TANTE LE ARMI CHE BLOODROOTS METTE A NOSTRA DISPOSIZIONE: RIUSCIREMO A USARLE AL MEGLIO?
La grande storia di vendetta tende a spostarsi sullo sfondo quando arrivano in gioco
armi laser, fucili improbabili o rave disco in declinazione western. Questo equilibrio fa sentire il suo peso discontinuo quando in alcuni momenti, vagando nella foresta, Lupo bianco percepisce la presenza del nemico, la sagoma di Lupo Nero che viene e va come il vento tra le foglie, producendo un rumore sinistro.
VELOCE COME IL VENTO
Occhio però a contestualizzare questi piccoli feticci con connotazione negativa: è qualcosa che tocca superficialmente il titolo, quasi più un gusto personale che si scontra con una direzione estetica assolutamente deliziosa. Esattamente come in Hotline Miami, dal nostro campo base potremo indossare altri copricapi, che ci regaleranno effettivi passivi utili in battaglia e ci inviteranno a rigiocare ogni singolo livello, sia per sperimentare la diverse modalità di approccio che per l’immancabile sfida al punteggio massimo. Il resto del pacchetto ludico come delle meccaniche di gioco, è una gioia per gli occhi tanto per i sensi. L’estetica dei personaggi confluisce perfettamente in un mondo di gioco in piena derivazione western, colorato a più zone e con una cura impressionante anche per i singoli dettagli.

Siamo sotto mira di un fuciliere nemico, meglio trovare un riparo!
BLOODROOTS È UNA SFILZA DI MORTI UNA DIETRO L’ALTRA, MA VA BENE COSÌ, AD OGNI MORTE SI IMPARA QUALCOSA E LA VOGLIA DI RIALZARSI È SEMPRE LÌ
Prendere i comandi di Lupo bianco è dannatamente avvincente, correre a destra e manca di ogni livello, imparare a suon di morti dove sono posizionati i singoli nemici, che non mancheranno di sorprenderci con le loro variazioni al pattern di attacco, giusto per renderci la vita ancora più difficile. La varietà di approccio con le diverse armi è
tanto ampia quanto dannatamente appagante, ed è un piacere scoprire che ogni serie di uccisioni ben riuscita e agilmente concatenata ci premierà con una piccola cutscene dove eseguiremo una divertentissima fatality sull’ultimo malcapitato. La ciliegina sulla torta infine sono i boss, con una declinazione di gioco che
mescola i running game con il gameplay più tradizionale. Qui il livello di sfida si alza senza mai essere frustrante, non mancando però di punire l’eccesso di superbia di chi già pensa di aver ormai capito tutto del gioco. Convinzione che andrà a scontrarsi proprio contro i boss, che utilizzano nuovi movimenti e attacchi nel continuo tentativo di prenderci alla sprovvista. Ma la voglia di provare di nuovo è sempre lì, l’idea di arrendersi non viene presa nemmeno in considerazione: è solo questione di concentrazione, di perfezione dei movimenti, e una volta raggiunto il trionfo il senso di appagamento è senza pari.
In Breve: Bloodroots è uno degli eredi di Hotline Miami di cui, inconsapevolmente, avevamo un estremo bisogno. Un titolo che prende palesemente spunto e ispirazione dai due giochi di Dennaton Games per poi confezionarci attorno un’idea e un’estetica tutta sua, assolutamente funzionale, divertente e appagante. Difficile staccarci gli occhi tanto quanto i polpastrelli. Una vera sorpresa nel panorama indie.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD A10-9700 Radeon R7, 8GB RAM, Nvidia GeForce 9600, HDD
Com’è, Come Gira: Nulla da segnalare sulla configurazione di prova, con una fluidità di gioco massima e senza alcun singhiozzo.
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