Code Vein - Recensione

PC PS4 Xbox One

La Grande Catastrofe ha corrotto il mondo, trasformando le città in cumuli di macerie trafitte dai Rovi del Giudizio. In questo distopico futuro post-apocalittico una razza immortale a metà tra umano e vampiro, nata grazie ai parassiti BOR, va a caccia di Gocce di Sangue: sono i Redivivi, esseri obbligati a indossare maschere protettive per evitare di inalare i fumi del miasma. Senza di esse cederebbero alla follia, diventando schiavi di un’insaziabile sete di sangue che li tramuterebbe in orrendi abomini chiamati Corrotti. Non devono passarsela benissimo i pochi umani sopravvissuti, eh già.
Fate una bella trasfusione di fan service a questo incipit, shakerate e servite ancora caldo: et voilà, Code Vein! Bandai Namco Studios, dopo rinvii e aggiustamenti, è ufficialmente pronta a farci vivere un’avventura soulslike dallo stile anime sviluppata da Shift, lo studio che creò i primi due capitoli della serie God Eater. Code Vein è un action RPG in salsa giapponese per PC, PS4 e Xbox One che farà la gioia dei fan degli shonen dove abbondano décolleté taglia XXL: e poi dicono che la vita del vampiro è piatta, tsè.

VAMPIRI DAL CUORE TENERO E RICORDI INTRISI DI MISTERO

Dopo un editor infarcito di caratteristiche estetiche e un tutorial, impersoneremo un Redivivo senza memoria capace di legarsi a tutti i Codici Sanguigni e in grado di purificare le Sorgenti Corrotte da cui scaturiscono le Gocce di Sangue. I Codici Sanguigni sono le specializzazioni che determinano i talenti attivi/passivi cui avremo accesso, i Doni. Per sfruttare queste abilità si utilizza l’Icore, una risorsa prosciugabile dai Corrotti a suon di botte o con backstab alle spalle per succhiarne dosi maggiori. I colpi leggeri e pesanti, le schivate e gli scatti invece necessitano del vigore, controllabile tramite una barra che si rispristina rapidamente. I colpi possono sbilanciare i nemici rompendo la loro guardia, ma può succedere anche a noi. Oltre all’equilibrio che regola il bilanciamento, ci sono statistiche legate al peso, alla mobilità e via dicendo pronte ad essere sottoposte a studi approfonditi da parte dei maestri della build perfetta. Per potenziarsi è necessario accumulare la Foschia, una valuta dai molteplici utilizzi. Siete ancora tutti con me? Ok, proseguiamo.

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Code Vein è un action RPG in salsa giapponese che farà la gioia dei fan degli shonen

Non esiste il vincolo delle classi rigide, perché il giocatore può cambiare dinamicamente il proprio stile di combattimento, ma conviene farlo nei momenti di calma perché la pausa non vale per i nemici. Ci sono più di venti codici e ognuno ha le sue peculiarità, permettendo di trovare quello che meglio si confà al proprio stile. L’equipaggiamento comprende, oltre a mantelli dotati di effetti unici chiamati Veli di Sangue, cinque tipologie di armi (baionette, spade a una mano o lenti strumenti di morte a due mani) e potremo alternarne due per volta, mentre i gadget utilizzabili con i tasti rapidi sono tanti e possono cambiare l’esito di uno scontro. Per le cure bisogna invece approfondire la darksoulsiana meccanica dei Falò; purificare ogni Vischio in cui ci imbatteremo sarà fondamentale perché lì potremo salvare, ripristinare l’energia vitale, l’icore, ricaricare il limitato numero di cure a disposizione, usare il teletrasporto o investire la Foschia guadagnata per avanzare di livello e potenziarci. Il riposo farà sì che anche i nemici della zona vengano resuscitati, ma questo torna utile nei casi in cui un nemico fosse troppo forte. Questa dinamica dà vita a un grinding atto a potenziarsi e, una volta capita la strada e la posizione dei nemici, tale pratica sarà sempre più rapida. A ogni morte la Foschia ottenuta verrà persa, ma si potrà recuperarla tornando sul luogo della nostra dipartita e ottenendo vendetta, a patto di non morire di nuovo.
Dopo aver padroneggiato le meccaniche e il lessico base, toccherà farsi strada a suon di fendenti per districare i risvolti narrativi che si intrecciano tra loro, ma non saremo obbligati ad affrontare le torme di Corrotti da soli. Presto incontreremo Luis, il primo di una serie di compagni che potremo assoldare per aiutarci e che introduce la meccanica co-op con IA o giocatori reali. Volendo si può rifiutare la collaborazione, ma non lo consiglierei ai meno esperti perché, oltre a distrarre l’attenzione dei nemici da noi, la coppia offre la possibilità di curarsi a vicenda e di combinare le diverse abilità. I personaggi sbloccati li ritroveremo nell’hub di gioco, la base in cui potremo riorganizzare idee ed equipaggiamento. Qui potremo parlare con loro e riposarci alle terme per consultare con calma ciò che abbiamo scoperto.code vein recensione

toccherà farsi strada a suon di fendenti per districare i risvolti narrativi

Come avrete intuito, Code Vein ha una trama intricata da raccontare e lo fa attraverso una moltitudine di cut-scene, dialoghi e viaggi tra i tormenti del passato; disseminati nelle varie mappe si trovano infatti i Vestigi, frammenti rilasciati dai corpi dei Corrotti che, una volta ricomposti, ci permetteranno di sbloccare nuovi Doni e di rivivere in prima persona le eco mnemoniche dei personaggi cui appartenevano. Queste fugaci escursioni tra i ricordi sono ulteriori momenti di narrazione che svelano e approfondiscono legami e verità sepolte tra le immortali dune del tempo.

MAI DIRE BANDAI

Nell’arco di circa 40 ore la storia si districa tra cliché e stereotipi ma, benché non sia una sceneggiatura che passerà alla storia per l’originalità dei testi né per dei personaggi particolarmente carismatici, l’impianto narrativo regge comunque botta. Artisticamente Code Vein non accetta compromessi perché lo stile anime o piace o non piace, ma se questo è soggettivo, con la realizzazione tecnica viriamo sull’oggettivo. Nonostante alcune texture ed effetti meno convincenti che talvolta “sporcano” la scena, l’impatto grafico è generalmente buono, con personaggi e nemici ben rappresentati, ma la sensazione è che, oltre alle macerie della precedente società, siano sparse anche delle ruvidezze estetiche.

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Artisticamente Code Vein non accetta compromessi

Tecnicamente il gioco è viziato da alcuni intralci estetici come compenetrazioni mal gestite, un frame rate che in qualche circostanza soffre di balbuzie -mi è capitato solo in qualche luogo chiuso senza nemici-, una telecamera a volte da maledire e strani “difetti non meglio indentificati” come nemici che si bloccano o che ci ignorano anche se stiamo massacrando un loro compare a pochi passi di distanza. Manco fossimo il più prepotente tamarro della discoteca, con quest’ultima osservazione diamo una gomitata volontaria ad una IA a volte un po’ tonta, capace di volare giù da una rupe nel fantozziano tentativo di colpirci con una mossa goffa.
Al netto di queste sbavature, i panorami suggestivi non mancano. Ogni zona possiede un’apprezzabile caratterizzazione tra ambienti e nemici, con l’esplorazione che culmina in scontri all’ultimo sangue con enormi boss dai pattern d’attacco non proibitivi. Il level design è labirintico ma non troppo frustrante, invero buono ma senza esaltare. Le location spesso si sviluppano sia in orizzontale sia in verticale, ma credo si potesse spingere di più sul pedale della fantasia topografica di certe aree perché, a conti fatti, quelle più azzeccate che conquistano per la finezza strutturale non sono poi così tante. Tra l’altro gli asset tendono a riproporsi, dando un lieve senso di monotonia ambientale. Per fortuna, per orientarci, possiamo sempre contare sulla mappa e la sua mini versione che indicano il tragitto già percorso tra gli ipnotici dedali. Gravemente sottotono appaiono le Profondità, dei dungeon sbloccabili trovando le relative mappe che peccano di scarsa ispirazione, mentre va meglio con l’accompagnamento audio grazie ad una colonna sonora evocativa che segue il ritmo dell’azione ed effetti mai fuori luogo.code vein recensione

Ogni zona possiede un’apprezzabile caratterizzazione tra ambienti e nemici

A livello di endgame i collezionisti più feticisti avranno modo di ridarci dentro perché ci sono diversi finali e, una volta terminato il gioco, si sbloccherà la modalità New Game Plus, permettendo di ricominciare da capo lasciando intatti i sudati progressi e adattando la forza dei nemici al nuovo livello. Perché impelagarsi di nuovo in un’avventura tanto lunga? Perché difficilmente alla prima run si completerà il gioco al 100% dato che tra NPC che popoleranno le zone dopo il nostro passaggio, trofei da sbloccare e una miriade di combinazioni da testare ce n’è di che passare il tempo.
Code Vein è un interessante soulslike pieno zeppo di sangue e di seni delle stesse enormi dimensioni dei boss che si frapporranno tra voi e la tanto agognata fine. Tecnicamente è un passo avanti rispetto ai suoi predecessori animeggianti, ma ciò non lo rende immune da vari difetti. Gli esperti potrebbero gradire un livello di sfida più elevato, ma i novizi troveranno in questo titolo un buon pretesto per approcciarsi a un genere particolarmente traumatico; più della difficoltà generale, la versatilità del gameplay dovrebbe riuscire a stuzzicare entrambi allo stesso modo. Aiutata anche dal tipo di gioco, la trama riesce a svolgere il suo compito come da jap-copione fino all’ultimo scontro, spingendo il giocatore a migliorarsi morte dopo morte per arrivare ai meritati titoli di coda.

Tra luci ed ombre, Code Vein si rivela un titolo valido che regalerà ore di divertimento agli appassionati di anime/manga cupi in cerca di un action RPG non eccessivamente hardcore, dal combat system articolato e che racconti la propria storia in modo esplicito. Bandai ha sfornato un gioco che, pur non raggiungendo l’eccellenza sotto certi aspetti, riesce ad esprimere la sua personalità grazie a un gameplay versatile e alla volontà di accompagnare il giocatore attraverso un’ingarbugliata e malinconica avventura. Non tutte le tappe di questo viaggio sono prive di imperfezioni, ma a menar sganassoni ci si diverte ed in fondo è ciò che più conta in un gioco così.

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Pro

  • Buona varietà di gameplay garantita dai Codici Sanguigni.
  • Combat system articolato.
  • Storia che funziona nonostante cliché, stereotipi e mammelle.

Contro

  • Alcune imprecisioni tecniche/grafiche.
  • IA non sempre sul pezzo, level design di alcune zone meno riuscito di altre.
  • Difficoltà generale non da manicomio (contro per gli esperti/pro per i neofiti).
8.4

Più che buono

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