Se mai ci fosse qualche dubbio, è bene sottolineare come con il recente rilancio di Resident Evil in ambito videoludico – con sequel canonici e remake di capitoli storici – anche i diritti di sfruttamento filmico del franchise siano stati ripresi per venir riproposti in molteplici versioni. Proprio come l’ormai famoso T Virus che si moltiplica senza sosta, andando a toccare quanti più obiettivi possibili…
https://www.youtube.com/watch?v=jhVuuM74alk
Con buona pace del rilancio cinematografico davvero imbarazzante di cui, per fortuna, non vedremo sequel visto l’insuccesso al boxoffice, ci pensa Netflix a saziare la voglia di Resident Evil in ben due declinazioni: la prima con il già disponibile Resident Evil Infinite Darkness e la missione di realizzare altri prodotti in CGI, a cui si affianca anche la serie live action che del franchise ha il titolo, qualche briciolo di trama preesistente, per poi spostarsi su una linea temporale alternativa e costruire una storia inedita.
Gli eventi di questa serie sono canonici con la serie videoludica di riferimento, almeno fino alla fine di Resident Evil 3, nuclearizzazione di Raccoon City compresa. Da questo punto, quasi come un Big Bang divisorio all’interno del tessuto narrativo, prende forma un nuovo sviluppo del background dove la Umbrella, per ovviare al disastro avvenuto nella cittadina, decide di costruire un piccolo paradiso urbano chiamato New Raccoon City, che ben presto si rivelerà il classico falso idillio atto a nascondere le continue ricerche sul T Virus e altri esperimenti affini. In questo contesto troviamo un inedito Albert Wesker lavorare giorno e notte, con sospetta passione, alle sue ricerche, trasferitosi nella nuova cittadina dove porta anche le sue due figlie Jade e Billie, nate con inseminazione artificiale da due madri diverse. Inutile dire che sin dal primo episodio capiteranno i soliti imprevisti, fino a dar vita a una seconda nuova infezione su scala mondiale che getterà il genere umano in un nuovo incubo.
La narrazione si sposta su due piani narrativi ben distinti, passato e presente: nel passato troviamo una storia più quadrata e incentrata sulla scoperta di sperimentazioni segrete e giochi politici da sventare, in cui Umbrella paga fior di milioni per insabbiare ogni notizia scomoda o esperimento non riuscito – nuclearizzazione di Raccoon City compresa – il tutto mentre seguiamo le avventure delle due ragazze che dubitano delle parole del padre. Nella linea temporale dedicata al presente (lanciati nel futuro) assistiamo alla fuga di una delle due sorelle, ora adulta, in un mondo ormai distrutto, in uno stato di post apocalisse simile alle wasteland di Mad Max, dove gli ultimi esseri umani sopravvivono contro zombie, Tyrant, leccatori, ragni e alligatori giganti, mentre l’infezione aumenta e crea nuovi ceppi particolari, così da rendere le minacce zombie sempre piene di imprevisti e novità.
la narrazione prende piede in una linea temporale alternativa che parte dagli eventi post Resident Evil 3, nuclearizzazione di Raccoon City compresa
Sarà difficilissimo per il pubblico guardare lo show senza perdersi nelle solite chiacchiere – totalmente futili – riguardo la fedeltà al nome che questa serie porta. Perdonatemi se rubo qualche riga entrando in una sfera personale, da quasi undici anni scrivo sul web di prodotti audiovisivi e, un po’ come ci si approccia ai cinecomics, una cosa l’ho capita e cerco di seminare il discorso un po’ ovunque: in contesti quali la trasposizione o l’adattamento di un’opera sul grande o piccolo schermo, la fedeltà è un falso problema, specialmente quando questa viene tirata in ballo per difendere e supportare critiche. Un prodotto relativamente “fedele” al particolare universo di RE lo abbiamo avuto da poco: si chiama Welcome to the Raccoon City, ed è stato un film tremendo.
Questo non vuol dire che Resident Evil: La Serie sia bella, perfetta o di gran qualità, anzi, di difetti ne sussistono tanti, ma son tutti elementi che si scontrano con la natura produttiva piuttosto che narrativa.
A conti fatti, presentandosi come un progetto dal gusto squisitamente d’entertainment, con ingredienti quali mostri, zombie, sangue, trash volontario e azione sfrenata, probabilmente questa serie è quanto di più simile esista al Resident Evil 5 videoludico, e allo stesso modo, al netto di parecchi limiti, non se ne può negare il pregio del robusto intrattenimento.
Destinato ad un pubblico ampio e dunque non solo ai fan, Resident Evil: La Serie è quasi una storia di una famiglia disfunzionale, nata nel caos, nella menzogna e nell’incertezza; molto belli sono proprio i momenti in cui si chiede allo spettatore di decifrare il “segreto” dietro Albert Wesker e rispettive figlie. Mentre tutto il mondo crolla nella solita arroganza dell’uomo, della sua smania di potere che lo porta ad annientare sé stesso, due sorelle si rincorrono tra atroci sofferenze, corpi dilaniati e alligatori giganti mutanti pronti a mangiare uomini, donne e bambini in un sol boccone.
Magari in alcuni momenti l’altalenante ritmo narrativo spezza il pathos del momento, soprattutto nel quarto episodio, con le due linee narrative che si incrociano sempre nei momenti sbagliati, rovinando il ritmo e l’attenzione. Resident Evil: La Serie è dunque un progetto sincero e senza filtri nell’obiettivo, quello di utilizzare stilemi, canoni e nomi di Resident Evil per inserirli in una storia inedita, con diverse similitudini, ma nonostante tutto, divertente e interessante. Si deve soprassedere a diversi problemi di ritmo o a regie dozzinali nei singoli episodi, ma nei momenti di forte ispirazione, il divertimento è assicurato. Piccola curiosità finale: Ella Balinska, attrice principale della serie, ha prestato voce, volto e corpo anche a Frey, eroina di Forspoken, gioco open world di Square Enix e Luminous Productions in uscita nel 2023 su PC e PS5.
VOTO 6.5
Genere: azione, horror
Publisher: Netflix
Regia: vari
Colonna Sonora: Gregory Reveret
Interpreti: Ella Balinska, Lance Reddick, Siena Agudong, Turlough Convery, Connor Gosatti
Durata: 8 episodi