In ogni atto sono presenti missioni secondarie che tanto secondarie non sono, anche perché non possono essere ignorate e bisogna per forza portarle a termine
I CAN’T GET ENOUGH SPACE
Insomma, Gears Tactics si presenta come un tattico a turni particolarmente profondo ma non per questo privo di difetti. Quello più palese riguarda la struttura della sua campagna. Al contrario di quanto avviene in XCOM e in molti altri titoli simili, nell’opera targata Splash Damage ci troviamo ad affrontare una semplice successione lineare di missioni divise in più atti, proprio come avviene negli altri giochi della saga di Gears of War. Basti pensare che manca del tutto la fase di gestione della base dal momento che tra un livello e l’altro possiamo solamente fare i conti con la progressione dei membri del team. Chiaramente ciò non è di per sé un male, anzi, sulla carta garantisce agli sviluppatori un maggior livello di controllo. In concreto, le missioni principali si rivelano tutte – chi più e chi meno – abbastanza elaborate, e inoltre garantiscono una crescita progressiva della difficoltà grazie all’aggiunta graduale di ulteriori strati di complessità, siano essi categorie di nemici inediti o nuove meccaniche.
Dunque a questo punto vi starete chiedendo perché ho parlato di missioni principali se la campagna si sviluppa in maniera lineare. Ed ecco che arriviamo al tasto dolente: in ogni atto sono presenti delle missioni secondarie che tanto secondarie non sono, anche perché non possono essere ignorate e quindi bisogna per forza portarle a termine. Queste sono tutte pressoché uguali tra loro e richiedono il salvataggio di soldati catturati dalle locuste, la raccolta di scorte sul campo di battaglia, o l’assalto diretto a una posizione fortificata dei vermi. Un piacevole diversivo la prima o la seconda volta che ci si imbatte in una di queste missioni, una noia mortale alla terza, quarta, o decima volta in cui veniamo chiamati ad aprire delle casse su una mappa sempre uguale sotto un bombardamento di armi biologiche. L’impressione è che queste secondarie siano state inserite per aumentare artificialmente la longevità del gioco, anche perché le ricompense per aver portato a termine tali incarichi sono spesso ridicole, sia in termini di punti esperienza che di oggetti.
Ciononostante, Gears Tactics risulta essere un buon titolo che porta con sé diverse novità degne di nota e una formula ludica ben più dinamica rispetto a molti altri tattici a turni. A tutto questo bisogna aggiungere anche che i valori produttivi dell’opera lo rendono uno dei pochissimi esponenti del genere – se non l’unico – davvero “tripla A”. Lo si nota soprattutto nella cura riposta nelle cutscene e al livello di dettaglio grafico, entrambi paragonabili – con le dovute proporzioni – allo stesso Gears 5.
In breve: Splash Damage ha fatto davvero un buon lavoro riuscendo a prendere in prestito le meccaniche principali dei tattici a turni, soprattutto degli emuli di XCOM, senza dimenticare di aggiungere del suo a una formula ludica ormai consolidata. Peccato che la qualità della campagna sia abbastanza altalenante, colpa soprattutto della presenza di missioni secondarie non solo poco ispirate, ma anche troppo simili tra loro e del tutto inutili ai fini della progressione dei membri del team. Una progressione altrimenti piuttosto profonda che garantisce molta libertà ai giocatori sul versante dello sviluppo dei vari soldati a disposizione. Insomma, Gears Tactics è tutto sommato un buon esponente del genere di appartenenza che però riesce a mantenere immutato il feeling tipico della saga di Gears of War.
Configurazione utilizzata: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, come gira: Gears Tactics è uno spettacolo per gli occhi al livello massimo di dettaglio, riuscendo a girare sempre senza problemi a 60 fotogrammi al secondo. Da segnalare solo qualche glitch grafico nella schermata di personalizzazione dei personaggi, risolvibile con una patch.