È proprio in questo suo essere implacabile che la giocabilità di Carrion trasmette la sensazione di controllare una creatura aliena, impossibile come i Grandi Antichi
Da buon opera di genere la progressione è poi puntellata chirurgicamente da potenziamenti, che siano essi di stampo predatorio (attacchi in carica, aculei, invisibilità), difensivo o esplorativo, intendendo il level design come unità di misura della fluidità, sempre crescente, risolvendo enigmi ambientali (leve, interruttori, più o meno ordinaria amministrazione), orientandosi a naso, senza mappa ma indirizzati in modo subliminale, con un’intelligente segnaletica assolutamente integrata all’ambiente, diegetica; risolvendo poi le varie “stanze”, disegnate secondo i canoni del power stealth alla Hotline Miami, rapidi e spietati, seminando terrore e raccogliendo, talvolta, proiettili e vampate di lanciafiamme (efficace contro questo tipo di creature dall’alba dell’horror).
L’IA è basilare, meccanica, con comportamenti talvolta bizzarri, ma ancora una volta è il gusto di essere in netta superiorità, fisica e tattica, a fare il gioco di Carrion, che come pochissime altre opere riesce a trasmettere intatta la potenza del suo protagonista, così muscolare e tangibile.
LE URLA COPRONO LE PAROLE
Non c’è una singola parola scritta che non siano i brevi tutorial a raccontare quella che è un’escalation biologica irrefrenabile più che un dramma, l’alba di un nuovo organismo regnante, la specie eletta ai suoi primi vagiti. Sempre più grosso (e le dimensioni qui contano, soprattutto quando si tratta di puzzle), strizzato in strutture a misura d’uomo e per questo superate, rovine di ciò che a breve sarà solo Storia.
Un’escalation biologica più che una catastrofe, l’alba di un nuovo organismo regnante, la specie eletta

Una creatura capace di infestare l’ambiente e plasmarlo, senza temere acqua o altri agenti atmosferici.
Un racconto evolutivo mascherato da horror, assolutamente affascinante per chi non pretende la presenza di un copione come colonna portante di un videogioco. Il viaggio di un corpo estraneo all’interno di un organismo di cemento, diffondendosi nei suoi punti vitali, portanti, per poi far crollare quello che rappresenta dalle fondamenta, non prima di averli sfruttati in nome del save point.
In Breve: Carrion ha uno charm tutto suo e tanto da dire sotto il profilo ludico. L’idea brillante di invertire il punto di vista dell’horror fantascientifico, muovendo il suo protagonista con una fisica di pregio, curata e assolutamente perfetta per spostarsi in un level design costruito su misura. Inquietante, pulp, coreografico ma soprattutto fluido, praticamente privo di punti morti lungo le 5-6 ore che separano la fuga dai titoli di coda. Dieci potenziamenti opzionali faranno gola ai completisti più dotati dal punto di vista dell’orientamento, data la mancanza di una mappa da consultare, ma anche solo tirare dritto, godendosi l’inerzia di un crescendo inarrestabile, insaziabile, che ha un gusto ferroso, di carne cruda e gameplay sincero, senza fronzoli o condimenti esotici, vale assolutamente la candela.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel Core i5, 8 GB RAM, Nvidia GeForce GTX 970
Com’è, Come Gira: Il peso nell’ordine dei 160MB fa intuire accessibilità su qualsiasi configurazione, oltre a una gran mano nell’ottimizzazione perché questa fisica del personaggio, soprattutto in 2D, non è cosa da tutti. Brutali!
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