Mi credete se vi dico che sono riuscito a perdermi, in diverse occasioni, tra le svolte ubriacanti e i dislivelli disorientanti di Novigrad?

molti open world tendono a menare il giocator per l’aia
LA DEFINIZIONE DELLA FOLLIA
Geografia a parte, molte delle attività che siamo chiamati a svolgere negli open world (il già citato crafting o la caccia) rientrano appieno nella definizione di “follia” data da Vaas Montenegro in Far Cry 3: continuiamo a ripetere le medesime azioni sperando che queste portino a un qualche cambiamento tangibile nel tasso di divertimento veicolato dal gioco, la verità è che – spesso, causa ripetitività – mi coglie il desiderio di chiudere e presto, di gettarmi completamente nelle braccia della main quest, procedimento sovente rallentato da requisiti di livello che mi costringono a grindare e così a permanere in terre che mi hanno sì ben accolto, ma che ora vorrei lasciarmi alle spalle.Quel che è peggio, molti titoli con la scusa della loro natura open tendono a menare il giocator per l’aia, obbligandolo a macinare chilometri virtuali. Vengono in mente l’inseguimento a cavallo di Dandelion in The Witcher 3: Wild Hunt o la tediosissima “Spade e Ravioli”, affidataci dal buon Hattori, che ci vede fare la spola fra le due estremità del quartiere dei moli.
in alcuni open world mi è sembrato di aver dipanato un colorato gomitolo, enorme ma composto da rigidissime quest
Non siete d’accordo con quanto detto sopra? Liberissimi, consentitemi nondimeno in chiusura di giocare il jolly. Tenete presente che una delle quest più belle degli ARPG recenti è la Festa del morto del DLC Cuori di Pietra (ancora, The Witcher 3: Wild Hunt). Pur collocato in un contesto open, il clou della missione si svolge interamente in una fattoria e nei campi strettamente limitrofi. In uno spazio sì ristretto ma particolarmente ispirato abbiamo tutto: utilizzo dei sensi da witcher, combattimento, regia, una “spietata” partita a gwent, approfondimento dei personaggi e relativo romanzetto con uno dei personaggi più belli della saga dello Strigo (Shani, naturalmente). È il caso più lampante di quality over quantity, a fronte del quale credo sarebbe opportuno chiudere gli open world.
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