Biomutant racchiude in sé una palese morale ecologista, nonché una critica alla nostra società basata sull’esasperazione del consumismo
UNA GIUSTA CAUSA
Terminato il tutorial, però, la magia si è subito dissolta e sono iniziati i problemi. L’opera di Experiment 101 ha mostrato il fianco a tutte le sue criticità, a partire da una struttura dell’open world incredibilmente derivativa: il vasto mondo di gioco è difatti formato da un numero spropositato di location tutte uguali in cui viene semplicemente richiesto di cercare del bottino o dei collezionabili risalenti al periodo pre-apocalisse neanche tanto nascosti. Come se non bastasse, questi ultimi sono spesso legati a dei banalissimi enigmi che si risolvono tutti esattamente allo stesso modo, ossia ruotando delle manopole nell’ordine giusto al fine di collegare i colori presenti sui pomelli a quelli sulla base fissa.
Non va meglio sul versante del quest design. Qui ci viene richiesto di conquistare gli avamposti appartenenti alle tribù rivali, anche in questo caso tutti dannatamente uguali, oppure di andare in giro per il mondo con l’uniforme da postino per raccogliere oggetti e recapitarli all’alleato di turno, fino ad arrivare a scontarsi con i quattro boss stanziati in altrettanti angoli della mappa. Ora immaginate di ripetere il tutto per una quindicina di ore circa prima di raggiungere la schermata finale, perlomeno se deciderete di non dedicare troppo tempo alle missioni secondarie, che richiedono in linea di massima di raccogliere tutti i collezionabili presenti nella mappa e dovrebbero raddoppiare la longevità del gioco. Vi siete annoiati solo a leggere queste righe, vero?
Nel bene e – soprattutto – nel male, ci troviamo di fronte a un Just Cause sotto mentite spoglie, serie presente nei curricula di molti sviluppatori di Experiment 101, ma senza il carisma di Rico Rodriguez o la regia degna di Michael Bay.
ci troviamo di fronte a un Just Cause sotto mentite spoglie
In breve: Biomutant è titolo anacronistico figlio di una concezione obsoleta dei videogiochi open world. Un’opera del genere difficilmente sarebbe stata apprezzabile una dozzina di anni fa, figuriamoci nell’Anno Domini 2021. Davvero un peccato, perché sarebbero bastati un world e un quest design al passo con i tempi per elevare il videogioco di debutto di Experiment 101 ben al di sopra della sufficienza risicata che a malincuore mi sento di assegnargli. Un giudizio solo marginalmente positivo frutto dei discreti combattimenti (salvo i problemi riportati nell’articolo), giacché tutto il resto rasenta purtroppo la mediocrità.
Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Giocando a una risoluzione di 1440p con dettagli al massimo ho raggiunto senza problemi i 60fps. Durante tutta l’avventura mi sono imbattuto in un solo bug che mi ha impedito di modificare la cavalcatura preferita, ma nulla che potesse compromettere la partita.
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