Quando si parla di Morrowind perdo completamente il senno. Davvero, non so quale tipo di ipnosi o droga virtuale abbia usato Bethesda per stregarmi a tal punto: dopo quindici anni ancora ricordo perfettamente la mappa, i personaggi, le città e le missioni da compiere in quello che è, a conti fatti, uno degli open world che più mi hanno colpito nella mia lunga “carriera” da videogiocatore. Ciò che mi conforta è che non sono un caso isolato, e basta affacciarsi nei meandri dell’internet per scoprire una foltissima community che continua a rimpiangere le avventure del Nerevarine: intrighi politici e religiosi, casate nobiliari in guerra tra loro e una perenne lotta tra le usanze dei nativi e la civiltà dell’impero sono solo alcune delle tematiche che ci hanno fatto innamorare del terzo capitolo della saga. Ho certamente apprezzato Skyrim, ma esplorando le fredde Terre del Nord continuavo a sentire la mancanza della Montagna Rossa, della temibile malattia da esso diffusa e delle antiche casate dormienti pronte a svegliarsi per servire un antico Dio. La software house statunitense, ben conscia di quanto siano legati i giocatori al suo vecchio pupetto, ha puntato il tutto per tutto su un’operazione nostalgia di prima categoria.
WAKE UP
Prima di parlare dell’ultima espansione di The Elder Scrolls Online è doveroso fare un’importante precisazione. Stiamo attualmente parlando di un’anteprima: prima dell’uscita ufficiale di The Elder Scrolls Online: Morrowind mancano ancora due mesetti e non è quindi affatto escluso qualche importante cambiamento. Dall’uscita del gioco base, nel 2014, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: un titolo decisamente mediocre, che soffriva di diversi bug e castrato da scelte di design inconcepibili, è diventato mese dopo mese un’opera decisamente più interessante, grazie anche a una formula buy to play che ha eliminato la necessità di dover scucire un abbonamento mensile per poter giocare. In realtà le idee di base non erano affatto male e il MMORPG targato Zenimax offre tutt’ora una buona libertà di personalizzazione, in particolare grazie a un sistema di abilità che permette al giocatore di sfruttare una vasta schiera di skill, rendendo di fatto la scelta della classe qualcosa di marginale.
Morrowind, oltre a portare il giocatore sulle coste dell’isola di Vvanderfell, aggiunge anche una discreta schiera di novità abbastanza interessanti
TURISTA FAI DA TE?
Vagare per Vvanderfell, almeno durante la prova oggetto di questo articolo, non mi ha mai veramente divertito, soprattutto a causa dell’impostazione delle varie quest che trasformano fin troppo spesso il protagonista in un postino. Va certo detto che non mi interessava nemmeno troppo mettermi alla ricerca di armi, oggetti e buone ricompense: ciò che più mi premeva era invece visitare quei luoghi che mi avevano catturato per mesi e mesi e scoprire le maggiori differenze tra gli scorci visti nel terzo capitolo della saga e quelli di The Elder Scrolls Online, che è ambientato circa 700 anni prima del ritorno di Dagoth Ur.
Vagare per Vvanderfell, almeno durante la prova oggetto di questo articolo, non mi ha mai veramente divertito
OSCURE PROFEZIE
Purtroppo le mie gioie si fermano qui: nonostante l’encomiabile idea di non creare zone accessibili a seconda dell’esperienza, ma di far incontrare al protagonista mostri dalla difficoltà di sfida rapportata al proprio livello, bastano pochissime ore per trasformare una bella gita della domenica in un’interminabile uscita ricolma di noia. The Elder Scrolls Online, come già detto in precedenza, è migliorato parecchio rispetto alla sua prima incarnazione, ma non è certamente un titolo per cui impazzire, e dopo un paio di DLC “sfortunati” è dura vedere un futuro roseo. L’uscita di The Elder Scrolls Online: Morrowind può comunque rappresentare un’ottima scusa per provare per la prima volta il MMORPG ambientato a Tamriel: oltre all’isola di Vvanderfell, una trama principale dalla durata di circa una trentina di ore, una nuova classe, una nuova modalità PvP e qualche altra novità, il pacchetto comprende anche tutti i contenuti passati, garantendo così l’accesso a una smodata quantità di roba. Se, difatti, sessanta euro sono un prezzo più che onesto per tutto il pacchetto completo, quaranta euro per sbloccare “solo” i nuovi contenuti sono un po’ tantini, ma – come già detto in precedenza – credo che sia ancora presto per emettere verdetti.
La differenza con i titoli single player è più che palese