Non comprate le schede video dei miner

La bolla delle criptovalute è scoppiata ed è iniziato il fuggi fuggi, col mercato dell’usato inondato da schede video dismesse. Vale la pena comprarne una?

schede video miner

Alla fine è successo. Dopo due anni di passione per noi videogiocatori, impossibilitati a comprare una scheda video a causa del famigerato “shortage dei componenti elettronici”, oggi tutto sembra essere tornato alla normalità, coi negozi forniti di schede video disponibili all’acquisto – talvolta a prezzi piuttosto competitivi – e il mercato dell’usato più scoppiettante che mai, con offerte di tutti i tipi su schede video introvabili fino a poche settimane fa. Ma come si spiega quest’improbabile singolarità? Se nessuno riusciva a comprare una scheda video, com’è possibile che oggi tutti le rivendano? La spiegazione è semplice: a metterle all’asta non sono giocatori come noi, ma miner che ne hanno comprate in abbondanza, spesso ricorrendo a contratti diretti coi distributori o con i produttori, lasciandoci le briciole e talvolta neanche quelle, costringendoci a lunghe attese ai portali o peggio ancora a presentarci in coda ai negozi, alle 4 del mattino, in occasione di vendite speciali. Secondo stime piuttosto attendibili, costoro hanno speso ben 15 miliardi di dollari in schede video, accaparrandosene una quantità esorbitante: dareste torto ai produttori e ai distributori, di fronte a un guadagno del genere?

LE BOLLE PRIMA O POI ESPLODONO

Trainate dal successo di Bitcoin ed Ethereum, negli ultimi dieci anni sono nate e cresciute molteplici criptovalute basate sulla sicurezza della blockchain, il cui comportamento non è stato molto diverso da quello di altri asset finanziari poco sicuri: grazie all’enorme pubblicità, al passaparola, al miraggio di un guadagno relativamente facile, il loro mercato si è espanso a spese della potenza di calcolo necessaria a ‘produrre’ moneta (cresciuta esponenzialmente), permettendo a persone particolarmente scaltre di investire su di esse. Si sono così moltiplicati i ‘mining rig’ composti da interi scaffali, talvolta capaci di riempire più stanze, di schede video collegate in parallelo e messe al lavoro per 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con l’obiettivo di macinare hash e guadagnare soldi virtuali che, in qualche modo, si sarebbero potuti piazzare sul mercato in cambio di soldi veri.

chi ha speso migliaia, milioni di euro in schede video e hardware vuole ora cercare di rientrare nei costi

Le criptovalute sono una cosa seria: ci sono stati anche interi stati che le hanno adottate come moneta corrente o come ‘riserva aurea’ parallela, gettando migliaia di persone nella più cupa disperazione quando il valore di questi asset, nel giro di pochi giorni, ha invertito la tendenza alla crescita per sprofondare a cifre decisamente più modeste. Oggi chi ha investito tardivamente in criptovalute vede nero e, in particolare, lo fa chi si ha speso migliaia o milioni di euro in schede video e hardware destinato al mining, terrorizzato dalla prospettiva di non rientrare mai nei costi effettivamente sostenuti.

UNA LEGITTIMA TENTAZIONE

Dopo due anni di ‘fame’, in cui a molti di noi è stato precluso qualunque aggiornamento hardware, a meno di cedere al ricatto di qualche ‘scalper’ capace di rivenderci a prezzo triplicato una scheda dal prezzo di listino decisamente inferiore, vedere su alcuni portali schede video nobili come le RTX 3070 svendute a somme comprese tra i 58 e i 280 dollari, alle volte senza specificare un congruo ordine minimo di unità, ingolosirebbe chiunque. Ma noi vi consigliamo di trattenervi per dieci secondi dal cliccare sul fatidico tasto ‘acquista’ e di ragionare a mente fredda su ciò che potrebbe arrivarvi a casa.

La festa è finita, è ora di sbaraccare. Una grande tentazione per noi gamer, a cui però dovremmo resistere.

Queste schede video non sono state usate secondo le previsioni di utilizzo dei lori produttori (e cioè per qualche ora al giorno a determinate tensioni e frequenze), ma continuativamente per mesi, se non per anni, nella migliore delle ipotesi a tensioni ridotte e con le memorie overcloccate, allo scopo di prolungare la vita utile della CPU ottenendo tuttavia il massimo dell’hash rate. Sono state stipate in batterie di cui non potete conoscere la densità, non potete immaginare quanto spazio ci fosse per l’aerazione tra un esemplare e l’altro, non potete neanche sapere se nel locale che le conteneva ci fosse almeno un condizionatore d’aria industriale, requisito indispensabile per un corretto mantenimento dell’elettronica (come vi può confermare chiunque lavori in un datacenter).

LE SCHEDE VIDEO SI DETERIORANO?

L’elettronica non è eterna. Se una scheda video costruita con componenti di ottima qualità può durare anche dieci anni in mano a un videogiocatore, non è detto che possa reagire altrettanto bene all’uso intensivo che ne può fare un miner professionista. La GPU è forse l’elemento meno preoccupante dell’insieme: qualunque processore è pensato per lavorare costantemente, visto che in fabbrica nessuno può sapere che utilizzo ne farà l’utente finale. Ma è anche vero che ci sono prodotti di fascia ‘consumer’ e altri ‘enterprise’ dotati di caratteristiche molto diverse. Quello che più vi dovrebbe preoccupare in una scheda video sono gli altri componenti elettrici, le memorie, le loro saldature al PCB e tutto ciò che viene attraversato costantemente dagli elettroni durante l’uso.

la preoccupazione non è tanto in termini di prestazioni, ma di vita residua delle schede video

Lentamente, ma inesorabilmente, il perenne attraversamento della corrente va a modificare la loro struttura a livello atomico e, prima o poi, qualcosa si rompe. Non come una vecchia lampadina al filo di tungsteno, questo è sicuro, ma il principio è sostanzialmente lo stesso: tutte le volte che compriamo qualcosa di usato da un illustre sconosciuto, non possiamo sapere che utilizzo ne era stato fatto in precedenza, né quali cure siano state riposte nella conservazione. La prima cosa che potete aspettarvi da una scheda proveniente da un mining rig non è una diminuzione delle prestazioni – quella può avvenire solo se il BIOS è stato manomesso impostando l’uso di tensioni e frequenze più basse – ma della sua vita residua. In parole molto povere, la scheda potrebbe guastarsi in un tempo inferiore alle vostre aspettative, o comunque inferiore al prezzo che avete riconosciuto a chi ve l’ha venduta. E chi vi riconoscerà uno straccio di garanzia?

CHE SE LE TENGANO LORO

Con un po’ di fortuna, acquistando da un miner si può fare un ottimo affare, questo è innegabile. Ci sono miner particolarmente attenti che vi potrebbero fornire un prodotto assolutamente affidabile e capace di durare anni, a prezzi inferiori a quelli di mercato. Il motivo per cui vi sconsigliamo comunque l’acquisto è duplice: da una parte, non vi possiamo garantire che andrete effettivamente a fare un buon affare; dall’altra, c’è una ragione puramente educativa. I miner hanno fatto man bassa di schede che a noi giocatori servivano molto e servivano subito, in particolare nei tempi bui dei lockdown quando il PC e i suoi mondi virtuali costituivano gli unici elementi di fuga dalle nostre case.

L’unico aspetto positivo della svendita dei miner, è che le schede nuove sul mercato stanno scendendo di prezzo. Approfittiamo di quelle, piuttosto.

Per una curiosa ironia del destino, le criptovalute hanno perso valore proprio al tramonto di questa generazione di schede video e all’incombere della successiva. Le future RTX 4000 ed RX 7000 saranno molto più efficaci delle precedenti nel calcolo di hash e… dopo tanta sofferenza, davvero vogliamo permettere ai miner di disfarsi a buon mercato delle schede razziate in precedenza? Davvero vogliamo dar loro i fondi per acquistare anche le prossime schede video, e magari rifarsi di quanto perduto oggi, quando le criptovalute – come ogni asset finanziario – godranno di una ripresa? Significherebbe non aver imparato nulla dall’accaduto e permettere che la storia si ripeta, a vantaggio esclusivamente di individui già ricchi che intendono arricchirsi ancora di più, consumando ogni giorno megawatt di energia elettrica e contribuendo anche loro, nel loro piccolo, all’inquinamento del pianeta e al cambiamento climatico che ne consegue. Checché ne dicano i detrattori (e i miner).

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