Dopo due anni di Early Access, Black Forest Games ha deciso di pubblicare ufficialmente il suo ultimo lavoro, Fade to Silence, un survival single player (con possibilità di co-op) ambientato in un mondo post-apocalittico corrotto da una strana e misteriosa forza oscura. Al centro dell’avventura ci sono il coraggioso Ash e sua figlia Alice, costretti ad affrontare un inverno senza fine nel disperato tentativo di difendersi dalle infinite insidie che li circondano. Il loro rifugio ai piedi delle montagne, per quanto spoglio, è (almeno all’inizio del gioco) l’unico posto totalmente sicuro dove tornare per cucinare del cibo e salvarsi dall’ipotermia dopo lunghe ore di esplorazione. Visitare le zone inesplorate intorno al campo è infatti necessario per la sopravvivenza, perché consente di recuperare materiali per cucire abiti più pesanti, legna da ardere per affrontare le rigide temperature e del cibo da cuocere al falò, sia esso una piccola piantina selvatica o carne di renna.
Scoprire nuove zone della vasta mappa è indispensabile anche per un altro motivo, ossia incontrare altri sopravvissuti come noi ai quali offrire riparo in cambio di un po’ di manodopera. Ampliando il rifugio con nuove capanne e laboratori ci consente di chiedere ai nuovi arrivati di costruire armi e utensili di livello più alto, oppure di trattare materie prime altrimenti inutilizzabili, a seconda delle loro capacità. Naturalmente, maggiore è il numero di persone salvate, maggiore è la quantità di risorse consumate, il che ci spingerà inevitabilmente sempre più lontani da casa, in cerca di nuove terre da conquistare.
LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA
Esplorare, in Fade to Silence, significa immergersi in una natura arida e spietata, nel gelo e… in una valanga di problemi! A mettere in pericolo la nostra incolumità è innanzitutto una strana “infestazione” che sembra aver sterminato gran parte della razza umana e corrotto alcune parti della mappa. Distruggere gli inquietanti nidi disseminati lungo la via e ripulire gli avamposti ci consente di liberare l’intera zona limitrofa da questa misteriosa influenza negativa, rendendola nuovamente terreno fertile per la caccia e la raccolta di materiali. Per farlo è spesso necessario sbarazzarsi di creature demoniache incredibilmente aggressive, che vanno da umanoidi sputa acido a bestie inferocite. Il combattimento, che di base sembra essere ispirato a un soulslike, è però a dir poco disastroso: il consumo elevatissimo di stamina ci impedisce di effettuare più di una schivata o due attacchi caricati consecutivi (che, a differenza di quelli rapidi, vanno quasi sempre a segno senza il rischio di essere parati); la strategia ottimale, se si è da soli, è dunque una sola, ossia tirare un unico fendente al nemico per poi camminare all’indietro fuori dalla sua portata fino al recupero della stamina.
Il combattimento, che di base sembra essere ispirato a un soulslike, è a dir poco disastroso
IL BICCHIERE MEZZO VUOTO
Questi, purtroppo, sono solo i primi di una lunga serie di problemi che affliggono Fade to Silence. Nonostante i due anni di Early Access, il titolo di Black Forest Games sembra infatti lontano dall’essere finito. Si passa da difetti più “lievi”, come la bizzarra mappatura dei tasti e l’impossibilità di cucinare più di un pezzo di carne alla volta al falò, a cose ben più serie, come frequenti e inspiegabili crash. Spostarsi con la slitta, il nostro principale mezzo di trasporto dopo i teleport degli avamposti, è senz’altro l’operazione più sfiancante del gioco, non solo per via degli importanti cali di frame. I quattro lupi che la trainano sono decisamente macchinosi da guidare e si finisce spesso per cappottarsi o incastrarsi nelle texture di rocce e vegetazione. Viaggiare in questo modo maldestro è tuttavia l’unico modo per avere con noi un secondo inventario, assolutamente indispensabile nel caso in cui si abbia intenzione di abbattere più di un albero o di uccidere un paio di renne. Ritornare al rifugio dopo queste tormentate escursioni significa, poi, intrattenere improbabili conversazioni con gli NPC del nostro clan per aumentare la loro lealtà nei nostri confronti. Nonostante i tentativi degli sviluppatori di dare a ognuno di essi un background interessante, i loro racconti stentano a essere davvero coinvolgenti e l’interesse per l’intera storia del mondo, almeno da parte mia, è calato vertiginosamente ora dopo ora.
Spostarsi con la slitta è senz’altro l’operazione più sfiancante del gioco
Quello che sulla carta sarebbe dovuto essere un cupo survival post apocalittico dallo spirito un po’ lovecraftiano e un inverno un po’ à la Game of Thrones si è rivelato, purtroppo, un groviglio di bug e meccaniche frustranti, che smorzano quel poco entusiasmo che la confusa storia tenta di infonderci dai primi minuti di gioco. Tra combattimenti terribili, linee di dialogo ripetute all’infinito, crash e bug c’è ben poco da salvare del nuovo titolo di Black Forest Games, nonostante i suoi due anni di Early Access.