Dopo aver realizzato alcuni JRPG con RPG Maker, Dancing Dragon Games ha deciso di alzare l’asticella con Symphony of War: The Nephilim Saga, un TRPG in 2D che sa il fatto suo.
Sviluppatore / Publisher: Dancing Dragon Games / Freedom Games Prezzo: 19.99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam) Data di Lancio: Già disponibile
Fire Emblem e Ogre Battle sono le fonti d’ispirazione, sicché sorprende ma non troppo l’anima da JRPG tattico a squadre mescolata ai combattimenti a turni à la auto-battler. A stupire maggiormente è piuttosto la raffinatezza del miscuglio, l’equilibrata consistenza data al gioco dalle sue diverse componenti.
SYMPHONY OF WAR: ODE AL CONDOTTIERO
Parlare di strategia può intimorire chi, come il sottoscritto, ha vita dura già nel tutorial di un qualsiasi 4X, ma fortunatamente intuire le meccaniche ideate dal piccolo studio indipendente di Seattle non è un’impresa. Selezionato il sesso del proprio condottiero si viene subito spediti al primo fronte di guerra disponibile per dimostrare che l’accademia militare imperiale non ha preso una cantonata promuovendoci. I primi capitoli-missioni servono ad apprendere le basi del gameplay mentre tutt’intorno, a forza di tradimenti e intrighi politici, la trama prende forma. Nonostante i dialoghi e il canovaccio non siano particolarmente brillanti, la storia riesce almeno a contestualizzare narrativamente ognuno dei capitoli che scandiscono le 30/40 ore della campagna. Nei panni di un neo generale finito al centro di un intrigo più grande di lui, il ruolo del protagonista nell’escalation di corruzione è chiaro fin da subito: riportare l’ordine e la pace a Tahnra.
CHE VINCA IL GENERALE MIGLIORE
È sul campo di battaglia e gestionali dintorni che Symphony of War dà il meglio di sé, né più né meno il vero cuore pulsante del gioco. Tra schermate semi statiche di dialoghi e momenti di narrazione alla JRPG old school, l’azione si svolge in mappe 2D con visuale dall’alto, ora dalle dimensioni contenute, ora più ampie ed elaborate. Qui si devono posizionare le proprie truppe e poi, a turni alterni, spostarle a seconda delle priorità e dell’avanzata delle squadre nemiche. Come anticipato si comandano svariate squadre formate da un massimo di 9 unità. Sulla mappa ogni squadra è rappresentata da un Leader che può muoversi entro un limitato numero di caselle per turno e, se un Leader si trova nelle caselle adiacenti un Leader nemico (le unità a distanza possono colpire da lontano) allora lo scontro può iniziare.
Quando accade la visuale diventa laterale, permettendo così di osservare da vicino ambedue le compagini mentre se le suonano automaticamente. Guai a tradurre il termine auto-battler con superficialità, ciascuna squadra ha punti di forza e punti deboli differenti, gli attacchi, le difese, i vantaggi e gli svantaggi tattici di cui dispone variano a seconda delle sue unità e del terreno, ma non solo. C’è inoltre una barra del morale per ciascun team che diminuisce a furia di attacchi andati a segno, una feature che aumenta la screziatura strategica giacché, ad esempio, al momento di ingaggiare dei nemici si può scegliere di focalizzarsi sul loro Leader per demoralizzare la sua squadra rapidamente – beccandosi però un malus – anziché attaccare normalmente senza però dover scendere a compromessi.
LE MILLE E UNA UNITÀ
Symphony of War è assai più profondo di quanto possa sembrare. Vincere fornisce esperienza, le unità aumentano di livello e ottengono statistiche migliori, senza contare che i Leader possono stringere legami tra loro e ottenere ulteriori bonus. Presto o tardi ci si affeziona ai propri soldati/alleati, tuttavia se qualcuno muore non è la fine del mondo, tanto a fine Capitolo torna in vita (a meno di non aver scelto la modalità Insane con la permadeath). Ci si affeziona ai propri sottoposti anche perché, tra una missione e l’altra, durante la fondamentale fase di organizzazione delle truppe, li si può plasmare a proprio piacimento e li si vede letteralmente crescere.
A bocce ferme, infatti, si può intervenire su una serie di aspetti del nostro esercito per prepararsi alla battaglia successiva, si può modificare la composizione delle squadre (magari per sfruttare meglio il sistema di coperture o delle nuove sinergie) o crearne di nuove sfruttando le riserve, ma le opportunità sono molteplici e non posso elencarle tutte. Con più di 50 unità divise fra arcieri, draghi, fanteria leggera/pesante, medici, maghi e tutto ciò che popola un mondo fantasy di stampo tradizionale, il livello di personalizzazione è stupefacente. Lo sarebbe già così, figuriamoci se ad aumentare le opzioni ci si mettono non solo gli Artefatti e l’Equipaggiamento, ma anche l’Albero di Ricerca con le skill di fazione da sbloccare.
SINFONIA BELLICA #1
Dulcis in fundo, infine, si può far evolvere più volte un’unità in una classe più potente appena ottiene sufficiente Class Mastery. Le promozioni tuttavia richiedono materiali non sempre reperibili al Mercato, lo stesso dove si possono assoldare i mercenari o vendere gli oggetti inutilizzati. Durante le battaglie perciò è utile non concentrarsi solo sui nemici bensì dedicarsi anche alla conquista dei punti d’interesse o dei tesori per ottenere le risorse.
Symphony of War è un TRPG colmo di passione che può diventare ossessione grazie al sorprendente mix di semplicità e complessità
In Breve: Tante intuizioni d’autore in un piccolo grande TRPG che, a modo suo, rende onore ai classici del passato. La perfezione non è di stanza a Tahnra eppure Symphony of War è comunque uno strategico a turni azzeccato capace di rapire grazie al riuscito mix di semplicità e profondità. La personalizzazione si attesta su livelli molto alti ed è un bene perché spalanca le porte dell’esperienza a innumerevoli scenari tattici. L’ipnotico gameplay da “un altro Capitolo e smetto” fa il resto perché, sotto quel suo essenziale abito in pixel art, Symphony of War nasconde un insospettabile groviglio di complesse ma appaganti meccaniche.
Piattaforma di Prova: i7 [email protected], Nvidia 3070 Laptop 8 GB, 16 GB di Ram e SSD
Com’è, Come Gira: Niente da segnalare – e ci mancherebbe – con il PC di prova. Tecnicamente c’è di meglio in circolazione, il livello qualitativo è RGP Maker perciò il paragone con i mostri sacri della pixel art è impietoso, tuttavia il lato estetico qui conta fino a un certo punto dacché siamo di fronte al classico caso in cui il gameplay è tutto.