Dragon Ball: Sparking! Zero – Anteprima Hands On

Dragon Ball: Sparking! Zero

PC PS5 Xbox Series X

Dragon Ball: Sparking! Zero – Anteprima Hands On

Budokai Tenkaichi mancava dagli scaffali da così tanto tempo che anche Goku ormai ha i capelli grigi (anche se tecnicamente più che dai 17 anni di assenza dipende da Dragon Ball Super). Ad ogni modo tra qualche giorno l’attesa sarà finita: intanto, tra un trailer e l’altro, un po’ di impressioni preliminari dopo tre ore di Sparking! Zero.

Sviluppatore / Publisher: Spike Chunsoft / Bandai Namco Prezzo: € 69,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Online, locale (solo per lo stage della Stanza dello Spirito e del Tempo) PEGI: 12 Disponibile su: PC, Xbox Series X|S, PS5 Data d’uscita: 11 ottobre 2024

A new Budokai Tenkaichi begins”. Dragon Ball: Sparking! Zero si mostrava al pubblico giocando con il nome occidentale della serie Sparking! e quello del torneo di arti marziali del manga di Akira Toriyama. Smessi i panni del picchiaduro a incontri per core player vestiti da FighterZ e quelli dell’rpg di Kakaroth si torna a una dimensione più pop, riabbracciando un approccio che in pratica si era abbandonato dopo Raging Blast 2.

E in effetti dopo queste prime tre ore pad alla mano è impossibile non ammettere che Sparking! Zero raggiunge l’obiettivo che si era prefisso senza troppi problemi. È a tutti gli effetti un Budokai Tenkaichi 4 che riprende il discorso lì dove si era fermato col terzo capitolo, sfruttando al massimo le oltre due generazioni di videogiochi passate per inserire quante più carezze possibili ai fan della serie. Anche nelle piccole cose, in quei dettagli specifici nello sfondo dei menù o affiancando ai controlli standard anche una mappatura legacy dei tasti, identica a quella di 17 anni fa.

LA STORIA LA FANNO I VINCITORI, MA…

Un buon terzo di questa prima prova su strada verteva sullo Story Mode. Vero (unico?) punto debole del capitolo uscito su PS2 e Wii, con Sparking! Zero l’approccio non è per saga ma per personaggio: nella pratica vuol dire che non giochiamo direttamente la saga dei Saiyan, ma ne riviviamo i combattimenti giocando le varie Episode Battle dei personaggi per cui è stata presentata una storia. Le Episode Battle si prenderanno poi anche la licenza di introdurre qualche what if in alternativa agli eventi canonici.

Un buon terzo di questa prima prova su strada verteva sullo Story Mode. Vero (unico?) punto debole del capitolo uscito su PS2 e Wii

Le cutscene regalano qualcuna delle carezze di cui si parlava sopra, dando la possibilità di passare ad una visuale in prima persona. Casomai qualcuno si fosse mai chiesto come si è sentito Goku guardando il Makankosappo di Piccolo perforargli lo sterno durante lo scontro con Raditz, Sparking! Zero risponde.

La Saga di Cell è certamente la più apprezzabile.

Le Episode Battle a disposizione nel gioco finale saranno 8, e includeranno anche alcuni villain – durante la prova erano giocabili quella di Freezer e quella di Goku Black. Non è chiaramente l’aspetto principale del gioco, e in questo Sparking! Zero si conferma una sorta di opposto polare di FighterZ, che proponeva un roster più contenuto e una campagna al 100% inedita. Lo Story Mode qui è qualcosa di pensato soprattutto per i fan, ma ben consapevoli che per loro la storia di Dragon Ball ha la stessa familiarità della Bibbia per un sacerdote l’aspetto su cui si è messo l’accento è ovviamente sui lottatori selezionabili.

GOKU IS THE NEW BLACK IN DRAGON BALL SPARKING! ZERO

Tra trailer ufficiali e leak ormai di segreto è rimasto ben poco, ma sicuramente non si può dire che Spike si sia risparmiata dal punto di vista del roster. Se si è perso qualcosa rispetto a Budokai Tenkaichi 3 è perché si è andati ad evitare voci tutto sommato ridondanti – chi sente davvero la necessità di poter selezionare Yamu se basta Spopovich? –, ma rispetto al gioco uscito su PS2 chiaramente ci sono a disposizione tantissime delle new entry di Dragon Ball direttamente da Super. Sparking! Zero è probabilmente il gioco della serie che vince il record per numero di versioni di Goku selezionabili, ma anche un personaggio che sembrava aver dato tutto come Freezer qui è giocabile in tre versioni (Z, Mecha Freezer e appunto Super). Al roster nominale poi bisognerebbe aggiungere, almeno in qualche caso, anche la questione legata ai costumi, che danno per esempio la possibilità di giocare non solo nei panni del maestro Muten ma del suo alias Jackie Chun, ripreso direttamente dai Budokai Tenkaichi – questa volta del manga.

KAMEHAMEHA!!!!!!!!!!

Questo va tutto a beneficio dell’altra modalità grande protagonista di questa prova, ovvero la Custom Battle. Di default qui dentro dovrebbero essere disponibili tutte quelle battaglie iconiche della serie che per qualche motivo non hanno trovato posto nelle Episode Battle, ma quello che è davvero interessante è l’editor che permette di modificare quelle presenti o di crearne di nuove da zero. Il cuore pulsante di questa modalità è l’editor: per quanto ne sia disponibile una versione semplificata dove selezionare solo il tipo di battaglia lasciando tutto il resto alla CPU, nella sua versione completa questo permette di inserire delle cutscene (per quanto semplici e prive di doppiaggio) prima e dopo l’incontro e di settare delle condizioni e dei modificatori durante lo svolgimento dello stesso. Per esempio è possibile forzare la trasformazione (o la fusione, o il cambio di personaggio) quando il giocatore o l’avversario scendono sotto una certa soglia di salute, oppure far partire delle linee di dialogo personalizzate in base a dei trigger specifici.

Questo va tutto a beneficio dell’altra modalità grande protagonista di questa prova, ovvero la Custom Battle

Se sulla carta sembra molto interessante ed è difficile immaginare che la Custom Battle una volta rilasciato il gioco non produca del valore (visto che le creazioni dell’utenza sono caricabili in rete e giocabili), va ravvisata una certa farraginosità del menù e bisogna tenere conto dei limiti imposti dall’editor. Le cutscene come detto non sono doppiate, il che sarebbe giustificabile considerato le linee di dialogo custom, però queste in realtà non sono ad inserimento libero dei testi – avrebbe richiesto un sistema di controllo e moderazione multilingua – ma si basano su alcune sotto-frasi che poi vengono concatenate tra di loro. Chiaro, far doppiare ognuna di queste sarebbe stato un grosso lavoro e ci sarebbe stato il problema di non poter regolare il tone of voice di ognuna di queste espressioni, ma l’effetto finale stanti così le cose è un po’ raffazzonato.

FINAL FLASH

Che altro dire? Queste tre ore hanno permesso di toccare con mano anche qualche scenario e saggiarne la distruggibilità, e in effetti questa non è più solo legata all’esecuzione delle finisher ma, per esempio, lo scenario del torneo Tenkaichi viene evacuato lasciando gli spalti vuoti se la battaglia si fa troppo intensa. Nello specifico del torneo Tenkaichi poi sono stati aggiunti anche gli ambienti limitrofi al ring, sempre a conferma dell’attenzione profusa da Spike in questo tipo di chicche.

Sarà presente anche Broly.

Peccano forse un po’ le musiche, perché laddove i trailer utilizzavano alcune delle OST dell’anime qui si è andati su soluzione originale. Poca roba, comunque, quando quello che poi gira a schermo è uno dei giochi più amati dell’intero franchise riveduto e corretto con gli stilemi della nona generazione di videogiochi (e con il Goku coi capelli grigi dell’Ultra Istinto).

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