Biomutant – Recensione

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Biomutant racchiude in sé una palese morale ecologista, nonché una critica alla nostra società basata sull’esasperazione del consumismo

In tal senso, Biomutant racchiude in sé una palese morale ecologista, nonché una critica alla nostra società basata sull’esasperazione del consumismo. L’apocalisse non è stata causata da un agente esterno come un asteroide o un’invasione aliena, e nemmeno da un olocausto nucleare: il mondo è andato in frantumi a causa della cupidigia dell’uomo, della volontà di far cassa a discapito della salute del pianeta.

UNA GIUSTA CAUSA

Terminato il tutorial, però, la magia si è subito dissolta e sono iniziati i problemi. L’opera di Experiment 101 ha mostrato il fianco a tutte le sue criticità, a partire da una struttura dell’open world incredibilmente derivativa: il vasto mondo di gioco è difatti formato da un numero spropositato di location tutte uguali in cui viene semplicemente richiesto di cercare del bottino o dei collezionabili risalenti al periodo pre-apocalisse neanche tanto nascosti. Come se non bastasse, questi ultimi sono spesso legati a dei banalissimi enigmi che si risolvono tutti esattamente allo stesso modo, ossia ruotando delle manopole nell’ordine giusto al fine di collegare i colori presenti sui pomelli a quelli sulla base fissa.

Biomutant recensione 05

Praticamente ogni singolo enigma presente all’interno del gioco è identico a questo.

Non va meglio sul versante del quest design. Qui ci viene richiesto di conquistare gli avamposti appartenenti alle tribù rivali, anche in questo caso tutti dannatamente uguali, oppure di andare in giro per il mondo con l’uniforme da postino per raccogliere oggetti e recapitarli all’alleato di turno, fino ad arrivare a scontarsi con i quattro boss stanziati in altrettanti angoli della mappa. Ora immaginate di ripetere il tutto per una quindicina di ore circa prima di raggiungere la schermata finale, perlomeno se deciderete di non dedicare troppo tempo alle missioni secondarie, che richiedono in linea di massima di raccogliere tutti i collezionabili presenti nella mappa e dovrebbero raddoppiare la longevità del gioco. Vi siete annoiati solo a leggere queste righe, vero?

Biomutant recensione 06

Per attraversare aree contaminate è necessario dotarsi di apposito vestiario protettivo.

Nel bene e – soprattutto – nel male, ci troviamo di fronte a un Just Cause sotto mentite spoglie, serie presente nei curricula di molti sviluppatori di Experiment 101, ma senza il carisma di Rico Rodriguez o la regia degna di Michael Bay.

ci troviamo di fronte a un Just Cause sotto mentite spoglie

Va tuttavia precisato che Biomutant si salva dal disastro grazie alla cura riposta nel sistema di combattimento, che può contare su un mix di elementi ben calibrato. Tra questi spicca la presenza di un numero incredibile di mosse da sbloccare investendo i punti acquisiti dopo ogni level-up, le mutazioni che forniscono abilità uniche, e i poteri psi in gradi di scatenare il pandemonio sul campo di battaglia. Senza dimenticare che durante gli scontri si possono combinare attacchi con armi da mischia con l’utilizzo di armi da fuoco. Peccato che anche i combattimenti non siano esenti da difetti, a partire da una telecamera che raramente segue l’azione e da un sistema di acquisizione automatica dei bersagli che la metà delle volte non funziona come dovrebbe. Insomma, nonostante le premesse e le discrete impressioni iniziali, Biomutant si è rivelato un action RPG realizzato in maniera approssimativa, estremamente noioso, e che si trascina a fatica fino ai titoli di coda.

In breve: Biomutant è titolo anacronistico figlio di una concezione obsoleta dei videogiochi open world. Un’opera del genere difficilmente sarebbe stata apprezzabile una dozzina di anni fa, figuriamoci nell’Anno Domini 2021. Davvero un peccato, perché sarebbero bastati un world e un quest design al passo con i tempi per elevare il videogioco di debutto di Experiment 101 ben al di sopra della sufficienza risicata che a malincuore mi sento di assegnargli. Un giudizio solo marginalmente positivo frutto dei discreti combattimenti (salvo i problemi riportati nell’articolo), giacché tutto il resto rasenta purtroppo la mediocrità.

Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Giocando a una risoluzione di 1440p con dettagli al massimo ho raggiunto senza problemi i 60fps. Durante tutta l’avventura mi sono imbattuto in un solo bug che mi ha impedito di modificare la cavalcatura preferita, ma nulla che potesse compromettere la partita.

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Pro

  • Sistema di crafting ben congegnato. / Tecnicamente gradevole. / Presenta una morale ecologista.

Contro

  • World design anacronistico. / Struttura delle quest terribile. / Telecamera e acquisizione bersagli da rivedere.
6

Sufficiente

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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