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Mirror's Edge Catalyst

PC PS4 Xbox One

Mirror's Edge Catalyst - Provato

Il lungo weekend di beta di Mirror’s Edge Catalyst è stato un’ottima occasione per lanciarsi sui tetti di Glass City. Dopo tre giorni di stress test il reboot della saga di DICE si è rivelato molto simile alla città che gli fa da scenario: affascinante, pieno di spigoli vivi e per certi versi un po’ ambiguo.

DISTOPIA DI VETRO

mirror edge catalyst beta anteprima

Il carattere gelido e asettico dell’intera ambientazione sembra aver influenzato anche lo stile narrativo


Non nascondo, infatti, che nonostante l’estrema cura estetica delle sequenze non interattive, il mio impatto con la vicenda di Faith è stato un po’ freddino. Al di là del mancato effetto sorpresa per averne già avuto un assaggio durante la gamescom, il punto è che la storia mi è sembrata estremamente condita di cliché e poco umana. È come se il carattere gelido e asettico dell’intera ambientazione avesse influenzato anche lo stile narrativo, che non riesce a suscitare empatia nel giocatore, e sembra a tratti soltanto uno strumento per dare un senso alle scorribande sui tetti della sempre splendida Faith Connors. Sia chiaro che non mi aspetto certo una sceneggiatura da Oscar e che, in ogni caso, anche se la vicenda dovesse rivelarsi deludente dal punto di vista del racconto, Mirror’s Edge Catalyst sarebbe in ogni caso un ottimo gioco, visto che pad alla mano, una volta liberi dalle facezie delle classiche missioni introduttive, il titolo di DICE rivela il suo potenziale più puro e si trasforma in un gioco assolutamente appagante e divertente, con un grado di sfida capace di mettere alla prova anche i giocatori più abili.

SEGUIRE IL FLUSSO

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Catalyst ha il merito di recuperare in maniera eccellente lo spirito dell’originale Mirror’s Edge e di riproporlo in un sistema lievemente modificato ma essenzialmente più fruibile e rifinito. Il layout dei controlli è leggermente diverso rispetto all’originale e, di fatto, la vera modifica è quella di aver diviso tra tasti dorsali e frontali i comandi delle azioni di Faith: ai primi è demandata tutta la fase di running, tra corse, salti e sprint (pardon, shift), ai secondi le interazioni con l’ambiente e i nemici, e in assoluto anche le botte.

Il parkour, è più fluido, una vera e propria danza che trasforma le corse in qualcosa di molto più vicino a una run di skating

Il parkour, dunque, diventa immediatamente più fluido, una vera e propria danza che trasforma le corse in qualcosa di molto più vicino a una run di skating o a un’evoluzione molto raffinata del concetto che muove gli endless runner. Le sfide che Glass City pone senza soluzione di continuità al giocatore richiedono riflessi e una costante capacità di guardare al mondo di gioco in due modi: una visione di insieme, necessaria a sapere sempre dove si è, e un colpo d’occhio degno di un aquila, necessario a identificare il miglior percorso possibile. L’elevata capacità di coordinazione psicomotoria richiesta può sembrare inizialmente quasi eccessiva, ma basta impratichirsi con il paio di missioni introduttive per sentirsi davvero nei panni di Faith e diventare dei runner convinti. Ecco, al di là delle missioni principali presenti nella beta, che servono sostanzialmente per comprendere il funzionamento del parkour e prendere confidenza con la mappa di gioco, è nelle missioni secondarie e in quelle di consegna che Mirror’s Edge Catalyst esprime il suo enorme potenziale. In questi frangenti, infatti, il gioco si trasforma in un concentrato di pura adrenalina, dato che abbiamo un tempo limite per effettuare la consegna. I percorsi non sono mai banali e richiedono una precisione enorme per essere completati in tempo, ma è proprio quando ci sentiamo fortissimi per essere riusciti nell’impresa che inizia il bello. In quel momento, infatti, il gioco ci rivela i tempi migliori della community, e scoprire che si può effettuare la stessa run con un tempo inferiore di dieci secondi fa chiudere immediatamente la vena e ci costringe moralmente a un immediato tentativo supplementare per migliorare il record. Di fatto, integrando le sfide nella nuova struttura di gioco simil open world, Mirror’s Edge Catalyst ha la chance di diventare un gioco multiplayer estremamente appagante, una sorta di Trials o Trackmania su due gambe motrici, e la possibilità da parte dei giocatori di creare le proprie sfide personalizzate non fa che confermarne l’anima competitiva.

GIOCHI DI RIFLESSI

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Se l’impatto narrativo mi ha lasciato freddino, quello con la nuova struttura di gioco mi ha, invece, positivamente colpito: pur suggerendo l’idea di essere in un mondo senza limiti, la mappa di Mirror’s Edge ha una struttura abbastanza definita ed è formata da un HUB centrale e da una serie di diramazioni che coincidono con le differenti opzioni offerte dall’architettura urbana e dai passaggi all’interno degli edifici. In sostanza, si tratta di una splendida rilettura del primo Mirror’s Edge, che amplia a dismisura i confini dell’azione e introduce nuove variabili, ma non sposta mai il focus dell’azione dal running. Tra le cose che, invece, mi hanno convinto di meno c’è sicuramente la nuova runner vision, che, almeno a mio modo di vedere, tradisce profondamente lo spirito del gioco e sembra quasi aggiunta per strizzare l’occhio a un’audience meno smaliziata. Il nuovo sistema, infatti, proietta sulla retina di Faith e, dunque, sul nostro schermo, un ingombrante indicatore rosso che ci suggerisce costantemente la strada verso l’obiettivo attuale, offrendo la via più ovvia e sicura per andare dal punto A al punto B. Nella logica della velocità, praticamente, la soluzione non funziona mai, visto che non indica la strada più veloce.

Catalyst è una splendida rilettura del primo Mirror’s Edge, che amplia a dismisura i confini dell’azione e introduce nuove variabili, ma non sposta mai il focus dell’azione dal running


Rispetto, invece, alla filosofia del gioco, in pratica rovina clamorosamente il senso di esplorazione e di ricerca che fa di Mirror’s Edge un’esperienza coinvolgente e degna di essere vissuta. Per fortuna si può attivare la versione originale del sistema di “aiuti” e limitarsi a vedere gli elementi con cui si può interagire colorati di rosso, che è poi anche una delle scelte stilistiche più caratterizzanti dell’IP.

Luci ed ombre anche sul sistema di combattimento: se l’abolizione definitiva di armi e la possibilità di compiere attacchi più vari, tra cui anche splendide mosse letali sfruttando il flow della corsa, rendono gli scontri idealmente molto più vivaci e fisici, l’intelligenza artificiale rivedibile dei nemici e il loro posizionamento che tradisce in maniera abbastanza inequivocabile la mossa da effettuare spostano il focus degli scontri più sul ritmo, abbassandone però la difficoltà e l’appeal strategico. Certo, quest’impostazione magari è propria solo delle fasi iniziali di gioco, necessarie per introdurre i concetti basilari ai giocatori, ma di certo è un aspetto che andrà verificato in sede di recensione. Chiudiamo, infine, con il comparto grafico: il Frostbite si comporta, al solito, in maniera egregia per quanto riguarda il rapporto tra qualità e fluidità dell’azione e la mia prova su PC è filata liscia senza nessun rallentamento.

La ricerca della strada migliore diventa un viaggio suggestivo attraverso lo stile architettonico di Glass City


Dal punto di vista estetico, lo stile sovraesposto, brillante e ipersaturo del gioco si conferma estremamente affascinante, nonché un astuto ed elegante contraltare al mood socio-politico del gioco. Le architetture sono curate con estrema attenzione per il design, sia dal punto di vista meramente formale che da quello inerente allo sfruttamento pratico degli arredi urbani, e la ricerca della strada migliore diventa ben presto anche un viaggio estremamente suggestivo attraverso lo stile architettonico di Glass City. Dal punto di vista del colpo d’occhio globale, invece, mi aspettavo un orizzonte più ricco e una cura superiore per quanto concerne tutto ciò che si vede in lontananza. Poco male, però, visto che, al netto di qualche piccola incertezza, la beta di Mirror’s Edge Catalyst è riuscita a confermare l’aspetto più importante della produzione DICE: lo spirito di un gameplay affascinante e unico che è pronto a riconquistare con una rinnovata brillantezza tutti coloro che aspettavano con ansia il ritorno di Faith.

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