Blades of Fire – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

In un mondo forgiato da creature mitologiche, una perfida regina decide di opprimere il proprio popolo trasformando tutto l’acciaio in roccia. Solo il suo esercito del terrore può brandire armi e armature, mentre i ribelli sono tornati, appunto, all’età della pietra. Come combattere una minaccia così potente?

Sviluppatore / Publisher: MercurySteam / 505 Games Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Offline PEGI: 18+ Disponibile Su: PC (Epic Games), PlayStation 5, Xbox Series X/S Data di lancio: 22 maggio 2025

BLADES OF FIRE, I CREATORI DEL MONDO

L’incipit di Blades of Fire è indubbiamente di gradevole interesse, ma non si può dire lo stesso del modo in questo questo venga narrato. Già durante i primi venti minuti di gioco ci ritroviamo ad assistere ad un quantitativo impressionante di eventi e narrazione cruciale, provocandoci un malsano senso di disorientamento: conosciamo il nostro eroe, Aran de Lira, che tramite un sua vecchia conoscenza viene in possesso di un antico martello magico, appartenuto agli antichi Forgiatori, quelli che hanno creato il mondo di gioco in oggetto.

Blades of Fire Recensione

Puntando un nemico, vedremo i suoi punti deboli in relazione all’arma equipaggiata.

L’oggetto permette ad Aran di accedere ad una Forgia divina dove poter maneggiare e forgiare l’acciaio, così da creare armi uniche e letali per sconfiggere l’esercito della regina e altre mostruosità varie. Ma a causa di eventi nefasti, la crociata di Aran verso il palazzo della regina trova la compagnia di un giovane studioso, Adesso, che trova curioso il fatto che Aran abbia la possibilità di attingere a questi poteri divini. C’è qualcosa che il contadino non ha raccontato?

LA FORGIA DELLE ARMI

Blades of Fire è un titolo decisamente particolare, che vive di luci e ombre, specialmente nel modo in cui nello stesso corpo vivono coesistono idee di ottima fattura, ad altre che sono terribilmente banali, puntellate e mal amalgamate con tutto il resto dello scheletro.

la forgia degli dei sarà un luogo cruciale dove poter creare e perfezionare le nostre armi

Proprio nella forgia e nel sistema di combattimento c’è margine per osservare tutte le buone intenzioni degli sviluppatori. Trasportati nella forgia, qui attingiamo ad un sistema di personalizzazione e creazione che si attua non solo andando a toccare le specifiche delle armi (tra cui l’utilizzo delle risorse, il tipo di lama, se corta, spessa, appuntita o arrotondata, la forma dell’elsa e così via) ma adoperandosi anche in un minigioco dove dobbiamo – letteralmente – battere il ferro finché caldo e modellarlo più vicino all’obiettivo finale. La riuscita ne consegue la qualità finale dell’arma, la sua durevolezza e la possibilità di riparare la stessa più volte prima che si rompa definitivamente. Dopo la creazione, è necessario anche brandire queste armi, con un sistema di combattimento decisamente particolare che si ispira alla postura di puntamento di For Honor. In parole povere, agganciando un nemico questo verrà delimitato da delle linee che ci indicheranno dove l’arma equipaggiata può fare più danni (testa, braccia e gambe) a seconda della classica ruota di resistenze e debolezze. Una spada semplice non avrà effetto su nemici estremamente corazzati, meglio dunque forgiare ed equipaggiare un grosso martello, più lento nell’azione, ma con notevole potere offensivo.

Blades of Fire

Qui è dove passere molto tempo a creare e sperimentare armi di diverso tipo.

Sulla carta il titolo si comporta bene, ha delle regole scritte in modo cristallino, ma il problema è tutto nell’esecuzione, per esempio la mappatura dei tasti è decisamente dispersiva e nei momenti di forte concitazione spesso doversi fermare e cambiare arma all’occorrenza del nemico che abbiamo davanti spezza il ritmo di gioco, considerato che la stessa reazione dei colpi di Aran è tutt’altro che reattiva, per via del sistema di stamina e difesa personale.

UNA LUNGA ESPLORAZIONE

Anche sul fronte della progressione e relativa esplorazione, Blades of Fire è un gioco pieno di idee e meccaniche che vengono messe assieme spesso con tanta vitalità come confusione. Interessante il modo in cui vengono introdotti i checkpoint nella mappa che funzionano come i Falò di Dark Souls, ma – e qui viene una cosa che ho trovato geniale – in un mondo dove le armi di acciaio sono tutto, alla nostra sconfitta non perderemo valuta di gioco o risorse, bensì perderemo la nostra arma che si tramuterà in pietra – e sì, per riottenerla dovrete ritornare nel luogo dove siamo stati sconfitti – ma al netto della soluzione intelligente, questa si scontra con la libertà di forgiare una quantitativo consistente di armi. Anzi, considerata la generosità dell’inventario, potremo portarci dietro quasi una dozzina di armi, dunque perire equipaggiando una spada di livello comune, difficilmente mi porta a ritornare in una zona pericolosa per recuperarla, dato che posso forgiarla nuovamente e magari farla anche migliore.

Un boss ostico, ma con la giusta arma, si può sconfiggere in pochissimo tempo.

Per la costruzione ed esplorazione della mappa, Blades of Fire guarda agli ultimi due God of War, anzi, guarda fin troppo da vicino dato che ci sono delle similitudini al limite del plagio. Il resto della mappa si arricchisce di luoghi che richiedono backtracking utile quando necessario e mai tedioso, ottimo per chi vuole completare tutte le ricerche sulle armi o sull’aumento di punti vita e stamina.

il mondo di gioco di Blades of Fires è grande, pieno di piccole attività come di nemici, ma è generalmente spento e anonimo, seppur ben realizzato anche nei piccoli dettagli

Se dovessimo trovare un grosso difetto che penalizza costantemente Blades of Fire, è che emana costantemente una sensazione pacchiana in tutti gli organi principali: scrittura superficiale e nessun personaggio con cui empatizzare, una mappa che chiede esplorazione senza mai brillare per qualità e una sensazione perenne di subire gli eventi della trama, senza mai viverla davvero. Tutto è realizzato in modo curato e con grande attenzione al dettaglio, dai modelli dei personaggi fino ad altri piccoli dettagli del mondo di gioco, ma nella leggerezza dell’esplorazione, come della velocità con cui vengono narrati gli eventi, ci si dimentica di far avvicinare noi, gli utenti finali.

Molti personaggi potenzieranno le nostre armi.

Ci si diverte, quello sì, e sul fronte delle meccaniche di gioco c’è ampia possibilità di beneficiare di una certa sinergia tra la creazione delle armi nella forgia e l’applicazione in battaglia, ma laddove ci sono lodi, queste si alternano con una sensazione generale di anonimato e spesso, anche a storia inoltrata, un po’ di rammarico c’è, perché la sensazione da occasione sprecata puntella tanto la testa quanto i polpastrelli.

In Breve: Blades of Fire è un po’ un’occasione sprecata proprio nella gestione delle risorse di gioco e nel modo in cui alterna ottime idee, come tutta la gestione della forgia e relativo sistema di combattimento, a cui si accompagnano altrettante cose meno riuscite, la gestione dell’esplorazione, la narrazione confusa e veloce e personaggi anonimi. La possibilità e libertà di divertimento non viene negata, ma spesso, quando si entra in piena sinergia con tutta la grammatica di gioco, puntuale arriva qualcosa a stonare con tutto il resto, una cosa messa lì senza contesto, qualche scelta mal ponderata, il tutto in un mondo ottimamente realizzato, ma generalmente spento.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Il titolo si comporta perfettamente sull’ammiraglia di casa Sony, senza alcuna sbavatura tecnica o di prestazione, mantenendo i 60 fps anche con tanti elementi su schermo.

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Pro

  • La fucina delle armi / Mappa grande e piena di attività / Buon sistema di combattimento

Contro

  • Narrazione pigra e mai appassionante / Alcune meccaniche non proprio approfondite / Generale senso di déja vu
7.5

Buono

Tra un tunnel carpale e l'altro, amo Dwayne "The Rock" Johnson, Independence Day, Destiny e il DC Extended Universe, tutti buoni motivi per farmi odiare.

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