Quella nave di Ubisoft che non vuole più salpare

Torno a scrivere di Ubisoft, a quasi sei mesi di distanza da quell’editoriale in cui ricordavo con nostalgia il passato del publisher francese, di come fino a un certo punto della sua storia fosse stato in grado di innovare e rinnovarsi, per poi venire risucchiato in un vortice di opere derivative e progetti fallimentari.

Torno sull’argomento perché intanto la situazione non ha fatto altro che peggiorare. La compagnia ha di recente tagliato le stime di vendita relative all’anno fiscale in corso, questo perché due delle principali release più recenti – Mario + Rabbids: Sparks of Hope e Just Dance 2023 – si sono rivelate dei flop commerciali. Nel frattempo il publisher ha dovuto rinviare per l’ennesima volta l’uscita di Skull and Bones, lo pseudo-simulatore piratesco annunciato quasi sei anni fa durante la conferenza dell’E3 2017, dovendo quindi rinunciare nell’immediato futuro a un’altra fonte di introiti.

il publisher ha cancellato ben tre progetti non ancora annunciati

Non penso di dire un’assurdità se affermo che Ubisoft non se la passi molto bene, tant’è che il publisher ha cancellato ben tre progetti non ancora annunciati ufficialmente (tra cui il battle arena multiplayer Project Q) nell’ottica di tagliare i costi e provare – stringendo la cinghia – a trovare la rotta giusta verso il successo. Il problema è che, in tutto questo, i manager di Ubisoft non si sono assunti le loro responsabilità, ma anzi hanno provato a spostare il peso dell’insuccesso sulle spalle dei dipendenti. Come se i ripetuti fallimenti accumulati dal publisher siano colpa dell’animatrice senior Jane o del programmatore junior François, e non di chi ha effettivamente potere decisionale all’interno della compagnia, come i manager intermedi e quelli di vertice, tra cui ovviamente il CEO Yves Guillemot. Perché non è assolutamente colpa di Guillemot – o chi per lui – se Ubisoft ha investito in Quartz, il programma di NFT mai decollato (per fortuna), giusto per fare un esempio di qualcosa che chiunque poteva prevedere sarebbe finita male. E non è colpa dei manager se agli studi non viene data nemmeno la libertà creativa di sviluppare videogiochi con protagoniste femminili, perché secondo i capoccia non vendono.

Ubisoft editoriale assassin's creed odyssey kassandra

Kassandra dovrebbe essere la protagonista canonica di Assassin’s Creed Odyssey, eppure gli sviluppatori sono stati costretti a realizzare un secondo personaggio giocabile: il fratello Alexios.

Non è difatti un caso che proprio ieri pomeriggio si sia tenuto uno sciopero indetto da Solidaires Informatique, sigla sindacale francese che rappresenta i lavoratori di Ubisoft Paris. Anche perché, come al solito, a pagarne le conseguenze non sono certo i dirigenti con la casa in Costa Azzurra, l’auto sportiva e i bonus milionari, ma i poveri cristi vessati da condizioni lavorative estenuanti, uno stipendio per nulla congruo che non viene adeguato all’inflazione e – se gli va male – anche vittime di molestie sul luogo di lavoro. Sì perché in questi anni Ubisoft non s’è fatta mancare nemmeno quelle, tra accuse di ambienti di lavoro tossici e scuse pubbliche di Guillemot che non hanno portato a nulla, un po’ come avvenuto proprio pochi giorni fa dopo che il CEO aveva addossato la colpa dei fallimenti della società ai dipendenti, ignorando però le loro richieste di cambiamento.

Ubisoft editoriale skull and bones

E se anche Skull and Bones, dopo innumerevoli rinvii e un sacco di soldi spesi, non dovesse avere successo sul mercato?

A questo punto bisogna quindi capire se la nave Ubisoft, ormai ormeggiata da anni, non salpi perché non riesce a ritirare l’ancora e a spiegare le vele, oppure perché nel frattempo sta imbarcando acqua e il capitano non vuole accorgersene. Purtroppo la mia impressione è che le falle nello scafo siano così ampie ed estese che difficilmente una o due release azzeccate, per esempio il prossimo Assassin’s Creed Mirage, potranno risolvere la situazione. Magari sarà possibile buttare un po’ di acqua imbarcata in mare e ripartire, ma i problemi di Ubisoft appaiono strutturali e devono essere risolti prima che si possa provare a ipotizzare un cambiamento reale. Altrimenti tra poco tempo la compagnia si ritroverà nuovamente arenata, proprio come avvenuto due anni fa – incidentalmente prima dell’uscita di Assassin’s Creed Valhalla – quando abbiamo assistito a un primo crollo e a una parziale risalita.

una o due release azzeccate, per esempio Assassin’s Creed Mirage, potranno risolvere la situazione?

Nel frattempo, però, i lavoratori che rimangono in Ubisoft non solo continuano a subire passivamente le decisioni sbagliate dei manager, ma devono anche sentirsi dire che spetta a loro risollevare le sorti della compagnia. Non trovate che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo?

Articolo precedente
battlefield 2042 patch

Battlefield 2042: Patch 3.2 – Anteprima

Articolo successivo
frostpunk

Frostpunk e il leader che non vorreste essere

Condividi con gli amici










Inviare

Password dimenticata