Uno dei punti cardine del mito dei supereroi è il potere che li ha investiti in maniera – per così dire – apocalittica, e dunque se Peter Parker ha ricevuto la forza e il senso di ragno in seguito al morso di un aracnide, per i Fantastici 4 si è trattato della nube di raggi cosmici, mentre Barry Allen è stato accelerato dal fulmine che lo ha colpito. In questo bestiario miniato di geneticamente arricchiti, Batman è invero peculiare: non è dotato di poteri sovrumani, non è diventato un supereroe in seguito a un accidente, bensì ha scelto di sua sponte. Quando Bruce Wayne indossa il costume è ancora Bruce Wayne, forte di un rigido addestramento fisico e sostenuto da tecnologia all’avanguardia. O forse Bruce è “morto” quella fatidica notte in Park Row e allora – con o senza maschera – è sempre Batman. Ancora, il vigilante dalla silhouette di pipistrello non indossa un costume sgargiante come quello delle versioni canoniche degli eroi summenzionati, confezionate in un’epoca di “innocenza”: il suo manto è nero e blu, come la mezzanotte di Gotham, quella stessa oscurità capace di generare mostri.
ORIGIN STORIES
È altresì importante la origin story cui accennavo sopra, legata al brutale omicidio dei genitori per mano di Joe Chill, un’infausta sera, quando l’allegra famigliola si allontanava dal Monarch Theater recando il figlioletto Bruce per mano. Un evento scolpito nel mito, appunto, ma che Telltale Games ha avuto il coraggio di alterare, per un incipit – quello della prima stagione – che ha aperto le porte a un’interpretazione coraggiosa del personaggio.Sì, perché Bruce Wayne, al pari di Batman, è protagonista indiscusso delle due avventure concepite dalla software house di San Rafael. Anzi, sono forse più memorabili i momenti in cui vestiamo i panni del playboy miliardario, piuttosto che quelli dedicati a lanciare batarang a destra e manca, dacché gli scontri con le sue nemesi si riconducono sempre a un livello personale.
Bruce Wayne, al pari di Batman, è protagonista indiscusso delle due avventure concepite dalla software house di San Rafael
Avviato il gioco ci viene data la possibilità di importare un salvataggio che dalle vicende passate recupera elementi e decisioni (non tutte). La storia inizia ripercorrendo quanto accaduto nella prima installazione, in particolare riferendosi alla breve detenzione di Bruce Wayne nel famigerato Arkham Asylum, laddove ha fatto la conoscenza del paziente John Doe, Joker in pectore, con cui ha stretto un legame di amicizia.
Gotham, dopo aver rifiatato, è ora di nuovo sotto assedio, minacciata dall’interrogativo posto dall’Enigmista, un nemico del passato che, quantunque sessantenne, è in grado di mettere in seria difficoltà il nostro eroe. Il duello iniziale – a base di serratissimi QTE e trappole letali uscite direttamente dai film di Saw, pure lui enigmista – apre le porte a una vicenda di più ampio respiro e caratterizzata da vaste zone grigie, con il gioco che ci porrà sovente in cosiddette no-win situation. Oltre alle figure canoniche che ruotano intorno a Bruce (Alfred, Lucius, Catwoman,…), viene introdotto il personaggio di Amanda Waller, che forse vi sarà noto per il suo ruolo nel film Suicide Squad. Qui troveremo la corpulenta e imponente figura nelle vesti di leader dell’Agenzia, la classica organizzazione equivoca che si metterà di traverso alla gestione dell’ordine voluta dall’integerrimo Jim Gordon.
FRIENDS WILL BE FRIENDS
Le motivazioni che muovono i villain in Batman: The Enemy Within non sono forse tra le più elaborate, anzi, il plot a base di alleanze e afflizioni potrà apparirvi trito; nondimeno, non è questa la forza del narrato. Intanto è possibile affrontare molte sessioni di gioco nei panni o di Bruce Wayne o di Batman, a nostra completa discrezione; inoltre, le basi dell’avventura poggiano su tre criteri fondanti, ovvero la difficoltà di tenere celata l’identità (un tema caro ai fumetti del passato e oggi non più sostenibile, come già visto nel film Iron Man del 2008), la fiducia reciproca e il rapporto con John Doe, che si evolverà nel corso della storia.E già vi starete domandando «Ma come e quanto è possibile influenzare questo legame?». Difficile dirlo senza tradire il racconto, ma per articolare meglio va innanzitutto precisato che alla solita formula “John si ricorderà di questo”, visualizzata in seguito a ogni scelta ficcante, Telltale Games affianca la meccanica della fiducia, ovvero un indicatore della saldezza del rapporto instaurato con gli altri “attori”, relazioni destinate a mutare, anche drasticamente, come sottolineato nei momenti opportuni da una maschera fratturata.
il quinto capitolo conclusivo si mostra completamente differente per storia e sessioni di gameplay
Le basi dell’avventura poggiano sulla difficoltà di tenere celata l’identità, sulla fiducia reciproca e sul rapporto con John Doe/Joker, che si evolverà nel corso della storia
KILL BRUCE
Ho speso buona parte di questa review per descrivervi le caratteristiche salienti dell’intreccio di Batman: The Enemy Within, perché – per il resto – il gameplay si articola nella maniera canonica tracciata da Telltale Games sin dal primo The Walking Dead, con un uso abbondante di quick time event e un movimento ridotto all’osso in schermate molto contenute e spesso vincolato a una sola direzione.
il gameplay si articola nella maniera canonica tracciata da TTG, con un uso abbondante di QTE e un movimento ridotto all’osso
Sul versante tecnico, infine, nonostante alcuni glitch e una telecamera che a volte si dimentica di seguire l’azione (soprattutto nel secondo episodio), si notano netti miglioramenti rispetto agli esordi della software house e alla stessa prima stagione per dei quadri di maggiore impatto, e anche se siamo ben lontani da un prodotto tripla A il risultato è appagante per l’occhio, con una gamma di espressioni dei personaggi – non sempre riuscitissime – decisamente varia e di buon effetto.
Batman: The Enemy Within è un pezzo di bravura: la rivisitazione dell’origine del Joker – offerta in due varianti – un quinto capitolo completamente diverso a seconda delle scelte operate e la solita formula adrenalinica a base di narrazione serrata e QTE consacrano la seconda serie dedicata all’Uomo Pipistrello nell’Olimpo delle produzioni firmate Telltale Games. Fatela vostra senza indugio alcuno: non ve ne pentirete.