A quattro anni e mezzo di distanza da quando fu annunciato, finalmente il nuovo action RPG di Obsdian Entertainment, Avowed, arriva sui nostri sistemi. Come ci accoglieranno le sue Terre Viventi?
Sviluppatore / Publisher: Obsidian Entertainment / Xbox Game Studios Prezzo: 69,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, Microsoft Store), Xbox Series X|S Data di Lancio: 13 febbraio (edizione Premium); 18 febbraio (edizione Standard)
Credo che prima di iniziare a parlare di Avowed sia utile fare un discorso sulle aspettative. Lo so, lo so: qualcuno a leggere queste parole si sta già disperando e mettendo le mani nei capelli, e a voi voglio mandare un messaggio rassicurante: Avowed è un bel gioco, ma. Il “ma”, in questo caso, riguarda il contesto che lo circonda, e cioè quello di un mondo post-Baldur’s Gate 3, pieno di gente che non può fare a meno (non a torto) di prenderlo come punto di riferimento, specie quando ci troviamo di fronte un titolo come questo, che ha passato così tanto tempo nascosto sotto una coltre di mistero e un bel numero di anni in cantiere.
La realtà però è che l’ultima fatica di Obsidian Entertainment è più vicina a The Outer Worlds che non a Baldur’s Gate 3; e con questo intendo che combina indubbie qualità ad altrettanto chiari limiti. Oh, e The Outer Worlds non è mica un brutto gioco, eh!
BENVENUTI NELLE TERRE VIVENTI
Ambientato nel mondo di Eora, Avowed si svolge tre anni dopo gli eventi di Pillars of Eternity 2: Deadfire. Stavolta, però, il protagonista non sarà il Watcher che abbiamo controllato in passato, ma l’Inviato dell’imperatore di Aedyr presso le Terre Viventi, una grande isola ai confini del mondo conosciuto che già da qualche tempo fa da rifugio per tutti coloro che sono alla ricerca di una seconda possibilità e di una nuova vita.
A DISPETTO DEL NOME, LE TERRE VIVENTI SONO UN POSTO DOVE È FACILE FARE UNA BRUTTA FINE
Proprio per cercare di risolvere questa Piaga dei Sogni il nostro Inviato sbarca, dopo un rocambolesco naufragio, al porto di Riva dell’Alba, la prima di quattro aree delle Terre Viventi che ci troveremo ad esplorare. L’investitura imperiale non è l’unica cosa che separa il protagonista dai comuni mortali: egli (o ella, a seconda) è infatti uno dei pochi deiformi rimasti su Eora, ovvero creature che fin dalla nascita portano il marchio di una divinità; normalmente, i deiformi sono ben consapevoli di chi sia la loro divinità, dato che vivono in sintonia con essa, ma il nostro non l’ha ancora scoperto. Anche se probabilmente la voce spettrale che ha iniziato a parlarci non appena giunti sull’isola forse potrebbe avere qualcosa a che fare con questo mistero…
AVOWED SIGNIFICA NUOVE PROSPETTIVE
Anche se il gioco è ambientato nello stesso universo narrativo di Pillars of Eternity, e non mancheranno riferimenti a eventi o personaggi già incontrati in precedenza (la già citata Lödwyn, per esempio), Avowed va considerato come uno spin-off più che un sequel. Cosa che, per inciso, possiamo capire anche dalla differente struttura di gioco – scelta molto probabilmente dovuta anche alle pessime vendite di Deadfire, che hanno obbligato Obsidian a ripensare il suo approccio – che, allo stesso modo di The Outer Worlds, ci mette di fronte al mondo in prima persona; chi mal sopporta questo tipo di prospettiva sarà contento di sapere che si può passare in qualunque momento alla terza persona. Di conseguenza, anche il combattimento passa da un approccio tattico a uno molto più orientato all’azione: sebbene esistano elementi di controllo del party, questi sono piuttosto semplificati e si limitano a ordini su quale loro abilità utilizzare, mentre la maggior parte del tempo sarà trascorsa a prendere a mazzate i nemici e a schivare i loro colpi tenendo sott’occhio le nostre barre della vita, dell’essenza e del vigore.
E il combattimento è ben riuscito. Come prima cosa, merito del movimento: il nostro Inviato, indifferentemente dal passato scelto in fase di creazione, si rivela essere un tipino bello agile, e quindi può correre, saltare, parare, schivare e cambiare arma in rapidità, senza troppi problemi. È anche dotato di una versatilità fuori dal comune: il sistema di armamento di Avowed prevede limiti solo nel caso delle magie (per prendere in mano i grimori più avanzati, e dunque accedere alle magie più potenti, dovremo investire qualche punto nella sezione dedicata dell’albero delle abilità) ma per il resto nulla impedisce al nostro mago in erba di imbracciare un martellone a due mani o al nostro guerriero scudo e spada di ricorrere a un archibugio per dimostrare a un incantatore nemico che nessuna magia può battere la scuola arcana della polvere da sparo.
IL SISTEMA DI COMBATTIMENTO È PARECCHIO VERSATILE
Altro elemento legato al combattimento che a mio avviso presenta qualche criticità è quello che riguarda la progressione relativa al grado dei nostri nemici. Se livellando potremo infatti sbloccare nuove abilità (attive o passive) che senza ombra di dubbio ci renderanno più efficienti in combattimento, la vera differenza la fa l’equipaggiamento. Esattamente come quest’ultimo, anche i nemici sono divisi in cinque rarità; affrontare un nemico con un’arma di un livello di rarità più basso rispetto al suo significherà che gli infliggeremo meno danni, e un discorso simile vale anche per l’efficacia della nostra armatura. Per chi ha giocato a Divinity: Original Sin 2, il concetto è abbastanza simile, anche se fortunatamente lo scalino non è netto come nel titolo di Larian e anzi sembra meno importante nelle fasi più avanzate del gioco, se non altro a difficoltà Normale. Potenziare il nostro armamentario è possibile tramite il sistema di crafting, che però richiede parecchie risorse, e qui andiamo incontro a quello che secondo me è un altro problema del gioco: se l’esplorazione delle Terre Viventi è molto ben riuscita, grazie sia alla mobilità del protagonista sia al design del mondo di gioco, e se capita che questa esplorazione porti a sorprese molto gradite, allo stesso tempo il 90% dei forzieri che troveremo in giro conterranno tre tipi di ricompense: soldi, materiali di crafting e un’arma di bassa qualità. Tutte cose utili, per carità, ma che di certo non aiutano a tenere vivo il senso di meraviglia.
STORIE DI CONFINE
È pur vero però che uno non gioca a un gioco di ruolo, specie se è un gioco di ruolo di Obsidian, solo per menare cose ma anche per godersi una storia scritta bene. Senza fare eccessivi spoiler, quella di Avowed si divide in due filoni principali: il primo riguarda il rapporto del nostro protagonista con la creatura legata alla sua anima, che scopriremo ben presto essere la divinità delle Terre Viventi, imprigionata in tempi antichissimi; durante il gioco, essa converserà spesso con noi, cercando di comprendere i significati delle nostre azioni e di imparare da esse. Il tutto, naturalmente, finirà poi per avere un peso sulle scelte che faremo alle fine del gioco e sulle loro conseguenze.
LA PARTE POLITICA DELLA STORIA FINISCE PER ESSERE PIUTTOSTO SUPERFICIALE

Qualcuno potrebbe fare battute su un trentino che recensisce un gioco in cui si uccidono un sacco di orsi.
Poco o nulla da muovere in termini di critiche, invece, alla scrittura dei personaggi. Qui si riconosce immediatamente la mano di Obsidian, e la sua capacità di scrivere comprimari che riescano ad essere convincenti e ad avere dialoghi coinvolgenti anche nei casi in cui odiamo ciò che rappresentano. In particolare devo dire di essere rimasto colpito molto in positivo da Kai, il primo dei quattro companion che verranno con noi fino alla fine del mondo: un colosso di due metri dalla pelle blu veterano di numerose battaglie, tormentato dal modo in cui hanno cambiato i suoi fratelli e sorelle e con un peso nel suo passato recente di cui fatica a liberarsi.
OTTIMA LA SCRITTURA, SPECIE PER QUANTO RIGUARDA I COMPANION
E QUINDI?
E quindi Avowed finisce per essere un bel gioco. Forse non sarà il nuovo Skyrim, di sicuro non rimpiazzerà Baldur’s Gate 3 nel vostro cuore. Ha qualche problema, ma fa anche bene tante cose. Alcune aree sono meno belle di altre, ma nel complesso vanta una buona direzione artistica con una bella vena di originalità. È doppiato molto bene – purtroppo non in italiano – ma la musica fatica un po’ a tenere il passo dell’epica che stiamo vivendo. È un’avventura che, nelle sua quaranta ore di durata, diventa facile da consigliare a chi vuole provare un fantasy un po’ diverso dal solito, più bizzarro ma non per questo difficile da sentire vicino a noi. L’importante è sapere a cosa si va incontro.
In Breve: Avowed è un gioco non senza problemi – per fortuna piuttosto limitati – ma che allo stesso tempo dimostra uno spirito genuino, una scrittura di ottima qualità, e un combattimento bello divertente e aperto alle sperimentazioni. Certo, forse il periodo di uscita non è dei più fortunati, vista la concorrenza parecchio agguerrita; ma siamo certi che il gioco di Obsidian Entertainment riuscirà a dimostrare il suo valore.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 5 3600, 16 GB di RAM, GeForce RTX 3060, SSD
Com’è, Come Gira: Mi rendo conto che l’hardware di prova non sia esattamente top di gamma, ma Avowed soffre dello stesso problema di gran parte dell’industria videoludica a doppia o tripla A: performance difficili da giustificare se comparate alla qualità visiva. Tanto chi te lo fa fare di ottimizzare quando esiste il DLSS?