Antica Libreria TGM #23: A Tale of Two Halves, l’eurogoal di Bitmap Books

La prima cosa che ho fatto, dopo aver religiosamente estratto A Tale of Two Halves dal sempre curatissimo packaging di Bitmap Books, è stato andare a cercare Super Side Kick 2. Nella mia carriera di videocalciatore, il titolo SNK aveva segnato uno spartiacque, probabilmente legato al mondiale americano, il primo che ho seguito con cognizione, con la riproduzione (seppure pezzotta) delle nazionali e dei gironi ufficiali, e quel tasto Zoom che cambiava l’inquadratura e consentiva gol spettacolari. Dopo averlo trovato, relegato a una mezza paginetta per l’intera serie, mi sono accorto che il mio idolo in realtà era un mezzo panchinaro il cui apice in carriera deve essere stato raggiunto proprio nel bar davanti alla chiesa del paesello in cui sono cresciuto.

FILE 023 – A Tale of Two Halves: The History Of Football Video Games

Dove trovarlo: Bitmap Books

Bitmap Books non ha bisogno di grandi presentazioni da queste parti. I suoi libri sono ospiti regolari della Libreria per una lunga lista dei motivi che comprendono la qualità delle pubblicazioni e l’impegno della casa editrice britannica nella diffusione e nella conservazione del videogioco. A Tale of Two Halves: The History Of Football Video Games potrebbe però essere il loro capolavoro (e se mi state immaginando inquadrato dal basso come Brad Pitt sul finale di Inglorius Basterds, siete nel giusto): una punizione la cui parabola termina la corsa nel sette, una rovesciata che trafigge il portiere in finale di Champions, un colpo di tacco al volo che lascia il portiere di sale.

LA SCANSIONE TEMPORALE PROCEDE DI STAGIONE IN STAGIONE

Probabilmente in questa mia affermazione c’è del conflitto di interesse (anche questo mese!), poiché in quanto maschio etero cis sono stato cresciuto con l’idea che conoscere a memoria l’undici dei Mondiali del ‘82 fosse un tassello indispensabile per la cultura personale. Di conseguenza, la mia alimentazione videoludica si è basata piuttosto a lungo sui giochi di calcio, in un periodo in cui le monete destinate all’intrattenimento elettronico andavano gestite con estrema cautela, almeno fino all’acquisto in quel di Londra del primo FIFA per Mega Drive, con quel misterioso inserto in plastica gialla e l’avveniristica visuale isometrica.

I premi di fine stagione riservano sempre sorprese.

A Tale of Two Halves ha il primo grande merito di riorganizzare in una prospettiva storica ragionata i ricordi del lettore, inevitabilmente falsati dal luogo alla periferia dell’impero in cui è iniziato e si è consumato il proprio rapporto col pallone digitale. È stordente realizzare quanti giochi di calcio siano usciti tra la fine degli ‘80 e i primi 2000 e ancora di più scoprire di ricordarsene una buona parte, in un mischione di partite che si sovrappongono e si confondono tra loro.

A TALE OF TWO HALVES

Il secondo grande pregio del volume realizzato da Richard Moss col supporto di Sam Dyer è la formula utilizzata raccontare quasi tre decenni di evoluzione, dal 1982 al 2010, che inevitabilmente non può che essere quella dell’almanacco. La scansione temporale procede di stagione in stagione, ciascuna introdotta da una panoramica sul periodo in cui le evoluzioni tecniche nel calcio digitale vengono esaminate in parallelo agli sviluppi regolamentari e sportivi nel calcio reale, con tutte le riflessioni incrociate che un approccio di questo tipo concede. In quest’ottica, ovvero inquadrati all’interno di una stagione, e col distacco garantito dal tempo trascorso, i giochi possono essere esaminati in maniera molto più distaccata e in qualche modo obiettiva. Le recensioni dunque sono scritte “col senno di poi” il che consente a Richard Moss di inquadrare titoli seminali e meteore degne della rubrica dei Gialappa’s in una prospettiva che può tenere conto di ciò che ci è stato e che ci sarà, evidenziando quelle caratteristiche divenuti tratti peculiari di un periodo o del genere in generale. Il che conduce alla sezione dei premi: per ogni annata Moss si sbilancia e premia non solo il miglior gioco, ma anche quello invecchiato meglio, il campione delle vendite, l’innovatore e così via, in un inside joke molto in tema col mondo del calcio anglosassone e i suoi riconoscimenti individuali, ma anche utile per tirare le somme di ciò che è rimasto e ciò che è cambiato. In aggiunta, ogni stagione è chiusa da un approfondimento su una modalità di gioco che ha lasciato segno, anche se legata a titoli poco fortunati come la Classic World Cups di Viva Football.

A TALE OF TWO HALVES HA IL PRIMO GRANDE MERITO DI RIORGANIZZARE IN UNA PROSPETTIVA STORICA RAGIONATA I RICORDI DEL LETTORE

Benché FIFA e PES abbiano senza dubbio un ruolo da protagonista, in un dualismo alla Messi/Ronaldo che prosegue in tutta la seconda metà del volume, lo scopo di A Tale of Two Halves è più ampio e mira a offrire una panoramica sull’evoluzione del genere, sottolineando anche i contributi provenienti da titoli minori e di scarso successo, senza dimenticare tutte le divagazioni sul tema. Ci sono i manageriali, con Football Manager sugli scudi affiancato da una lunga coda di emuli (il simulatore di Bundesliga!) tra cui PC Football (noto a queste latitudini come il mitico PC Calcio, venduto in edicola), il quale trova degna copertura con diverse recensioni e l’intervista finale a Carlos Abril, il creatore del gioco; ma ci sono anche gli Inazuma Eleven, i simulatori di hooligan, le conversioni portatili, le avventure grafiche e tanti, tantissimi giochi di cui il nostro cervello mantiene per qualche strana ragione un ricordo, inaccessibile fino al momento in cui vi troverete lo screenshot davanti agli occhi.

Giochi di calcio, a prescindere dal genere.

Rispetto al precedente Run’n’Gun, l’approccio grafico torna a un’impaginazione più tradizionale, probabilmente dovuta alla forma quadrata del volume, in cui i giochi sono recensiti su più pagine, a pagina piena o su metà pagina, a seconda della rilevanza. Ciò non significa che lo standard di qualità si sia abbassato, anzi forse per il rimando tra la forma quadrata e i CRT su cui ho giocato buona parte dei titoli raccolti, la coerenza tra testi e grafiche mi pare ancora più alta del solito. Gli inserti grafici abbondantissimi, che spaziano da screen a illustrazioni in pixel art realizzate dai ragazzi di 8-Bit Football fino ai close-up sui numeri di maglia sovrastati dai nomi di alcuni dei più celebri (e farlocchi) calciatori di ISS PRO, alleggeriscono lo sguardo dalle pareti di testo che abbondano, fite e ricche di incredibili aneddoti e ricostruzioni possibili solo attraverso le parole dei protagonisti, come l’introduzione di Clive Tyldesley (telecronista britannico da molti conosciuto più che altro per la sua telecronaca di FIFA) o le numerose interviste in coda volume.

Ovvio, non manca la Master League.

Chiudo con la valutazione sull’oggetto libro (oh, ognuno ha i suoi feticci): oltre 600 pagine, tre chili di peso, centinaia di giochi recensiti, altrettanti screenshot, dodici interviste, tutto stampato su carta di altissima qualità e con colori vividissimi. Gli occhi lucidi però vengono già guardando la copertina, con la stampa che simula il rilievo delle maglie da calcio e le cuciture del logo impresso come stemma. E le stringhe degli scarpini usati come segnalibro: un lampo di genio, come un gol di mano al Mondiale contro i rivali più odiati. Se qualcuno avesse dei dubbi, nella terra di Albione amano ancora il football come pazzi (anche se non torna a casa da un bel po’).

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