Hitman 2 - Recensione

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Va dato atto ad IO Interactive di aver tenacemente tenuto botta nonostante l’ultimo periodo sia stato davvero difficile per la software house danese: dopo aver riottenuto l’indipendenza da Square Enix al prezzo di una parte dei dipendenti, allontanati dallo studio per rientrare nei costi dell’operazione, e aver mantenuto il possesso dei diritti sulle proprietà intellettuali più importanti, tra cui quella relativa al pelatone più famoso dell’industria dei videogiochi, gli sviluppatori di Copenaghen hanno dimostrato grande sangue freddo riuscendo a non perdere la bussola.

Messo definitivamente alle spalle il tormentato periodo trascorso assieme alla compagnia di Final Fantasy, IO Interactive ha trovato in Warner Bros. Interactive Entertainment il partner perfetto per dar vita a Hitman 2, un sequel diretto di quel reboot che vide la luce due anni fa e che riuscì a conquistare una nutrita schiera di fan – vecchi e nuovi – grazie all’immediatezza del gameplay e a un level design brillante in grado di concedere massima libertà ai giocatori. Accantonata definitivamente la discutibile struttura episodica, questo secondo capitolo si presenta immediatamente nella sua forma più completa, offrendo un’esperienza ludo-narrativa decisamente più organica e compatta.

DIVINA PROVVIDENZA

Trattandosi di un seguito diretto, la narrazione di Hitman 2 prosegue dall’esatto punto in cui si era interrotta nel capitolo precedente. Non temete, però: in caso non abbiate avuto modo di giocare al titolo pubblicato due anni fa, il team danese ha preparato un comodo filmato riassuntivo per raccontare in una manciata di minuti gli eventi salienti avvenuti nell’incarnazione del 2016. Ecco quindi che 47 e l’insostituibile Diana si ritrovano nuovamente a dover fare i conti con il fantomatico cliente fantasma e con la misteriosa Providence, un’organizzazione capace di manipolare l’Agenzia per eliminare i suoi oppositori ed estendere il suo dominio sul mondo.

47 e l’insostituibile Diana si ritrovano nuovamente a dover fare i conti con il fantomatico cliente fantasma

Anche questa volta la trama si dipana attraverso sei atti ben distinti, avvalendosi quindi di diverse sequenze di intermezzo caratterizzate da una regia impeccabile e da un voice acting di tutto rispetto. Inoltre, la narrazione si concentra non solo sul passato del celebre assassino, ma anche di Diana, riuscendo nel non facile compito di piazzare un paio di colpi di scena inaspettati, fino ad arrivare a un climax finale in grado di gettare le basi per un ulteriore seguito. A corredare il tutto vi è anche una mole davvero importante di documenti disseminati nei livelli: raccogliendoli si entra in possesso di informazioni di contesto che permettono di vedere gli eventi da prospettive diverse, approfondendo le connessioni che legano i bersagli dell’Agente 47 all’indagine portata avanti dal killer e da Diana.

La trama si dipana attraverso sei atti ben distinti, avvalendosi quindi di diverse sequenze di intermezzo caratterizzate da una regia impeccabile

Un’investigazione che porta il pelatone col codice a barre in Nuova Zelanda, in una lussuosa villa sulla spiaggia al cui interno sono celate informazioni importantissime sul cliente fantasma in grado di portare il duo vicino all’individuazione della sua identità. Questo primo livello altro non è se non un lungo tutorial grazie al quale prendere dimestichezza con le basi del gioco, dalle nozioni principali dell’infiltrazione alle fondamenta dell’interazione con gli elementi dello scenario, tutto questo per raccogliere sì dei documenti vitali, ma anche per portare a termine l’immancabile omicidio ai danni dello sfortunato bersaglio di turno. Dopo aver mosso i primi passi si intuiscono le potenzialità di un sistema di gioco che fa della libertà di azione il suo punto di forza, persino all’interno di un livello dalle dimensioni ridotte come quello neozelandese: già qui le modalità di completamento dell’obiettivo finale sono molteplici, permettendo così al giocatore di pregustare ciò che lo attenderà nei cinque scenari seguenti, infinitamente più ampi e sfaccettati.

LA MIGLIORE ARMA È IL MONDO

E in questo senso Hitman 2 non solo evita di tradire le aspettative, ma riesce addirittura a superarle. Basta mettere virtualmente i piedi nell’assolata Miami – la prima, vera destinazione del gioco – per rendersi conto della maestosità dell’opera confezionata con cura certosina da una IO Interactive in grande spolvero.

Il primo elemento che salta immediatamente all’occhio è la quantità di personaggi non giocanti che animano l’autodromo nel quale si svolge la missione dell’Agente 47, incaricato di assassinare due magnati dell’industria hi-tech statunitense, padre e figlia, durante una corsa automobilistica che ha attratto una marea di appassionati e curiosi nella città della Florida. Ciò che stupisce non è solo il numero delle persone sullo schermo, ma anche la varietà dei modelli e il fatto che il Glacier Engine riesca a gestirne i movimenti senza alcuna incertezza tecnica, mantenendo i sessanta fotogrammi al secondo impostando i dettagli alti su un hardware appena al di sotto dei requisiti consigliati. Tuttavia questo livello di dettaglio non è fine a sé stesso. Ogni singolo elemento dello scenario, compresi i nugoli di fan che si accalcano per incontrare il loro pilota preferito, è stato posizionato all’interno dello scenario con uno scopo ben preciso: offrire ai giocatori tutti gli strumenti di cui necessitano per elaborare un piano e portarlo a compimento.

Ogni singolo elemento dello scenario è stato posizionato all’interno dello scenario con uno scopo ben preciso

Hitman 2 favorisce quindi la pianificazione ma non dimentica l’improvvisazione. Se è vero che un killer professionista lo si riconosce soprattutto dai dettagli del suo disegno omicida, dove nulla è lasciato al caso, è altresì vero che le cose potrebbero non andare sempre secondo i piani. Non mi riferisco banalmente all’essere scoperti da una guardia mentre piantiamo un paio di forbici nel collo del malcapitato di turno, ma anche all’emergere di opportunità più efficienti di portare a termine l’assassinio. Scandagliando con cura i livelli non è difficile imbattersi in personaggi e occasioni in grado di spianare dinanzi ai nostri occhi dei sentieri inediti: magari mentre camminiamo per le caotiche viuzze di Mumbai veniamo a conoscenza di un famoso attore di Bollywood che si aggira nei dintorni del mercato, un artista che guarda caso assomiglia al nostro 47 e che ha appuntamento con il bersaglio della missione. A questo punto basta cercarlo e convincerlo amichevolmente a prestarci i suoi indumenti, per poi avere libero accesso allo stabile in cui si trova il nostro obiettivo e ottenere senza troppi sforzi un’udienza per portare a compimento il contratto.

GLI STRUMENTI DEL MESTIERE

Questi sentieri prestabiliti nascosti nei livelli, queste storie come vengono chiamate nel gioco, sono semplicemente delle tracce che è possibile ignorare del tutto, lasciando che sia la nostra creatività a impostare la rotta. Ed è proprio questo il bello di Hitman 2: possiamo giocare come vogliamo, certi che non troveremo barriere artificiali pronte a sbarrarci la strada; anzi, il level design di tutte le cinque location principali rappresenta una tela bianca sulla quale dipingere il nostro personalissimo quadro, ovviamente a tinte rosse. Nulla ci vieta poi di far partire nuovamente le missioni per sperimentare degli approcci differenti, magari cercando di ottenere un punteggio superiore e un grado di efficienza più avanzato al fine di sbloccare nuovi travestimenti e strumenti da selezionare nella fase di preparazione. Come la preziosissima valigetta, che finalmente torna a far parte dell’arsenale di 47, consentendo al nostro killer preferito di portare con sé le armi più disparate senza attirare l’attenzione.

Nulla ci vieta poi di far partire nuovamente le missioni per sperimentare degli approcci differenti

Detto questo, sebbene sia possibile raggiungere i titoli di coda in una decina di ore appena, il tasso di rigiocabilità è davvero elevatissimo. Ogni scenario nasconde una quantità tale di segreti che è impossibile scoprirli tutti in poco tempo. Ma al di là di questo, giocare a Hitman 2 è tremendamente divertente, senza contare che la soddisfazione di portare a termine omicidi quanto più elaborati possibile è davvero tanta. Senza dimenticare che IO Interactive ha già dimostrato di essere in grado di supportare i suoi prodotti per moltissimo tempo, offrendo contenuti gratuiti a cadenza regolare. Come i Bersagli Elusivi, che faranno il loro ritorno anche in questo secondo capitolo, a partire dall’Immortale interpretato da Sean Bean.

ASSASSINI IN COMPAGNIA

Parlando di longevità, poi, è impossibile non citare le due diverse modalità multiplayer introdotte dal team danese. La prima, Ghost Mode, permette a due giocatori di scontrarsi sulla mappa di Miami a suon di uccisioni. Il primo che elimina cinque obiettivi scelti casualmente dal sistema senza danni collaterali si aggiudica la partita, ma la particolarità sta nel fatto che l’unico modo per mettere i bastoni tra le ruote all’avversario consiste nel prendere per primi gli oggetti dallo scenario, i quali vengono generati nuovamente anch’essi in maniera casuale all’inizio di ogni round. Si tratta di una modalità che purtroppo lascia il tempo che trova: un passatempo da provare un paio di volte, consci del fatto che la portata principale di Hitman 2 rimane sempre la campagna single player.

La portata principale di Hitman 2 rimane sempre la campagna single player

Alla medesima conclusione si arriva anche dopo aver toccato con mano l’altra modalità alternativa, Sniper Assassin. Armati solo di un fucile da cecchino, a noi spetta il compito di eliminare rapidamente una serie di obiettivi disposti casualmente all’interno di un’enorme reggia incastonata nelle Alpi austriache. In questo caso è possibile condividere la partita con un amico, giocando in cooperativa per portare a termine la missione, e magari concatenare rocambolesche uccisioni a catena. In entrambi i casi siamo di fronte a simpatici divertissement, degli extra godibili ma che tendono ad annoiare in fretta, laddove le avventure dell’Agente 47 da affrontare in solitaria ci metteranno davvero tanto a stufarvi.

L’unico appunto che si può fare a Hitman 2 è il suo essere fin troppo simile al diretto predecessore. Considerando le vette di eccellenza raggiunte dall’incarnazione del 2016, ciò non è per forza un male. Siamo quindi di fronte a un more of the same, di conseguenza i fan dell’avventura episodica dell’Agente 47 difficilmente troveranno qualcosa da ridire dal momento che la formula di gioco è rimasta fondamentalmente invariata, salvo qualche apprezzabile miglioria qua e là. Dimenticabili, invece, le aggiunte rivolte all’azione multiplayer: Hitman 2 non ha di certo bisogno di Sniper Assassin e Ghost Mode per aumentare la sua longevità.

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Pro

  • La libertà di azione è estremamente elevata.
  • I livelli sono curati fin nei minimi dettagli.
  • Il carisma dell’Agente 47 è fuori discussione.

Contro

  • È pur sempre un more of the same.
  • Modalità multiplayer trascurabili.
8.7

Più che buono

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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