Gli appassionati di fotografia virtuale continuano a crescere e non stupisce che sempre più videogiochi forniscano strumenti elaborati per immortalare momenti unici. Uno di questi è il recentissimo Star Wars Jedi: Survivor, il quale implementa una delle migliori photo mode sulla piazza.
Attenzione: questo articolo contiene spoiler su Star Wars Jedi: Fallen Order e Jedi: Survivor.
Sono trascorsi alcuni mesi dall’uscita di Jedi: Survivor e dalla pubblicazione della recensione che ho firmato qui su TGM, ma non ho certo smesso di giocare all’ultima fatica di Respawn Entertainment. Oltre ad aver platinato il gioco completandolo al 100%, ho speso un innumerevole quantitativo di ore a scattare fotografie virtuali su Coruscant, Jedha e Koboh, trovando moltissime ambientazioni da cartolina e un protagonista particolarmente fotogenico.
Certo, stiamo parlando pur sempre di un personaggio – Cal Kestis – che ha le fattezze di un attore in carne e ossa, cioè Cameron Monaghan, per giunta con un passato da modello. Neanche impegnandosi sarebbe possibile sbagliare una fotografia con Cal come soggetto principale.
LA FORZA DELLA FOTOGRAFIA
Proprio per questo motivo, un po’ come accadde per Marvel’s Spider-Man, ho evitato di soffermarmi troppo sul protagonista cercando, invece, di catturare l’essenza delle ambientazioni e di alcuni combattimenti che a mio avviso rappresentano l’essenza stessa di Jedi: Survivor.
Come potete vedere dalle immagini presenti in questo articolo, uno dei miei soggetti preferiti è la città di Coruscant. Sebbene sia un livello molto contenuto in cui si trascorre soltanto la breve fase iniziale del gioco, la città-pianeta – o meglio i suoi sobborghi – è stata riprodotta seguendo l’estetica cyberpunk che ci si aspetterebbe da un’opera ambientata (in parte) nella capitale dell’Impero Galattico. Le insegne al neon, i veicoli volanti e gli impianti di produzione sotterranei sono stati costruiti ispirandosi alla Coruscant raffigurata nella trilogia prequel della saga cinematografica, con la differenza che qui la vediamo dopo l’ascesa al potere dell’Imperatore. Il risultato è un quartiere occupato dagli stormtrooper in cui i civili sorpresi in strada dopo il coprifuoco non se la passano molto bene.
la presenza opprimente dell’Impero offre delle opportunità fotografiche da non sottovalutare
Proprio grazie alla libertà creativa garantita dalla photo mode di Jedi: Survivor ho deciso di concentrare la produzione fotografica su scatti dal taglio cinematografico, in particolare primi piani e scene d’azione dinamiche. Poi è chiaro che il gioco, grazie proprio all’ambientazione di Star Wars, si presti particolarmente bene a queste tipologie di fotografie virtuali.
JEDI SURVIVOR E IL SUO SET
Va detto che Jedi: Survivor non è solo Coruscant. Un altro mondo dove mi è piaciuto davvero tanto scattare foto è Jedha, anche se qui devo ammettere che amo davvero tanto le ambientazioni desertiche, soprattutto se al loro interno sono presenti delle rovine di antiche strutture.
Jedha offre dei panorami mozzafiato, ma sarebbe stato molto banale mettermi a scattare solo quelli. Per questo ho alternato foto all’interno delle rovine e altre all’esterno. Devo ammettere che ho gradito molto una sezione scriptata in cui Cal e Merrin si trovano bloccati in una tempesta di sabbia. Qua ho provato a immortalare soprattutto il protagonista del gioco, modificandone l’outfit per renderlo più attinente alla zona. Ne è venuto fuori uno scatto verticale con Cal di spalle avvolto dalla tempesta di sabbia, mentre prova a scrutare l’orizzonte.
Poi su Jedha si svolge anche il momento topico di tutta l’avventura, cioè il tradimento di Bode Akuna e l’assalto delle truppe imperiali, con tanto del ritorno di Darth Vader. È sicuramente l’evento centrale nella narrazione di Jedi: Survivor, ma è anche l’unica occasione per giocare nei panni di Cere Junda. Inutile dire che non mi sono lasciato sfuggire l’opportunità. Peraltro il rifugio è un luogo molto scuro che si presta bene ai ritratti: un set naturale che viene elevato dalla possibilità di aggiungere dei punti luce artificiali tramite la modalità foto.
Devo ammettere che tutto sommato ho preferito questo secondo capitolo per le opportunità offerte, restando sempre nell’ambito della fotografia virtuale. Il merito è in parte di una photo mode più libera, ma anche delle ambientazioni più ispirate rispetto a Fallen Order. Certo, il gioco vero è proprio è un filino dietro, ma di quello ne ho già parlato in sede di recensione.
Questo articolo è stato scritto per The Games Machine da Frequenza Critica, il blog italiano di approfondimento videoludico.