Darkwater è un’isola al largo della costa di Boston, ma nessuno sembra ricordarsi della sua esistenza. La sua cittadina portuale, ormai in piena decadenza, è tutt’altro che accogliente. La colpa è degli sguardi penetranti dei pescatori e dell’onnipresente odore di pesce, ma anche della nebbia opprimente che ne infesta ogni angolo e offusca la mente dei suoi abitanti. Tuttavia, per Edward Pierce – o meglio, noi – questo non importa più di tanto. Un mistero chiede sottovoce di essere svelato: la strana morte della pittrice Sarah Hawkins, del marito e del giovane figlio nell’incendio che ha devastato la loro villa.
THE CALL OF LOVECRAFT
Il merito più grande dell’RPG creato da Cyanide Studio è forse quello di aver preso i giusti spunti non solo dagli iconici racconti di H.P. Lovecraft, ma soprattutto dall’omonimo pen & paper RPG pubblicato nel 1981 da Chaosium, al quale è dichiaratamente ispirato. Proprio queste premesse sfociano in un’atmosfera azzeccatissima, degna dei celebri paesaggi di Innsmouth descritti magistralmente dallo scrittore ai primi del Novecento; non solo per via della palette di colori o delle musiche opprimenti, per gli ambienti sporchi e bui e per l’ostilità di chi ci circonda. La quasi totale assenza di banali jumpscare e di scene di pura azione contribuisce a immergerci in un poliziesco a tinte horror dove curiosità e sete di conoscenza sono i soli motori che ci guideranno verso la scoperta di orrori inenarrabili, i quali ci spingeranno sempre più verso il baratro della follia.
La curiosità e la sete di conoscenza sono i motori che ci guidano verso la scoperta di orrori inenarrabili
Le interazioni con gli abitanti del luogo avranno un impatto sull’andamento della nostra storia e sul finale che otterremo
THERE’S SOMETHING COMING! SOMETHING REAL BAD!
Nonostante gli indubbi sforzi da parte di Cyanide di rendere Call of Cthulhu una degna rappresentazione dell’universo lovecraftiano, il risultato non è, purtroppo, del tutto convincente. Durante le 11 ore circa necessarie ad arrivare ai titoli di coda si incappa troppo spesso in situazioni capaci di rovinare del tutto l’immersione. L’esempio più lampante è la differente cura riservata ad alcune linee di dialogo rispetto ad altre. Capita di origliare la stessa piccola conversazione tra i pescatori sul molo e gli agenti di polizia in loop su un brutto presagio in arrivo («Something real baaaaad»), oppure di raccogliere otto libri diversi dalla stessa libreria e sentire Pierce mormorare per tre volte «Arkham Edition? Never heard of them». Il doppiaggio (localizzato solo in lingua inglese) non è sempre coerente con quanto si vede sullo schermo. La contrabbandiera Cat, diabolicamente calma e assertiva nei toni, sbraita come se stesse urlando; l’ufficiale Bradley dal canto suo, salvo in rare situazioni, sembra invece non gesticolare affatto nemmeno durante le scoperte più incredibili.
Nonostante il doppiaggio non sia così male, non è sempre coerente con quanto si vede sullo schermo
Da una parte, Call of Cthulhu è capace di trascinare il giocatore in un’avventura dall’atmosfera cupa e opprimente, in cui nessuno sembra davvero dalla nostra parte e la curiosità può rivelarsi la nostra peggiore nemica. Dall’altra, la poca cura riservata ad alcuni aspetti del gioco e l’esecuzione di certe meccaniche lo rendono un’occasione mancata per celebrare al meglio alcune tra le opere simbolo dell’horror.