Quando circa tre anni fa Tindalos Interactive diede i natali alla sua opera prima rimasi piacevolmente colpito dalla qualità di uno strategico in tempo reale discretamente sfaccettato, un RTS con le radici saldamente piantate nell’universo fantascientifico di Warhammer 40.000 ispirato a uno dei tanti board game prodotti da Games Workshop. Oggi lo studio francese è tornato sotto i riflettori grazie al seguito diretto di quel titolo pubblicato nella primavera del 2016: sto parlando di Battlefleet Gothic: Armada 2, un sequel particolarmente ambizioso che però, come un novello Icaro, rischia di volare fin troppo vicino al sole.
CADIA BROKE BEFORE THE GUARD DID
Il quarantunesimo millennio volge al termine quando Abaddon il Distruttore, signore della guerra del Caos e successore dell’arci-traditore Horus, lancia la sua Tredicesima Crociata Nera. Un’invasione su larga scala volta a mettere in ginocchio l’Imperium dell’umanità e spazzare via una volta per tutte il dominio di colui che gli adoratori degli Dei Oscuri considerano il Falso Imperatore. Dopo dodici tentativi fallimentari, Abaddon riesce finalmente a infliggere un duro colpo alle forze imperiali provocando la distruzione di Cadia, la prima linea di difesa a guardia dell’Occhio del Terrore, ossia la regione della galassia dalla quale le forze del Caos lanciano le offensive contro l’Imperium. La caduta di Cadia dà il via agli eventi conosciuti dagli appassionati di Warhammer 40.000 con il nome di Gathering Storm (tradotto in “la tempesta che si addensa” in lingua italica), l’ultimo arco narrativo che ha provocato non pochi sconvolgimenti nell’ambientazione del Tetro Millennio, tra cui la spaccatura della galassia in due parti dovuta alla Cicatrix Maledictum: una fenditura altamente instabile scaturita proprio dall’Occhio del Terrore.
La caduta di Cadia dà il via agli eventi conosciuti dagli appassionati di WH40K con il nome di Gathering Storm
L’INGERENZA DEL COLLEZIONISTA
Ogni campagna parte dal medesimo punto nevralgico, l’obliterazione di Cadia, per poi sviluppare una narrazione che spesso si intreccia con gli eventi delle altre, fino a delineare una serie di accadimenti alternativi. Se per esempio la campagna dell’Imperium dà vita a quella che potremmo considerare la linea temporale canonica, quelle dei Necron e dei Tiranidi rappresentano delle piacevoli variazioni sul tema. In tutti e tre i casi ci troviamo di fronte a un’esperienza single player che strizza l’occhio ai Total War, seppur realizzata in maniera piuttosto semplificata, mantenendo un’enfasi particolare sulla narrazione. Ci ritroveremo a conquistare settori della galassia, erigeremo difese e affronteremo i nemici più disparati pronti a tutto pur di impossessarsi nuovamente dei territori strappati dalle loro grinfie. Purtroppo le battaglie attraverso le quali avviene l’acquisizione dei settori sono tutte simili tra loro, ma per fortuna è presente l’opzione della risoluzione automatica di questi conflitti, riducendo così al minimo il rischio di ripetere più e più volte il medesimo scontro. Manca invece la possibilità di personalizzare le navi, opzione presente nell’incarnazione precedente della serie e misteriosamente scomparsa in questo sequel. Persino gli upgrade che i singoli vascelli acquisivano una volta saliti di livello sono assenti, ora sostituiti da una fredda schermata attraverso la quale distribuire abilità e specializzazioni comuni a tutta la flotta.
ci troviamo di fronte a un’esperienza single player che strizza l’occhio ai Total War
I TENTACOLI DEL LEVIATANO
Purtroppo Battlefleet Gothic: Armada 2 è piagato da un discreto quantitativo di criticità. Prima di tutto mi è impossibile non citare l’instabilità del codice di gioco: nelle diverse decine di ore trascorse in compagnia dell’opera del team francese ho assistito a numerosi crash, ma il problema più odioso riguarda la corruzione di ogni file di salvataggio di una delle campagne. Non sono quindi riuscito a portare a termine la campagna dei Tiranidi a causa di un fastidiosissimo bug che ha fatto sì che l’interfaccia della mappa strategica scomparisse, impedendomi di proseguire (problema che si è palesato anche caricando tutti i save precedenti). Per dovere di cronaca va detto che tale baco non si è verificato nel corso delle due campagne rimanenti, quella imperiale e quella dedicata agli alieni Necron, per cui ho avuto modo di completarle senza particolari intoppi, salvo una buona dose di crash e freeze.
non si riesce davvero a comprendere per quale motivo gli sviluppatori abbiano deciso di mandare in pensione l’ottima UI del primo capitolo
Tirando le somme, l’impressione finale è che gli sviluppatori abbiano voluto mettere troppa carne sul fuoco, peccando forse di presunzione. Le fondamenta di Battlefleet Gothic: Armada 2 sono molto solide, d’altronde si basano sull’ottimo sistema di gioco del diretto predecessore (a sua volta ispirato fedelmente all’omonimo gioco da tavolo), tuttavia la realizzazione tecnica altalenante e alcune scelte di design non proprio felici fanno sì che l’opera di Tindalos Interactive non convinca appieno, lasciando un po’ di amaro in bocca per le tante potenzialità inespresse.
Un passo avanti e due nella direzione opposta: è questa la sensazione che si prova analizzando ogni singolo elemento di Battlefleet Gothic: Armada 2. Al di là dei tanti problemi tecnici, ciò che davvero fa storcere il naso è l’assenza di molte delle caratteristiche presenti nella precedente incarnazione della serie, e a poco servono le tre campagne single player o la presenza di tutte le dodici fazioni del board game originale se poi l’esperienza in singolo diventa immediatamente ripetitiva o il bilanciamento tra le varie razze lascia a dir poco a desiderare. Alla luce di quanto detto finora, l’ultima fatica di Tindalos Interactive non può che essere definita un sequel deludente di un ottimo titolo di debutto.