Respawn Entertainment, EA e l’affaire Titanfall – Editoriale

È davvero solo colpa dei giocatori se ritengono che la situazione sia giunta a tal punto da spingerli a ricorrere a un attacco hacker ad Apex Legends?

Per carità, la colpa della situazione non è certo del Director of Communication, che anzi già poche settimane prima aveva espresso la sua frustrazione per la situazione di Titanfall e per quando questo genere di attacchi siano spesso causati da persone che potrebbero tranquillamente fare miglior uso del loro tempo, tipo andando a tagliare il prato con il tagliaunghie. Ma il fatto è che questa condizione di pessima giocabilità permane, e anzi negli ultimi giorni si è estesa anche su Titanfall 2: al momento della scrittura, undici giorni dopo l’hack che ha colpito Apex Legends, basta aprire il subreddit di Titanfall per trovare un post come questo, in cui un nuovo giocatore si domanda confuso perché il suo personaggio di colpo non è più in grado di muoversi. La risposta, ovviamente, sta nella dicitura DoS (Denial of Service).

titanfall

Ora, io non sono certo la persona migliore per spiegarvi come funzionano DoS e DDoS e quale sia la differenza tra i due, ma leggendo in giro una cosa l’ho capita: contrastarli non è un lavoro facile. Richiede tempo, energie e risorse, ed è sopratutto un impegno continuo. Ci tiene a sottolinearlo, per esempio, Chad Grenier, Game Director di Apex Legends, quando dice (10 luglio) che “gli hack che hanno colpito Apex Legends e Titanfall hanno rallentato lo sviluppo di nuovo contenuto” (nello specifico, la cross progression). Non può però che fa alzare qualche sopracciglio questa uscita se messa alla luce di quanto dichiarato (12 luglio) dal community coordinator Jason Garza, secondo cui sui due Titanfall non sarebbero al lavoro più di un paio di persone. Informazioni forse poco aggiornate quelle di Garza? Può darsi, ma non mi risulta Respawn Entertainment abbia nel frattempo smentito le sue parole, e anche se le cose fossero cambiate negli ultimi giorni la cosa non farebbe certo onore né allo studio né ad Electronic Arts.

COSA È LECITO CHIEDERE

E qui arriviamo al punto della questione. Nessuno è sorpreso del fatto che EA e la parte di Respawn che si occupa di FPS scelgano di dedicare la gran parte delle loro risorse ad Apex Legends. È il loro gioco di gran lunga più di successo, quello che attualmente è al centro dell’attenzione e che permette loro di crescere come team. Ma ciò che chiede la comunità di Titanfall non va oltre il minimo indispensabile: di poter giocare al gioco per cui hanno pagato. Già, perché Titanfall è ancora in vendita: se andate su Steam, nulla vi potrà far pensare che il gioco abbia qualche problema se non forse il fatto che il 91% delle recensioni recenti sono negative.

ELECTRONIC ARTS NON È UN PICCOLO SVILUPPATORE INDIE, MA UNA COMPAGNIA DA CINQUE MILIARDI DI UTILI

E qualcuno forse argomenterà come sia perfettamente normale che i giochi online a qualche anno dal lancio non siano più così seguiti. Ma non prendiamoci in giro: qui non si sta parlando di uno sviluppatore indie con dieci persone al suo interno per il quale affrontare un attacco hacker di questa scala sarebbe una pietra tombale sui suoi progetti attuali. Qua stiamo parlando di Electronic Arts, un publisher che nel 2020 ha generato cinque miliardi di utili e che non è in grado di assegnare più di due persone che possano assicurare lo standard minimo a giochi da lei venduti, e cioè che possano essere giocati. Non sono le risorse che mancano, è la volontà di investirle.

[Nota: questo articolo è stato scritto il 15 luglio, prima di essere posticipato per l’annuncio di Steam Deck e relativo editoriale lo scorso sabato. Da allora, la situazione non sembra essersi evoluta in maniera significativa, se non che il subreddit di Titanfall ha deciso che Titanfall 3 in realtà esiste, ci stanno giocando ed è tutto ciò che hanno sempre immaginato. No, non sto scherzando.]

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