Before We Leave – Recensione

PC

Qualora non vogliate scervellarvi a considerare nel dettaglio ogni mossa, il gioco non vi punirà se non rallentandovi un po’ nella progressione

Se però non avete voglia di scervellarvi a considerare le conseguenze di ogni singola mossa, Before We Leave non vi punirà, tanto che non esiste la possibilità di un vero e proprio game over e, se i nostri piccoli sopravvissuti saranno infelici o affamati, non scateneranno rivoluzioni, ma semplicemente impiegheranno più tempo a compiere i loro lavori.

RICRESCITA

Un altro aspetto fondamentale è il commercio, imprescindibile per mantenere integre le filiere produttive, specie nelle parti avanzate del gioco. Per esempio, costruire una piattaforma spaziale richiede sia vetro che acciaio, ma il ferro per lavorare quest’ultimo potrebbe essere su un continente privo di sabbia, richiesta per produrre  proprio il vetro. Siccome le risorse non sono condivise a livello planetario, le rotte mercantili sono l’unica soluzione per portare al cantiere tutto ciò che serve.

Before We Leave Recensione

Una volta colonizzato un pianeta, l’astronave rimane sulla superficie e genera alcune risorse base.

Tra l’altro, la disposizione delle materie prime è studiata per aumentare questa necessità, con territori che si prestano a specializzazioni ben precise. Ovviamente tutto ciò si espande in maniera esponenziale nel momento in cui gettiamo alle spalle i limiti della Terra per raggiungere il resto del sistema solare: con quattro pianeti in ogni partita, di cose da fare ce ne sono davvero tante. Per me, ciascuno di essi è stata l’occasione per mettere in pratica le lezioni imparate fino a quel momento e migliorare l’organizzazione e l’efficienza complessiva dei miei cittadini, e non c’è neanche bisogno di dire che ogni volta ho fatto nuovi errori.

Non voglio neanche correre il rischio spoilerarvi alcunché sulle balene spaziali

La colonizzazione interplanetaria mette in mostra con maggior forza uno dei principali difetti di Before We Leave: la scarsa varietà degli asset. Che si tratti della Terra, Marte o Saturno, una volta atterrati sulla loro superficie tutti i pianeti hanno la stessa apparenza, l’erba e l’oceano lo stesso colore, le piante e le montagne la medesima forma.

Before We Leave Recensione

Ho costruito un ascensore spaziale, sono il più ganzo del pianeta! Metà dei cittadini è infelice? Ma chi se ne frega, adesso ho un ascensore spaziale!

Se tale povertà estetica risulta più che altro in una ridotta personalità dei singoli geoidi terracquei, lo stesso non si può dire per la scarsa distinguibilità di alcuni edifici. Quando ci si barcamena tra diversi pianeti composti da vari continenti, è impossibile ricordare quali costruzioni si trovano su ognuno di essi, e la loro eccessiva somiglianza ci obbliga a passare al setaccio ogni angolo di terreno con lo zoom al massimo. Come in ogni city builder, abbondano poi altri sistemi che costituiscono l’impianto ludico, e varrebbe la pena dissezionarle in dettaglio: lo sviluppo tecnologico, l’influenza dell’inquinamento e della sovrappopolazione, e più in generale come funziona la felicità degli abitanti. Per non parlare delle balene spaziali, che non voglio neanche correre il rischio di spoilerarvi. Senza stare qua a dilungarmi in lunghe tirate, sappiate che sono rimasto piuttosto impressionato da come uno studio all’esordio sia stato in grado di amalgamare tante componenti in un sistema non solo originale e profondo, ma anche ben bilanciato e non punitivo.

Tutti gli aspetti in cui Balancing Monkey Games ha dovuto mostrare le proprie capacità di designer e non la profondità del borsello colpiscono nel segno

L’interfaccia di gioco si deve prendere la sua parte di merito, con semplici icone e pochi menù di facile lettura che danno una visione chiara di cosa sta andando storto. Al tempo stesso però non svela, e qui mi riferisco al sistema dell’umore dei cittadini, ogni singolo dettaglio sul perché e per come delle loro infelicità. E va bene così: i sentimenti non sono fatti da numeri, e Before We Leave ricrea questa sensazione con maestria.

Before We Leave Recensione

Le montagne offrono grande ricchezza di minerali, ma per estrarli servono miniere che inquinano. Impareremo qualcosa dall’apocalisse appena passata?

Ci sono infine strumenti di utilità come l’aumento della velocità di gioco, utile in particolar modo nelle fasi più avanzate quando alcune specifiche costruzioni richiedono molto tempo; personalmente, però, ho trovato più divertente passare un po’ di tempo a studiare i buffi ometti che si muovono nell’adorabile veste grafica del gioco, e imparare qualcosa di più su di loro. Ho così scoperto che Jane adora leggere qualsiasi cosa e va sempre a dormire alle cinque di mattina, mentre Chloe e Nico hanno la sensazione di essere osservati da qualcuno. Chissà perché.

In Breve: Before We Leave si ispira a un classico sistema di produzione come quello della serie Anno per poi prendere una strada del tutto propria che ci porta alla conquista dell’intero sistema solare. Anche se le balene spaziali… Il gioco paga il pegno della propria natura indie con una scarsa varietà di asset, ma tutti gli aspetti in cui Balancing Monkey Games ha dovuto mostrare le proprie capacità di designer e non la profondità del borsello colpiscono nel segno, portando a noi giocatori un titolo pulito, divertente e facile da capire nonostante la complessità di tutti i sistemi che costituiscono un videogioco di questo genere. Buona la prima.

Configurazione di Prova: Intel i7-7700k (4.2GHz), Geforce GTX 1080 8GB, 8GB RAM
Com’è, Come Gira: Before We Leave è una produzione indie che non mette a dura prova le vostre ventole di raffreddamento, ma lo stile grafico è molto piacevole e certe albe e tramonti sono davvero belli. Mi è capitato di incontrare un paio di bug a gioco avanzato, ma è stato sufficiente salvare, uscire e rientrare per porvi rimedio. Adoro i piani ben riusciti!

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Pro

  • Richiede sempre un'attenta pianificazione.
  • Ritmo rilassato.
  • Balene spaziali!

Contro

  • Asset poco vari.
8.6

Più che buono

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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