Horizon Forbidden West – Recensione PC

PC PS4 PS5

Il tema del conflitto tra Uomo e Macchina, tante volte affrontato sui nostri PC, si arricchisce di un nuovo, ottimo capitolo con il port di Horizon Forbidden West, DLC incluso.

Sviluppatore / Publisher: Guerrilla Games e Nixxes Software / PlayStation PC LLC  Prezzo: 59.99 euro Localizzazione: Completa Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 4 e PlayStation 5 Data d’uscita: Già disponibile

Il mondo è un luogo migliore da quando Nixxes Software ha aperto i battenti. Perlomeno il mondo del PC gaming. Fondata nel 1999 da Jurjen Katsman, coder attivo nella demoscene, la casa olandese mostra subito una notevole attitudine nel porting, scodellando Legacy of Kain: Soul Reaver sul Dreamcast. Questa abilità non sfugge agli occhi di Sony Interactive Entertainment che la acquisisce per convertire i grandi successi PlayStation sui nostri amati PC. Il resto è storia, costellata da port impeccabili quali Marvel’s Spider-Man: Miles Morales e Ratchet & Clank: Rift Apart. Eccoci qui, dunque, a parlare della sua ultima fatica: Horizon Forbidden West, originariamente sviluppato da Guerrilla Games per PS4 e PS5. Il porting è una filosofia che trascende il mero far funzionare un gioco inizialmente concepito per la macchina A su una macchina B; è una nobile missione che si prefigge di diffondere opere videoludiche altrimenti appannaggio dei soli possessori di un determinato sistema.

Con un port, come suggerisce il nome, si apre la porta – “port” è proprio la traduzione inglese di “porta”, es: “open the port”, dite che l’avete letto su TGM – a una popolazione più ampia di gamer. Tutto ciò ovviamente a patto che nella transizione da una piattaforma all’altra non si perdano per strada frame al secondo, texture, poligoni e quant’altro, infilandoci magari bug inediti. Non sarebbe né la prima né l’ultima volta, ma con Nixxes alle tastiere abbiamo sempre dormito sonni tranquilli; sarà così anche questa volta? Riempiamo la faretra di frecce e scopriamolo assieme.

HORIZON FORBIDDEN WEST, IL RITORNO DELLE MACCHINE

Lanciamoci innanzitutto in una breve epitome per mettere al passo anche chi pensa che Forbidden West sia un gioco di cowboy e indiani. Corre l’anno tremilaequalcosa e ci troviamo in quel che resta degli Stati Uniti Occidentali, ormai un mondo in cui la civiltà è collassata e l’uomo è tornato a vivere in clan tribali e rivali. Neologismo: trivali! Come se non bastasse, ora in cima alla catena alimentare vi sono gigantesche creature robotiche dalle sembianze animali, chiamate semplicemente Macchine. E chi le avrà mai costruite? Ma è ovvio, i bipedi più intelligenti e autodistruttivi del Creato, ovvero gli scienziati della corporazione Faro, che poi han pensato bene di perderne il controllo.

Nascosta nell’erba, Aloy è pronta a vibrare un sol colpo, mortale.

Divenute senzienti, indipendenti e in grado di alimentarsi con la materia organica della Terra, le Macchine minacciano l’esistenza del pianeta stesso; ma ecco arrivare il progetto Zero Dawn, eponimo del primo capitolo di Horizon Forbidden West, grazie al quale un supercomputer chiamato GAIA avrebbe ri-terraformato il mondo e allo stesso tempo spento i malvagi robot. Tutto questo, nel giro di appena qualche secolo. E noi che frigniamo se un caricamento dura un paio di secondi in più del previsto! C’è però un’intelligenza artificiale di nome ADE intenzionata a fermare questa sorta di lunghissimo reset biologico, e qui entra in gioco la nostra eroina Merida-like Aloy, pronta a sfidare mille insidie per trovare ciò che a grandi linee potremmo definire il backup di GAIA.

A volte si cercano alture solamente per perdersi ad ammirare i paesaggi.

Se raccontanta così al volo la trama potrebbe sembrare una variante di quanto già visto con Skynet, in realtà il lore creato da Guerrilla Games è molto più articolato e complesso, e se non avete giocato a Horizon Zero Dawn è consigliabile quantomeno fare una capatina su qualche fansite per arrivare preparati ai primi minuti di questo Forbidden West, dato che vi troverete a dover interagire con personaggi del primo capitolo senza che vi sia il minimo spiegone. Nulla che possa minare l’esperienza, ma se vi apprestate a guardare Continuavano a Chiamarlo Trinità almeno cercate prima di capire chi sia questo Trinità.

E VENNE LA PIAGA

Le Macchine non sono solamente i nuovi padroni della Terra, ma ne rappresentano anche la sua rovina a causa della Piaga, una secrezione – più tecnicamente una perdita, come l’olio dalla vecchia automobile di zio Tobia – che ammorba l’ambiente. Come la presenza dell’RDA in Avatar: Frontiers of Pandora avvelenava e ingrigiva tutto ciò che incontrava, qui lo scempio compiuto dalle Macchine si riconosce da innaturali sfumature rosso mattone, i cui miasmi drenano punti vita. Il gioco di Massive Entertainment non è citato a caso dato che condivide con Horizon Forbidden West una rigogliosa natura che farà la gioia dei fotografi virtuali, modalità di esplorazione libera o assistita, e capacità di scannerizzare e analizzare l’ambiente circostante per ricavare informazioni su flora, fauna e luoghi di interesse.

Versione PC a sinistra, e Deck a destra.

Aloy è una cacciatrice provetta quindi in grado di conoscere i punti deboli dei nemici e farli letteralmente volare via – andrebbero anche raccolti, per recuperarne i materiali – nonché in alcune situazioni di prevedere il pattern di movimento, molto utile per piombare alle spalle e killare con un sol colpo. Combattere con archi, fionde e bastoni richiede una certa tecnica e il button mashing non porterà da nessuna parte; molto meglio indebolire i nemici da lontano e finirli in corpo a corpo qualora dovessero chiudere la distanza. O magari attirarli verso una bella trappola, confezionata con le nostre manine. Peccato che danni e resistenze elementali seguano il consueto sistema del sasso-carta-forbice, ma è uno schema che ancora nessuno è riuscito a scardinare e alla fine svolge il proprio lavoro.

MANCANO SOLO I POPCORN

Le vicende di Aloy da seguire tutte d’un fiato, unite a degli ottimi dialoghi ben recitati sia dal punto di vista del doppiaggio che riguardo le espressioni dei personaggi, accompagnati a loro volta da una colonna sonora molto evocativa, rendono Horizon Forbidden West molto simile a un film d’avventura post apocalittica. Difficile dire se sia più affascinante scendere lungo un promontorio ammirando paesaggi naturali e antropici che si perdono fino all’orizzonte, o avvicinarsi di soppiatto a qualche branco di bestie meccaniche pronti a fare una carneficina – anzi, lattaficina. Arduo anche tirar dritto per l’eccellente main quest senza fermarsi a parlare con gli abitanti di qualche insediamento umano, apprendere dei difficili rapporti con i clan vicini, rendersi conto che siamo fatti per vivere in fazioni pronte a spaccarsi i denti a vicenda piuttosto che cooperare.

Ho ucciso uno dei pochi animali ancora in carne e ossa.

E come ignorare le richieste di aiuto degli autoctoni, le famose missioni secondarie, che alla fine si riducono sempre a visitare il luogo x per uccidere il mostro y e recuperare l’oggetto z, ma con una poesia di fondo che ci fa sentire parte del mondo che Guerrilla ha confezionato. Esperienza, livelli, vari alberi delle skill, abilità di attacco, armi potenziabili e banchi di lavoro garantiscono tutto l’occorrente per soddisfare gli amanti degli RPG monoclasse – alla fine Aloy è un ranger – e giganteschi boss terranno impegnati anche i giocatori più esperti grazie ai ben sei livelli di difficoltà. Non mancheranno nemmeno momenti parkour, nel nome di Lara Croft. Questa versione include anche il DLC The Burning Shores, che vi porterà su ciò che rimane di Los Angeles, pareggiando i conti con tutto quanto uscito finora su PS5.

TASTIERA, MOUSE E STEAM DECK PER HORIZON FORBIDDEN WEST

Horizon Forbidden West si controlla agevolmente con tastiera e mouse, grazie anche alla maggiore facilità di puntamento di quest’ultimo, però l’utilizzo del tasto centrale – la rotellina – per alcuni attacchi speciali non è comodissimo, specialmente quando già stiamo tendendo l’arco con il tasto destro. Va in ogni caso detto che giocai a suo tempo la versione PS5 dunque il mio cervellino potrebbe aver serbato memoria delle impareggiabili combinazioni dei tasti L1, L2, R1, R2 del pad, che potete comunque utilizzare.

Guardate che natura, ora però bisogna scalare quelle torri.

Nonostante gli alert che accompagnano l’installazione sulla Steam Deck, mettendo in guardia che il gioco non è ancora verificato, non c’è stato alcun problema e se l’è cavata più che bene con le texture sparate quasi al massimo e le rimanenti impostazioni tarate verso il medio-basso. Sorprendentemente, alcuni cali di frame rate sperimentati su PC all’interno di luoghi chiusi, non si sono invece verificati sulla piccola console. Il cloud save ci permetterà di sincronizzare le nostre partite e non abbandonare mai Aloy, passando da un dispositivo all’altro senza perdere nemmeno un secondo della progressione, a patto di salvare presso i falò. I caricamenti sempre veloci consentono un’azione continua senza particolari interruzioni. Ma qual è il prezzo di tutto ciò? È veramente filato tutto così liscio?

OK, MA GLI SHADER? IL RAY TRACING? I CRASH?

La Sindrome Post Traumatica da Shader è una condizione che affligge chi ha avuto brutte esperienze con gli shader di The Last of Us, trovandosi ad aspettare per più di un’ora prima di iniziare a giocare, per poi magari subire un crash e dover ricominciare daccapo. A questo punto, chi ne soffre tende ad avvicinarsi con estrema cautela a conversioni rilasciate al day one, aspettando un numero imprecisato di patch prima di aggiungere il gioco al carrello. Tranquilli: Horizon Forbidden West non ha impiegato più di un paio di minuti ad archiviare la pratica – sia su PC che su Deck – e non ci sono state incertezze tecniche di alcun tipo fino a quando non ho deciso di spingere le impostazioni grafiche un po’ sopra la configurazione che mi era stata proposta di default.

Non ci sono solo meravigliosi esterni, ma anche grotte e miniere da esplorare.

Del resto parliamo di Nixxes o di Fattoconipiedi Software? L’unico appunto che mi sento di muovere, ma solo perché sono un bambinone viziato, riguarda il numero di parametri con i quali giocherellare per trovare il giusto compromesso tra dettaglio e frame al secondo, piuttosto ridotto rispetto a quanto visto in  Ratchet & Clank: Rift Apart. Tra le opzioni non troverete nemmeno le paroline magiche Ray Tracing, ma per tutto ciò che riguarda la parte tecnica e di prestazioni ci penserà a breve Paolone. Ciò che posso dirvi da gamer ignorante è che la Aloy più bella la troverete in questa edizione, e senza nemmeno dover maxare il maxabile. Rompete dunque gli indugi se lo stavate aspettando con ansia, non ci saranno amare sorprese.

In Breve: Horizon Forbidden West per PC è la miglior avventura con protagonista Aloy, anche su configurazioni non estremamente potenti. Tutta la magia del gioco di Guerrilla Games è stata trasportata senza alcun compromesso e vi impegnerà per numerose ore mentre esplorate, combattete e vivete una storia magnificamente narrata e meravigliosamente rappresentata, accompagnata da una colonna sonora degna di una produzione cinematografica di alto livello. Rinunciando a qualche dettaglio, peraltro compensato dalla minre dimensione dello schermo, anche i possessori di Steam Deck – o console simili – potranno godere di questa eccellente produzione.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD / Steam Deck
Com’è, Come Gira: PC: cali di frame quasi assenti con la configurazione proposta di default, Max, seconda solo a Super. Shader più veloci della luce. Qualche pasticcio nei controlli tastiera e mouse di default, che vorrete ridefinire. STEAM DECK: texture a livello quasi massimo, il resto delle opzioni cautamente tenuto da medio a basso.

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Pro

  • Aloy non è mai stata così bella / Storia affascinante / Combattimenti avvincenti / Colonna sonora di ottima qualità

Contro

  • Celate da una trama interessante, le side quest hanno sempre la solita struttura da corriere espresso
9.2

Ottimo

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