Essere ambiziosi è una grande cosa, ma bisogna stare attenti a cosa si mira. Masashi Takahashi è il producer di Octopath Traveler e mi ha fatto esplodere il cuore con una sua recente dichiarazione, arrivando a descrivere il suo virgulto come il successore spirituale di Final Fantasy VI. Non è andata proprio così, giacché qualunque appassionato di giochi di ruolo nipponici con una minima conoscenza della materia non faticherà, invece, a notare evidenti parallelismi tra Octopath Traveler e la celebre (beh, almeno in patria) serie SaGa di Akitoshi Kawazu.
Con i suoi otto protagonisti destinati ad altrettanti cicli narrativi, a loro volta suddivisi in più capitoli, la similitudine si commenta praticamente da sola; non si tratta, tuttavia, della sola discrepanza nella dichiarazione di Takahashi San: Octopath Traveler imbandisce una storia convincente, ma manca di coralità rispetto alla maestosa avventura di Locke e soci. Ogni protagonista vive la sua storia in modo assolutamente autonomo, infischiandosene dell’eventuale presenza dei compagni che, poveracci, non appaiono neppure nelle scene d’intermezzo, nonostante figurino in prima linea nel party. In quest’ottica, il motivo che li spinge a stringere un’alleanza è un mezzo mistero. Alla luce di tutto sembrerebbe quasi di essere dinnanzi a un buco nell’acqua, vero? E invece no.
TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI
Giusto per intenderci immediatamente, Octopath Traveler è scritto splendidamente, riuscendo nel difficilissimo compito di instaurare immediatamente una forte empatia tra il giocatore e i numerosi protagonisti, senza mai commettere particolari passi falsi. Less is more, dicono, e gli otto avventurieri sono quasi tutti credibili e interessanti nelle loro motivazioni.
Octopath Traveler è scritto splendidamente, riuscendo a instaurare subito una forte empatia
Octopath Traveler non ci obbliga ad ascoltare i soliti blandi dialoghi da centinaia di NPC creati con lo stampino, ma permette altresì di agire in modo più creativo. Il ladro Therion potrà provare ad alleggerire gli stolti avventori di qualche avere di troppo, mentre la cortigiana Prinrose saprà catturare con le sue grazie l’attenzione degli interlocutori, ammaliandoli al punto da costringerli a seguirla ovunque, anche in battaglia. Alcune delle azioni di viaggio appaiono a prima vista simili, ma mai identiche; continuando con l’esempio del nostro Therion, la sua abilità nel furto permette di rubare gli oggetti presenti negli inventari altrui, col rischio, però, di essere smascherato.
Octopath Traveler non ci obbliga ad ascoltare i soliti blandi dialoghi da centinaia di NPC creati con lo stampino
TUTTI E NESSUNO, NESSUNO E TUTTI
Un’altra similitudine con SaGa è l’assoluta libertà di esplorazione sin dal principio, senza limitazioni. Inizialmente il gioco ci obbliga a scegliere un personaggio principale e cominciare con il primo capitolo della sua avventura, lasciandoci però liberi di proseguire l’avventura a nostro piacimento. Considerando che gli episodi successivi dovranno essere affrontati con un livello superiore alle capacità di partenza, è cosa buona e giusta spendere le prime ore alla ricerca dei nostri futuri compagni; nulla ci vieta, però, di grindare come pazzi per proseguire con la storia del personaggio inizialmente scelto. Una decisione sconveniente, e tuttavia fattibile: prima di percorrere una nuova strada viene presentato il livello indicativo dei nemici presenti, e potremo dunque decidere se tentare la sorte affidandoci alla nostra preparazione marziale. Qualunque sia la strategia decisa, prima o poi saremo interrotti sul più bello dai classici combattimenti casuali, vera e propria croce e delizia degli estimatori del genere.
Un’altra similitudine con SaGa è l’assoluta libertà di esplorazione sin dal principio, senza limitazioni
Duri, resistenti e letali, spesso accompagnati da qualche guardia del corpo, i nemici principali offrono una sfida degna di questo nome, impegnativa ma molto soddisfacente. In simili frangenti lo stato di dominio va innescato al momento opportuno, non solo, quindi, per iniziare a martellare i cattivi con le migliori tecniche del nostro repertorio, ma anche per interrompere l’attivazione dei loro attacchi più forti, opportunamente annunciati da particolari comportamenti. Per raggiungere l’obiettivo più velocemente ci sono i punti potenza, e ogni personaggio ne guadagna uno per turno. Possono essere accumulati e spesi al momento fatidico per conferire ai nostri guerrieri fino a tre livelli di potenziamento, con cui migliorare attacchi e abilità, così da raggiungere più rapidamente la soglia di dominio o, semplicemente, fare un sacco di male.
Il combattimento a turni è tra i più classici con attacchi, difesa e abilità speciali
VISIONI D’INSIEME
Graficamente Octopath Traveler vanta una distinta personalità in virtù del cosiddetto HD-2D. Il motore grafico anima una pixel art degna dei migliori JRPG per Super Famicom, benché in un contesto poligonale, conferendo una sorprendente tridimensionalità grazie a una profondità visiva ottenuta con elementi fuori fuoco e con l’uso di riusciti effetti grafici. Il risultato è molto buono e non dissimile – con le dovute proporzioni – a quanto visto nel vecchio 3D Dot Game Heroes su PS3. I dungeon appaiono come graziosi diorami a sedici bit e, complessivamente, il character design risulta ben riuscito, sia negli artwork che ritraggono gli otto avventurieri che negli sprite di personaggi, nemici e boss, questi ultimi di dimensioni tradizionalmente extra large. Proprio l’insistente aderenza ai classici del passato penalizza le animazioni dei cattivi, ridotte all’osso secondo le abitudini di epoche passate.
La pixel art è degna dei migliori JRPG per Super Famicom, benché in un contesto poligonale
Infine, al di là dei differenti background, gli avvenimenti visti nei vari capitoli tendono ad assomigliarsi puntualmente, con una struttura ricorrente che pone un’indagine da perseguire all’interno del centro abitato di turno, sfruttando forzatamente l’azione di viaggio del protagonista designato, seguita dall’obbligatorio dungeon. Si tratta di un espediente narrativo che apre e chiude i capitoli in perfetto stile anime, mantenendo alto l’interesse in attesa della prossima “puntata”, pur mostrando il fianco a un’ innegabile ripetitività.
Octopath Traveler è un buon gioco, presentato in maniera eccellente e con validissime idee. La particolare narrazione incentrata sui singoli personaggi è una caratteristica con cui fare i conti, decisamente poco adatta a chi si aspetta una storia corale, ricca di set piece e con una riuscita sinergia tra i membri della compagnia. Se la cosa non vi crea problemi, Octopath Traveler potrebbe essere il gioco ideale con cui passare l’estate in compagnia del vostro Switch.