AFFRONTARE LE ORDE DEMONIACHE NON È COMPITO SEMPLICE, E SARANNO NECESSARI VARI CICLI DI MORTE E RINASCITA PER RENDERE LA SFIDA PIÙ ALLA NOSTRA PORTATA
Fuma inizia ogni sortita con una katana consumata, ma i livelli generati casualmente
nascondono diverse occasioni per acquisire nuove armi principali e secondarie, da costruire e potenziare una volta riportate alla base un numero sufficiente di progetti e materiali. Già adesso la dotazione appare soddisfacente, e ogni strumento vanta abilità innate e una lunga serie di caratteristiche da sbloccare con il tempo; in più nuove armi verranno aggiunte durante lo sviluppo del gioco. Fuma ne può equipaggiare
due per tipo, da alternare a seconda della situazione per eliminare i nemici con la versatilità di un ninja navigato: che si tratti di indebolire un colossale oni con una tempesta di kunai avvelenati o infilzare una serie di scheletri dalla distanza di sicurezza offerta dalla lancia, l’armamentario di GetsuFumaDen offre
una vasta gamma di opzioni con cui sbizzarrirsi, anche perché ogni arma melee vanta una mossa unica al di là delle classiche combo, espandendo le abilità marziali del protagonista con schivate, parate e colpi speciali assortiti.

Fujin e Raijin contemporaneamente? Ma non staremo esagerando?
A queste si sommano le sue doti atletiche, anche loro destinate a migliorare con il passare del tempo; a tal proposito è bene segnalare che il gioco sfrutta la totalità degli input offerti dal pad Xbox 360 usato in sede di anteprima, arrivando a scomodare l’analogico destro per sbirciare oltre la schermata attuale ed evitare cadute nel vuoto o spiacevoli incontri con nugoli di demoni. Assente (momentanea?) la possibilità di rimappare i comandi da tastiera, ponendo l’enfasi sul joypad: una scelta comprensibile vista la natura arcade del gioco, destinata però a suscitare qualche lamentela da parte degli utenti PC più integralisti.
MAI COSÌ BELLO
Artisticamente GetsuFumaDen: Undying Moon è una vera gioia per i sensi, con uno stile grafico che ricorda le grottesche rappresentazioni del jigoku (inferno) nell’arte ukiyo-e a cavallo tra i periodi Edo e Meiji, mentre litanie e strumenti caratteristici donano la giusta solennità alla colonna sonora.
VISIVAMENTE, IL RISULTATO È SPETTACOLARE, E I BOSS IN PARTICOLARE SONO VERE OPERE D’ARTE
Il risultato è spettacolare, specialmente sotto il profilo visivo: la grafica è completamente poligonale sebbene la struttura rimanga ancorata agli stilemi dei giochi di piattaforme bidimensionali, ma
la sensazione è quella di trovarsi all’interno di un dipinto in movimento, dove piccoli particolari animano il fondale mentre l’area di gioco viene sferzata da pioggia battente o avvolta da mefitiche esalazioni, conservando comunque una leggibilità esemplare. Per tacere degli incontri con i grotteschi boss, vere e proprio opere d’arte in grado di rivaleggiare con le aberrazioni dipinte da Vanillaware nel sempre ottimo
Muramasa: The Demon Blade. È ancora presto per valutare il gioco nella sua interezza perché armi, livelli e personaggi giocabili saranno implementati da qui alla data di pubblicazione effettiva, ma vi consigliamo di tenere d’occhio il nuovo sforzo di Konami:
GetsuFumaDen: Undying Moon ha tutte le carte in regola per bissare il successo del collega Hades.
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