Pubblicità, fare di più facendo meno

Pubblicità, fare di più facendo meno

Apex Legends riuscì dal nulla a detronizzare l’imbattibile Fortnite, anche grazie a quell’entrata in scena così desueta

La creatura di Respawn, merito soprattutto della sua ottima fattura, riuscì dal nulla a detronizzare l’allora imbattibile Fortnite, forse proprio grazie anche a quell’entrata in scena così desueta. Una strategia azzardata probabilmente frutto tanto di un eccellente team di marketing quanto delle poche aspettative rimesse sul titolo da parte di EA, sbalordita quasi tanto quanto i giocatori dell’immediato successo riscosso da Apex Legends. Chi meglio di Activision avrebbe potuto dunque seguire quello stesso percorso rischioso? Vuoi che Warzone non è esattamente il suo titolo di punta, e metti pure in conto che sorprendere il pubblico in un genere come quello dei battle royale ormai è quasi impossibile, il publisher ha voluto tentare e il nuovo arrivato è riuscito a farsi notare, facendosi superare in popolarità su Twitch.TV solamente da quel prodigio di Half Life: Alyx.

POMPIAMO QUESTI NUMERI

Activision non è stata l’unica ad aver trovato nelle “nuove” piattaforme streaming un valido alleato per far crescere la popolarità dei propri titoli. Non è un caso che Riot Games, finora famosa per il celeberrimo MOBA League of Legends, abbia scelto di far pubblicità al suo nuovo FPS in un modo ancora meno ortodosso servendosi attivamente proprio di Twitch. Pubblicità, fare meno per fare di più

La casa di sviluppo losangelina ha distribuito in questi giorni un buon gruzzoletto di chiavi beta di Valorant a una grossa manciata di streamer in tutto il mondo, che sono state vinte da altrettanti spettatori delle loro dirette sul gioco. Una mossa senz’altro ben ponderata da una compagnia che, tutto sommato, deve una grossissima fetta della sua popolarità alla piattaforma viola, specialmente per via dell’enorme mercato esport costruito negli ultimi dieci anni. La tattica, almeno per il momento, ha dato pieni frutti: con un picco di più di 1.7 milioni di spettatori, Valorant ha quasi raggiunto e sorpassato il record del fratello maggiore LoL e tuttora mantiene il primato su Twitch come gioco più seguito degli ultimi giorni.

le “nuove” piattaforme streaming si sono dimostrate delle valide alleate per far crescere la popolarità dei titoli da lanciare

Prima di scatenare critiche, naturalmente tutto questo non è automaticamente sinonimo di qualità (quella si testerà a tempo debito, una volta messe le mani sul prodotto definitivo) ma è pur sempre anch’esso una dimostrazione di forza particolarmente efficace agli occhi dei tantissimi giovani appassionati di giochi competitivi che compongono il suo target di riferimento, a tratti genuinamente incuriositi da ciò che è stato pubblicizzato più volte con il “CS:GO killer”, dall’altro un po’ vittime di quella FOMO (Fear of Missing Out) ormai cavalcata senza remore da ogni produttore di Game as a Service di successo. La guerra sul fronte marketing, ora più che mai, si fa a distanza, calcolata e con l’utilizzo di “AD intelligenti”, e non sul campo a suon di conferenze testa a testa sui grandi palchi e confezioni sgargianti esposte sopra gli scaffali dei negozi. In un futuro che promette sempre più digitale e sempre meno “fisicità”, quanto ancora si evolveranno?

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