddetto Space Marine? La risposta, secondo Complex Games, è almeno due turni.

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Quando si muove una unità è sempre possibile notare le unità nemiche in vista nella casella di destinazione.

Ogni nemico è fin troppo coriaceo quando in realtà un Cavaliere non dovrebbe avere alcun problema a disfarsi in fretta delle creature più semplici. Ora pensate che ogni missione metta i vostri quattro guerrieri d’élite contro orde di nemici, che le vostre armi faranno sempre meno danni – in proporzione – di uno spara-tappi di un cultista, e che accusare una ferita leggera in battaglia costringerà i Cavalieri a una lunga permanenza nell’Apotecarion (l’infermeria per intenderci). Il bilanciamento, come si può facilmente evincere, è da rivedere non soltanto ai fini dell’aderenza al background del 40K, ma anche perché rende monotone e frustranti le missioni che già di per sé sono molto ripetitive.

EDITTO FUNESTO: NOMEN OMEN

Arrivati a questo punto vi starete però chiedendo in cosa consista Chaos Gate Daemonhunters. Il gioco è di fatto un titolo che riprende quasi pedissequamente gli insegnamenti dei moderni XCOM. Durante le missioni, ogni Cavaliere ha tre azioni per turno che può usare a piacimento per muoversi, attaccare o attivare abilità; in più, effettuando delle esecuzioni in mischia su nemici storditi, tutto il gruppo ottiene immediatamente un punto azione bonus. Da notare che non esistono percentuali relative alla possibilità di colpire il bersaglio: gli Space Marine vanno sempre a segno; coperture e gittata modificano soltanto i danni inflitti.

I nemici mi sono sembrati molto poco intelligenti, e gli sto facendo un enorme complimento

Di contro, i nemici mi sono sembrati molto poco intelligenti, e gli sto facendo un enorme complimento. Per esempio, dopo aver usato l’abilità speciale del lanciafiamme per dar fuoco a un’area dello scenario, i nemici non hanno mai aggirato il pericolo ma si sono sempre buttati a capofitto nel rogo. Morendo male, ovviamente. Inoltre sfruttano poco le coperture e raramente attaccano il gruppo del giocatore con un minimo di pianificazione strategica. Sembra che gli sviluppatori abbiano deciso di puntare solamente sulla quantità dei nemici (ce ne sono davvero tanti in ogni missione), piuttosto che sulla loro qualità.

Warhammer 40000 Chaos Gate Daemonhunters Recensione 01

Sferrando un colpo critico possiamo decidere quale parte del nemico colpire e dunque applicare effetti di danno aggiuntivi.

Vi è anche una blanda componente gestionale, laddove tra una missione e l’altra ci viene richiesto di potenziare l’Editto Funesto, effettuare ricerche sulla corruzione di Nurgle, e valutare quali minacce affrontare nella mappa del sistema stellare. Peccato che quanto di buono c’è in Chaos Gate Daemonhunters venga in parte minato anche da una realizzazione tecnica sub-ottimale. Il frame rate è troppo altalenante, mentre in linea di massima il gioco si rivela un macigno per le risorse del PC, probabilmente a causa del famigerato DRM Denuvo. Per non parlare della possibilità che i salvataggi si corrompano e diventino inutilizzabili, eventualità che purtroppo ho sperimentato personalmente nella mia prima campagna perdendo circa otto ore di gioco. I primi aggiornamenti post-lancio hanno iniziato a correggere alcuni dei problemi tecnici più importanti, ma purtroppo c’è ancora molto lavoro da fare.

In breve: Al netto delle pur numerosissime criticità sul versante tecnico, Warhammer 40,000: Chaos Gate Daemonhunters si è dimostrato un tattico a turni ripetitivo, mal bilanciato e fin troppo verboso nella sua incapacità di raccontare qualcosa di interessante. Onestamente si fa fatica a immaginare a chi sia rivolto questo prodotto dal momento che l’appassionato di WH40K potrebbe trovarlo assai controverso nel modo in cui vengono rappresentate le forze in gioco, mentre i problemi di bilanciamento e dell’IA lo rendono un tattico a turni poco più che sufficiente per i fan del genere. Consiglio per il futuro: meno soldi per assoldare attori famosi e più budget per il gioco vero e proprio.

Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Giocato a 1440p su un hardware ben al di sopra dei requisiti consigliati, Chaos Gate Daemonhunters si è rivelato un software abbastanza instabile e pesante. Speriamo migliori patch dopo patch.

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Pro

  • I pochi scontri con i boss sono ben fatti. / Ottimo doppiaggio (c’è pure Andy Serkis). / Gli scenari sono ben realizzati.

Contro

  • Preparatevi a ripetere due tipologie di missione per 20-25 ore. / Bilanciamento completamente da rivedere. / Parecchi problemi tecnici, in risoluzione patch dopo patch.
6.5

Sufficiente

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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