Le scelte di design di Ghostrunner portano all’estremo la necessità di eseguire movimenti eleganti e colpi precisi, in un raffinato concatenarsi di azioni calcolate al centesimo di secondo
THE DAY I TRIED TO LIVE
Ho visto la schermata di game over centinaia di volte, eppure sono sempre ripartito con un’instancabile voglia di scardinare le difese nemiche, ogni volta rendendomi conto che avevo capito un pezzo in più del puzzle tattico di fronte a me. Prima di tutto, quindi, bisogna capire come inanellare le movenze giuste per un flusso di movimenti rapidi e fatali, e poi bisogna riuscire a eseguire il piano in maniera impeccabile. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi.
Gli sviluppatori hanno comunque compiuto un ottimo lavoro sulla curva di difficoltà, in costante ma non eccessiva salita rispetto a una base già bella tosta. In ogni livello viene introdotto qualche elemento che dobbiamo essere in grado di gestire, come un potere aggiuntivo da usare al momento giusto, o magari un soldato che sfoggia un enorme scudo energetico, impenetrabile alla nostra arma. Il ritmo di gioco è accompagnato da una colonna sonora che si sposa perfettamente con l’azione, grazie a una serie di tracce composte per l’occasione da Daniel Deluxe (all’anagrafe Alexandrovich), artista molto noto nella scena retrowave europea.
La frequenza dei checkpoint fa davvero la differenza: essere sempre a pochi secondi dal vivo dell’azione mantiene il flusso di gioco vivo e pimpante
Alcuni elementi a margine del gameplay vero e proprio non sono invece così soddisfacenti, ad esempio la varietà delle ambientazioni: ci vuole davvero molto per uscire dal complesso industriale in cui è ambientata l’intera prima metà della campagna, e da lì in poi le cose non migliorano in maniera sostanziale. Gli stage sono piuttosto ricchi di dettagli che li rendono credibili, ma il livello tecnico complessivo non si attesta su livelli di eccellenza: l’Unreal Engine 4 ha dato vita a tanti giochi molto più spettacolari. Ho lasciato in fondo la storia non perché sia terribile, ma non la menzionerei tra i punti di forza di Ghostrunner: nella nostra ricerca di vendetta personale e giustizia sociale siamo accompagnati da due comprimari dai punti di vista discordanti che ci parlano a intervalli regolari tramite comunicazioni radio, senza che abbiamo modo di interagire con loro in maniera diretta. La linea narrativa difficilmente lascerà qualcuno sconvolto per la freschezza di idee o la potenza dei personaggi, ma immagino che chi sia attratto da Ghostrunner non pretenda molto sotto questo punto di vista: per quello, non temete, ormai manca davvero poco a Cyberpunk 2077.
In Breve: Da Ghostrunner è difficile staccarsi: ha una capacità impressionante di immergerci nel suo flusso di gioco, frenetico, elegante, senza respiro. L’architettura dei livelli e la composizione dei nemici riescono ad evitare ripetizioni eccessive, e le scelte di design radicali impongono un livello di abilità che dà grande soddisfazione quando si riesce a padroneggiarla. La combinazione di questi elementi fa passare in secondo piano alcune mancanze tecniche che ci si può aspettare da un gioco che costa la metà di certi AAA. Il divertimento, comunque, non ne risente, e il portafoglio neanche. Win-win.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7-7700k (4.2GHz), Geforce GTX 1080 8GB, 8GB RAM, HDD
Com’è, Come Gira: Ho giocato alla risoluzione massima (4096×2160) con tutti i dettagli attivati eccetto il ray tracing, e non ho mai riscontrato cali di framerate al di sotto dei 60 fps. Se notaste problemi di performance, potete comunque agire su una buona serie di opzioni avanzate.
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