resident evil village anteprima

Resident Evil Village

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Resident Evil Village – Anteprima

Una nuova, terrificante avventura con più spazio per l’azione, maggiori elementi survival rispetto a Resident Evil VII e numerosi richiami al passato della saga

Siamo affezionati al tizio incappucciato di RE4 e al suo gracchiante “WELLLCOME STRAAANGEEER”, ma anche il pingue personaggio noto come The Duke ci ha ispirato simpatia fin dall’inizio, forse per la sua aria innocua o forse perché sappiamo che da lui dipenderanno molte delle nostre fortune. Praticamente identica è anche la gestione dell’inventario, che riprende quella “a blocchi” vista e amata nell’avventura di Leon Kennedy. Ancora una volta potremo (e dovremo) sfruttare lo spazio a nostra disposizione arrangiando armi e oggetti in modo da occupare fino all’ultimo slot.

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Oggetti e materiali utili o vendibili possono nascondersi un po’ ovunque e il vostro nuovo mercante li accetterà volentieri in cambio di Lei sonanti.

Ma sono ben altre le similitudini emerse analizzando il materiale che Capcom ci ha inviato. La periferia del villaggio ricorda molto il paesino rurale abitato dai Ganados di Resident Evil 4. Una fitta foresta che abbraccia uno sparuto numero di case in legno sferzate da una tormenta di neve. Sinistri scricchiolii, lamenti e rumori lontani e la luce fioca di poche lanterne a illuminare scaffali ricolmi di scatole e boccette di dubbia provenienza. Da un momento all’altro ci aspettiamo di sentire qualcuno gridare “I te voy matar” ma tutto ciò che sentiamo è il rintocco di una campana, il primo di tanti.

La periferia del villaggio ricorda molto il paesino rurale abitato dai Ganados di Resident Evil 4. Da un momento all’altro ci aspettiamo di sentire qualcuno gridare ‘I te voy matar’

Arriva dal castello, quasi ad annunciare l’arrivo di Ethan e fa riaffiorare il ricordo di un Leon quasi sopraffatto dai Ganados capeggiati da Salvador, che si salva per un pelo proprio grazie al provvidenziale suono di una campana… e ricordate bene chi fu a farla suonare, vero? Al suo arrivo nel villaggio vero e proprio Ethan viene accolto da suoni familiari: il crepitio di un fuoco, il chiocciare di un gruppo di galline e il cigolio di una porta che si apre. All’interno, poggiato su una botte coperta di muffa, un coltello. Un’arma che potremo portare con noi fino alla fine, e che nel corpo a corpo non sarà un granché ma servirà per distruggere le casse sparse in giro alla ricerca di preziosi oggetti.

Di lì a poco “qualcuno” fornisce ad Ethan la sua prima vera arma, una pistola con una manciata di proiettili. “Usali saggiamente, ti saranno utili contro di loro”. Il risparmio di proiettili o di qualsiasi altra cosa utile a sopravvivere sarà nuovamente una componente importante del gameplay, una sorta di ritorno al vero survival che già in parte avevamo sperimentato nel settimo episodio. Passano pochi secondi e ci rendiamo conto di chi siano “loro”: i Lycan. I bastardi mannari amano attaccare in gruppo ma con un po’ di astuzia è possibile attirarli uno ad uno, anche se sperare di eliminarli tutti è pura follia. In casi estremi potremo difenderci dai loro colpi e addirittura contrattaccare fisicamente, ma spesso sarà saggio nasconderci e barricarci utilizzando pezzi di mobilio per poi rimuoverli quando saremo al sicuro. Anche questo non vi ricorda qualcosa? A quanto pare Capcom ha puntato molto su sequenze di combattimento intense e discretamente prolungate. Una in particolare ci ha ricordato l’assedio nella casa in cui Leon e Luis dovevano difendersi da decine di nemici armati di torce e forconi, solo che qui i nemici non entrano solo da un paio di finestre ma spaccano tutto costringendoci a pianificare velocemente una strategia.

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