In attesa di vedere che direzione prenderà il nuovo corso di Yakuza dopo la dolorosa uscita di scena del drago Kazuma Kiryu, il team capeggiato dall’uomo abbronzato per eccellenza, Toshiro Nagoshi, ha deciso di divertisti un po’ “prendendo in giro” una delle serie animate più amate di sempre: Hokuto no Ken… meglio conosciuto in Occidente come Ken il Guerriero. L’annuncio di questo pseudo spin-off il salsa post-apocalittica aveva sorpreso tutti. Molti avevano gridato al sacrilegio, altri ebbero fenomeni di polluzione spontanea al solo vedere la prima delle sette stelle sul petto del celebre protagonista. Ora che Fist of the North Star: Lost Paradise è arrivato possiamo dire quale delle due fazioni aveva ragione? Probabilmente entrambe e per vari motivi che cercheremo di spiegare nei prossimi 9.000 caratteri.
PARADISO AL NEON
Riuscire a incastrare il gameplay di Yakuza negli scenari e nella trama di Ken il Guerriero non deve essere stato facile. Non possiamo dire che tutto sia andato per il meglio ma, vista l’aura di sacralità che circonda questa creatura, il compito non era affatto facile. Il gioco segue la prima serie di Hokuto no Ken. La trama parte con la ricerca dell’amata Giulia/Yuria e viene cadenzata dall’incontro con gli altri maestri Hokuto Shinken e Nanto Seiken: Shin, Toki, Rei, Jagi e ovviamente il possente Raoh… ma lo fa da un binario parallelo, un po’ come se raccontasse cosa è accaduto ai protagonisti tra un punto saliente e l’altro della saga originale. I puristi potrebbero inorridire per le generose licenze che gli sviluppatori si sono presi nel raccontare la storia dei personaggi creati da Buronson e Tetsuo Hara, quindi vi avvertiamo: se fate parte di questa categoria dovrete chiudere un occhio in più di un’occasione. Piccolo esempio: Rei. Anche nel gioco è alla ricerca dell’amata sorella Airi ed è convinto che sia stato proprio Ken a rapirla il giorno prima delle nozze. Fin qui ci siamo, l’incontro tra i due però avviene in tempi diversi e soprattutto in un luogo inedito, la città di Eden, che funge da snodo centrale per l’intero gioco.
Riuscire a incastrare il gameplay di Yakuza negli scenari e nella trama di Ken il Guerriero non deve essere stato facile
SEI GIÀ MORTO
Se il gameplay all’interno di Eden offre una discreta varietà grazie soprattutto alle attività accessorie, lo stesso non si può dire delle fasi ambientate all’esterno della città. Da un certo momento in poi avrete a disposizione una potente jeep con la quale potrete uscire all’esterno per recuperare materiali da crafting o compiere missioni. Purtroppo queste ultime (a parte un paio di casi) sono piuttosto ripetitive e il divertimento è minato ulteriormente dalle pattuglie di nemici che vi attaccheranno non appena sarete a portata di assalto. Fasi di gioco simili si sono già viste in Mad Max, ma nel gioco sviluppato da Avalanche Studios erano decisamente più stimolanti grazie a un combat system su ruote abbastanza ispirato e a una lunga serie di collezionabili da recuperare mentre si sgasava tra le dune del deserto. In Lost Paradise, invece, il tutto si ridurrà ad un parcheggio temporaneo con seguente scazzottata. Si sarebbe certamente potuto fare di più anche dal punto di vista della densità, invece l’intera mappa esterna è costellata unicamente di piccolissimi avamposti e ostacoli ambientali che vanno superati modificando il mezzo con appositi potenziamenti. Alla lunga il dover uscire nelle Wasteland diventa un fastidio invece di un diversivo alla vita in città.
Inutile negare la grande soddisfazione che si prova nelle prime ore dopo aver portato a termine la Mossa dei Cento Colpi o la Goccia di Pietra di Hokuto
NIENTE DRAGHI
Come probabilmente già saprete, Fist of the North Star: Lost Paradise non utilizza l’ormai famoso Dragon Engine. È stato lo stesso Toshiro Nagoshi a spiegare di recente il motivo di questa scelta dicendo che il motore di gioco è ancora in via di sviluppo e il team che si è occupato di questo gioco non aveva le skill adatte a sfruttarne al meglio le caratteristiche. Le differenze rispetto a Yakuza 6 in alcuni casi sono evidenti, ma nulla che faccia gridare allo scandalo… in fondo lo stesso Yakuza Kiwami era un ottimo titolo sotto il profilo tecnico, no?
I fan di Kenshiro rimarranno soddisfatti da questo Fist of the North Star: Lost Paradise? Dipende dal loro grado di “fanboysmo”
I fan di Kenshiro rimarranno soddisfatti da questo Fist of the North Star: Lost Paradise? Dipende dal loro grado di “fanboysmo”. Se riusciranno a digerire le libertà narrative e a sorridere quando vedranno Kenshiro in tenuta da barista, si troveranno di fronte a un gioco che ricrea in maniera piuttosto fedele il carattere dei personaggi principali e il feeling dei combattimenti. Si sarebbe potuto fare di più? Sicuramente sì, magari trattando con più cura la materia prima a disposizione, che per molti ha una valenza quasi sacra. Non ci sarebbe dispiaciuto ad esempio qualche pezzo della colonna sonora originale e non abbiamo gradito la mancanza di qualche protagonista chiave, ma non possiamo negare di esserci divertiti con le numerose attività a disposizione. Non è una trasposizione fedele di Ken il Guerriero ma una divertente reskin post-atomica di Yakuza… ci si può stare.