33. Somno (XSX, completato) - 5,5
Qui siamo dalle parti del gioco a prova di umanoidi che l'evoluzione non ha graziato del pollice opponibile; semplici enigmi ambientali, atmosfera rilassata, paesaggi colorati, musiche avvolgenti e buoni sentimenti con una tirata di misticismo new-age (la luce! la luce!). Nel non volere ambire a nulla, riesce comunque a costruire un viaggio relativamente piacevole. Certo, ogni tanto avrebbe necessitato di qualche rifinitura e il risultato fa molto "prova d'esame alla scuola di game design e programmazione". Fun fact: giunto alla conclusione mi sono distratto un attimo e a schermo hanno iniziato a scorrere dieci minuti di credits come neppure nei giochi Rockstar. Questa cosa mi ha lasciato inizialmente interdetto, poi - complici certi nick astrusi e una veloce googlata - ho capito che quelli erano i nomi dei backers di Kickstarter. Il gioco è fatto da una persona sola, e si vede.
34. The Medium (XSX, completato) - 6,5
In altre epoche sarebbe stata la classica produzione media con uscita a getto continuo, l'esempio di gioco onesto che - pur senza ambire al top - sa come ritagliarsi un proprio spazio nel marasma di uscite, riuscendo magari a inaugurare un nuovo franchise degno quantomeno di un seguito. Oggi invece diventa apripista generazionale con tanto di esclusività (temporale) da annunciare in pompa magna. Come disse il poeta: molto rumore per nulla. Adventure piuttosto tradizionale, abbastanza solido nelle sue meccaniche tutt'altro che innovative (lo split-screen con la duplice realtà? un espediente di gameplay che si consuma all'interno di semplicissime interazioni). Ho apprezzato l'uso della camera fissa; comprensibile in ogni situazione o cambio di prospettiva, talvolta può capitare qualche collocazione bizzarra ma non scivola nelle innaturali sensazioni di smarrimento di, non so.. Man of Medan. Da dimenticare le fasi stealth con lo dimonio, fortunatamente sono poche ma non capisco per quale motivo si siano ostinati a inserire uno schema vecchio e inefficace come quello del gatto vs topo. Deludente poi l'ambientazione polacca che si perde progressivamente per strada, i riferimenti storici lambiscono i margini di una vicenda che a conti fatti potrebbe essere ambientata ovunque. Anche le location partono bene ma sul finire diventano piatte e anonime, la tensione latita e l'inquietudine non è mai pervenuta (cosa che non mi sarei aspettato dagli ideatori di Layers of Fear). Propone un concetto di horror molto addomesticato e sfrutta davvero poco le potenzialità alla base del gameplay (l'uso dei poteri è... lasciamo perdere, se non altro utilissimo ad avviare i generatori di energia). Avrebbero potuto puntare maggiormente sul lato immaginifico dell'otherworld, c'era di cui sbizzarrirsi invece di limitarsi alla blanda controparte decadente e seppiata. Comunque non voglio sembrare troppo severo, si lascia giocare volentieri e sarei ben lieto se di giochi simili ne uscissero con maggiore frequenza. Torniamo però al discorso iniziale.. altro mercato, altri videogiocatori. In attesa di tempi migliori, aggiungo le tronchesi agli strumenti senza i quali è impossibile uscire di casa, lista che già include altri fondamentali come il pollo con la carrucola in mezzo, l'inchiostro simpatico e il ferro per aprire i tombini.